LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva reiterata: no prevalenza attenuanti generiche

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la decisione della Corte d’Appello di non considerare prevalenti le attenuanti generiche sulla recidiva reiterata. La Suprema Corte ha ribadito che, in base all’art. 69, comma 4, del codice penale, è legalmente preclusa la possibilità di concedere la prevalenza delle attenuanti in presenza di una recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: Quando le Attenuanti Generiche Non Possono Prevalere

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale nel diritto penale: i limiti alla discrezionalità del giudice nel bilanciare le circostanze del reato. In particolare, il caso si concentra sulla cosiddetta recidiva reiterata e sulla sua interazione con le attenuanti generiche, delineando un confine normativo netto che impedisce la prevalenza di queste ultime. Questa decisione riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento, volto a sanzionare più severamente chi persiste nella condotta criminale.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli. Il punto centrale della doglianza riguardava il giudizio di bilanciamento effettuato dai giudici di merito tra le circostanze attenuanti generiche, riconosciute all’imputato, e l’aggravante della recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale, che gli era stata contestata. L’appellante lamentava che la Corte d’Appello non avesse ritenuto le attenuanti prevalenti sull’aggravante, il che avrebbe comportato una riduzione della pena.

La Questione Giuridica: Il Divieto di Prevalenza

La questione sottoposta alla Corte di Cassazione non era se l’imputato fosse o meno recidivo, ma come la sua condizione di recidivo qualificato dovesse essere bilanciata con le circostanze a suo favore. La norma di riferimento è l’articolo 69, quarto comma, del codice penale. Questo articolo stabilisce un divieto esplicito: il giudice non può considerare le circostanze attenuanti prevalenti sull’aggravante della recidiva quando questa è reiterata.

In altre parole, di fronte a un soggetto che ha commesso nuovamente un reato, dopo essere già stato condannato per altri reati, il legislatore ha imposto un limite al potere del giudice di mitigare la pena. Le attenuanti, in questo scenario, possono al massimo essere considerate equivalenti alla recidiva, ma mai superiori.

L’impatto della recidiva reiterata sul giudizio

La Corte di Cassazione ha evidenziato come il motivo del ricorso fosse ‘manifestamente infondato’. La doglianza riproponeva una questione già correttamente risolta dalla Corte d’Appello, la quale si era limitata ad applicare correttamente la legge. La decisione di non concedere la prevalenza delle attenuanti non era frutto di una valutazione discrezionale errata, ma di un preciso obbligo normativo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta e concisa. I giudici hanno chiarito che la legge stessa, all’articolo 69 c.p., preclude la possibilità di ritenere le attenuanti generiche prevalenti sulla recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale. La Corte d’Appello non doveva vagliare la sussistenza della recidiva (questione non contestata), ma solo operare il bilanciamento. Avendo correttamente applicato il divieto legale di prevalenza, la sua decisione era incensurabile. Il ricorso, pertanto, si palesava come un tentativo infondato di superare un chiaro sbarramento normativo, portando alla sua inevitabile declaratoria di inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di rigore nel trattamento sanzionatorio di chi dimostra una particolare inclinazione a delinquere. La recidiva reiterata non è una semplice circostanza, ma una condizione che modifica le regole del giudizio di bilanciamento, limitando la discrezionalità del giudice. La conseguenza pratica è chiara: per chi ricade ripetutamente nel reato, le porte per uno sconto di pena significativo tramite le attenuanti generiche si chiudono per espressa volontà legislativa. La decisione serve da monito, sottolineando che la persistenza nel comportamento criminale comporta conseguenze legali automatiche e più severe, non suscettibili di essere mitigate oltre un certo limite.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era manifestamente infondato, in quanto si opponeva a un chiaro divieto previsto dalla legge che la Corte d’Appello aveva correttamente applicato.

In caso di recidiva reiterata, le attenuanti generiche possono essere considerate prevalenti per ridurre la pena?
No. L’articolo 69, quarto comma, del codice penale vieta espressamente al giudice di considerare le circostanze attenuanti prevalenti sulla recidiva quando questa è reiterata, specifica e commessa nei cinque anni dalla condanna precedente.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della decisione della Cassazione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come conseguenza della declaratoria di inammissibilità del suo ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati