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Recidiva reiterata: quando è applicabile? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per evasione limitatamente all’applicazione della recidiva reiterata. La Corte ha stabilito che il giudice di merito non può limitarsi a un generico riferimento ai precedenti penali, ma deve motivare in concreto perché la nuova condotta sia sintomo di maggiore pericolosità. Inoltre, un reato contravvenzionale non può costituire presupposto per la recidiva.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: la Cassazione fissa i paletti per la sua applicazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47564 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: i criteri per la corretta applicazione della recidiva reiterata. Questa pronuncia chiarisce che non è sufficiente un generico riferimento alla “biografia penale” dell’imputato per giustificare un aumento di pena, ma è necessaria una valutazione concreta e motivata sulla sua accresciuta pericolosità. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale. L’imputato, mentre era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, si era allontanato dalla sua abitazione senza alcuna autorizzazione. La Corte di Appello di Catanzaro aveva confermato la condanna a un anno di reclusione, riconoscendo anche l’aggravante della recidiva reiterata.

I Motivi del Ricorso e la questione sulla recidiva reiterata

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali:

1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), sostenendo che i precedenti penali valorizzati per escluderla erano troppo risalenti nel tempo.
2. L’erronea applicazione della recidiva reiterata, contestando la mancanza di una motivazione specifica da parte della Corte d’Appello che dimostrasse una maggiore colpevolezza e pericolosità sociale del reo. Inoltre, la difesa ha evidenziato come uno dei precedenti considerati fosse un reato contravvenzionale, non idoneo a fondare la recidiva.

La Valutazione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il primo motivo di ricorso ma ha accolto il secondo, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della recidiva reiterata.

Per quanto riguarda la non punibilità per tenuità del fatto, i giudici hanno ribadito che la valutazione del comportamento “abituale” (che osta all’applicazione dell’art. 131-bis) si basa sulla commissione di almeno due reati della stessa indole, a prescindere da quanto tempo sia trascorso. L’antichità dei precedenti non rileva a tal fine.

Il punto cruciale della sentenza riguarda però la recidiva. La Cassazione ha censurato la decisione della Corte d’Appello, ritenendo la sua motivazione insufficiente. Secondo gli Ermellini, il giudice non può limitarsi a un vago richiamo alla “ricca biografia penale” dell’imputato. È invece obbligato a svolgere una verifica concreta e approfondita.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che, per applicare l’aumento di pena per la recidiva reiterata, il giudice deve accertare se la reiterazione del reato sia un sintomo effettivo di una più accentuata riprovevolezza della condotta e di una maggiore pericolosità dell’autore. Questa valutazione deve considerare una serie di elementi, tra cui:

* La natura e la gravità dei reati commessi.
* La distanza temporale tra i fatti.
* Il grado di omogeneità tra i diversi reati.
* Ogni altro parametro utile a personalizzare il giudizio sulla colpevolezza del reo.

Inoltre, la Cassazione ha sottolineato un errore decisivo commesso dalla Corte territoriale: aver considerato, ai fini della recidiva, una precedente condanna per il reato contravvenzionale di cui all’art. 650 c.p. (inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità). I giudici hanno chiarito che un reato contravvenzionale non può mai costituire presupposto per l’applicazione della recidiva, che si fonda esclusivamente sulla precedente commissione di delitti.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sulla recidiva e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di Appello di Catanzaro. Il nuovo giudice dovrà riesaminare la questione, attenendosi ai principi espressi dalla Suprema Corte. Dovrà quindi valutare se, nel caso specifico e con una motivazione adeguata, la recidiva reiterata contestata rappresenti effettivamente una circostanza rilevante per l’aggravamento della pena, escludendo dal novero dei precedenti il reato contravvenzionale erroneamente considerato. Questa decisione riafferma l’importanza di un giudizio individualizzato e rigorosamente motivato, che vada oltre il semplice automatismo basato sui precedenti penali.

Un reato contravvenzionale può essere usato per giustificare la recidiva?
No, la sentenza chiarisce che un reato contravvenzionale (come quello previsto dall’art. 650 c.p.) non può essere considerato un presupposto valido per l’applicazione dell’aggravante della recidiva, la quale si basa sulla precedente commissione di delitti.

Per applicare la recidiva reiterata basta un semplice richiamo ai precedenti penali?
No, non è sufficiente. Il giudice ha l’obbligo di verificare in concreto se la reiterazione del reato sia un sintomo effettivo di maggiore riprovevolezza e pericolosità dell’autore, fornendo una motivazione specifica che vada oltre il mero e indifferenziato riscontro formale dei precedenti.

Precedenti penali molto vecchi impediscono di considerare abituale la condotta ai fini dell’art. 131-bis c.p.?
No, secondo la Corte l’epoca di consumazione dei precedenti reati della stessa indole è irrilevante per valutare il presupposto ostativo del comportamento abituale, che impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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