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Recidiva reiterata: no alla non punibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, confermando che la condizione di recidiva reiterata, aggravata da precedenti condanne, è incompatibile con il beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto previsto dall’art. 131 bis c.p. Tale condizione, infatti, denota una maggiore riprovevolezza della condotta che osta all’applicazione della norma di favore.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: la Cassazione Nega la Non Punibilità per Tenuità del Fatto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia penale: la condizione di recidiva reiterata osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131 bis del codice penale. Questa pronuncia chiarisce come la storia criminale di un individuo influenzi pesantemente la valutazione della sua condotta, anche in relazione a reati di modesta entità. La sentenza analizza il caso di un ricorso giudicato inammissibile proprio a causa della incompatibilità tra la condizione di recidivo e il beneficio richiesto.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Tuttavia, a suo carico risultavano precedenti penali significativi, tra cui due condanne per il reato di evasione, oltre alla contestazione della recidiva reiterata ai sensi dell’art. 99, comma 4, del codice penale, già riconosciuta nella decisione di primo grado.

La Decisione della Corte sulla Recidiva Reiterata

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione si basa su un’argomentazione lineare e coerente: la condizione di recidiva reiterata del ricorrente è un elemento che, di per sé, rende il fatto sintomatico di una “maggiore riprovevolezza”. Di conseguenza, la condotta non può essere considerata di “particolare tenuità”, requisito fondamentale per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che l’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto è concepito per episodi criminosi occasionali e di minima offensività. La sua applicazione è incompatibile con una situazione di abitualità nel reato, che la recidiva reiterata chiaramente manifesta. La presenza di precedenti specifici, come le condanne per evasione nel caso di specie, non fa che rafforzare questo quadro, dimostrando una tendenza del soggetto a violare la legge. Secondo i giudici, il comportamento del ricorrente non può essere liquidato come un episodio isolato e di scarso allarme sociale, ma va inquadrato in un contesto di persistenza criminale. Questa persistenza rende la condotta intrinsecamente più grave e, quindi, non meritevole del trattamento di favore previsto dall’art. 131 bis c.p.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio consolidato: la valutazione della tenuità del fatto non può prescindere dalla personalità e dalla storia criminale dell’imputato. La recidiva reiterata funge da vero e proprio sbarramento all’applicazione del beneficio, poiché segnala una riprovevolezza della condotta che va oltre il singolo episodio delittuoso. Per il ricorrente, la dichiarazione di inammissibilità ha comportato non solo la conferma della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La condizione di recidiva reiterata permette di beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No, secondo l’ordinanza, la condizione di recidiva reiterata è incompatibile con l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. perché indica una maggiore riprovevolezza del fatto e un comportamento non occasionale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile in quanto manifestamente infondato. La richiesta di applicare il beneficio della non punibilità è stata considerata palesemente insostenibile data la condizione di recidivo reiterato del ricorrente, già accertata nei precedenti gradi di giudizio.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, in questo caso fissata in tremila Euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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