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Recidiva reiterata: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro l’applicazione della recidiva reiterata. La decisione si basa sulla manifesta infondatezza del motivo, poiché il ricorrente non si è confrontato adeguatamente con la motivazione della Corte d’Appello, la quale aveva correttamente valutato la sua perdurante inclinazione a delinquere secondo i criteri di legge.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato il tema della recidiva reiterata, stabilendo i criteri di ammissibilità di un ricorso che ne contesti l’applicazione. La decisione sottolinea l’importanza di un confronto specifico e puntuale con le argomentazioni del giudice di merito, pena la declaratoria di inammissibilità. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere come la giurisprudenza valuti la persistente inclinazione al delitto di un imputato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. Il ricorrente contestava la decisione dei giudici di secondo grado di applicare nei suoi confronti l’aggravante della recidiva reiterata, lamentando un vizio di motivazione. A suo dire, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente giustificato le ragioni per cui i suoi precedenti penali fossero indicativi di una maggiore pericolosità sociale e di una propensione a commettere nuovi reati.

La Valutazione della Recidiva Reiterata da Parte della Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per due ragioni principali: la mancanza dei requisiti richiesti dall’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale e la sua manifesta infondatezza. I giudici di legittimità hanno osservato che il ricorso non era caratterizzato da un “effettivo confronto” con la complessa motivazione della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva fornito una spiegazione dettagliata e conforme ai principi giurisprudenziali consolidati.

L’Applicazione dei Criteri dell’Art. 133 del Codice Penale

Un punto cruciale della decisione riguarda i criteri per la valutazione della recidiva reiterata. La Cassazione ribadisce che il giudice non può basarsi esclusivamente sulla gravità dei fatti passati o sull’arco temporale in cui sono stati commessi. È necessario, invece, un esame concreto, basato sui parametri indicati dall’art. 133 del codice penale. Questo significa che il giudice deve analizzare il rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti, per verificare se la condotta passata sia effettivamente sintomo di una “perdurante inclinazione al delitto” che ha agito come fattore criminogeno nella commissione del nuovo reato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio che un ricorso per cassazione non può limitarsi a una generica doglianza, ma deve demolire punto per punto il ragionamento del giudice del grado precedente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente applicato i principi consolidati, valutando in concreto il legame tra i precedenti dell’imputato e il reato per cui si procedeva. Aveva verificato se e in quale misura la pregressa condotta criminosa fosse indicativa di una tendenza a delinquere che avesse influito sulla nuova commissione del reato. Il ricorso, al contrario, si è rivelato astratto e non ha saputo scalfire la solidità logico-giuridica della sentenza impugnata, risultando così manifestamente infondato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento rigoroso della Corte di Cassazione in materia di ammissibilità dei ricorsi. Per contestare efficacemente l’applicazione della recidiva, non è sufficiente lamentare un generico vizio di motivazione. È indispensabile che la difesa articoli una critica specifica e pertinente, dimostrando perché la valutazione del giudice di merito sarebbe errata alla luce dei criteri dell’art. 133 c.p. In assenza di tale confronto analitico, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato e privo dei requisiti di specificità richiesti dalla legge. Non si confrontava in modo efficace con le argomentazioni della sentenza impugnata, che erano state ampiamente motivate.

Quali criteri deve usare il giudice per valutare la recidiva reiterata?
Il giudice non deve basarsi solo sulla gravità o sul tempo trascorso dai reati precedenti, ma deve esaminare in concreto, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale, se la condotta passata indichi una perdurante inclinazione al delitto che abbia influito sulla commissione del nuovo reato.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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