LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva reiterata: la Cassazione chiarisce i criteri

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione e furto. La Corte ha stabilito che la motivazione sulla recidiva reiterata è adeguata quando il giudice valuta il legame tra i precedenti penali e il nuovo reato, evidenziando una persistente inclinazione a delinquere. È stato inoltre confermato che la notifica all’avvocato è valida se l’imputato risulta assente, anche solo temporaneamente, dal domicilio eletto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Reiterata: Quando è Legittima? La Cassazione Fissa i Paletti

La corretta applicazione della recidiva reiterata è un tema cruciale nel diritto penale, poiché incide significativamente sulla determinazione della pena. Questa aggravante non può essere un automatismo basato solo sulla presenza di precedenti penali, ma richiede una valutazione concreta da parte del giudice. Con la sentenza n. 21937/2024, la Corte di Cassazione è tornata sul punto, chiarendo i criteri per una motivazione adeguata. Il caso esaminato riguarda un uomo che, dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari, evadeva per commettere un furto, sollevando questioni sia procedurali che sostanziali.

Il Caso in Esame: Evasione e Furto dopo la Concessione dei Domiciliari

Il protagonista della vicenda era stato condannato in primo e secondo grado per evasione e furto aggravato. Nello specifico, dopo essere stato scarcerato con l’obbligo di recarsi agli arresti domiciliari, non aveva mai raggiunto il luogo di detenzione. Invece, si era introdotto in un bar e si era impossessato di una somma di denaro e di un telefono cellulare. Il provento del furto, secondo quanto emerso, era destinato all’acquisto di sostanze stupefacenti. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, inclusa l’applicazione della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale.

I Motivi del Ricorso: Notifica e Motivazione sulla recidiva reiterata nel mirino

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi di doglianza.

La Questione della Notifica all’Imputato Assente

Il primo motivo riguardava un presunto vizio di procedura. La difesa sosteneva la nullità del decreto di citazione per il giudizio d’appello. Secondo il ricorrente, la notifica era stata effettuata presso il difensore prima che venisse formalmente accertata l’impossibilità di consegnare l’atto presso il domicilio eletto dall’imputato. Si contestava, quindi, una violazione delle regole procedurali che tutelano il diritto dell’imputato a essere informato personalmente della chiamata in giudizio.

La Critica alla Motivazione sulla Recidiva

Il secondo motivo, di natura sostanziale, criticava la sentenza d’appello per non aver adeguatamente motivato la conferma della recidiva reiterata. La difesa aveva chiesto in appello di escludere l’aggravante o, in subordine, di non considerarla ‘reiterata’, evidenziando la distanza temporale e la diversa natura degli ultimi reati rispetto a quelli attuali. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello si era limitata a una motivazione apparente, senza confrontarsi con le specifiche argomentazioni difensive.

La Decisione della Cassazione: I Criteri per la recidiva reiterata

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i motivi manifestamente infondati, rendendo il ricorso inammissibile e confermando la decisione dei giudici di merito.

Le Motivazioni

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che, anche alla luce della Riforma Cartabia, la procedura seguita per la notifica era corretta. Citando un precedente delle Sezioni Unite (sent. Tuppi n. 58120/2017), i giudici hanno ribadito che l’impossibilità di notificare l’atto al domicilio dichiarato si realizza anche con la semplice assenza temporanea dell’imputato. Essendo emerso che l’imputato era assente al momento del tentativo di notifica, era legittimo procedere con la consegna al difensore. La notifica, quindi, era da considerarsi valida.

Sul secondo e più rilevante motivo, quello relativo alla recidiva reiterata, la Suprema Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse tutt’altro che apparente. I giudici di secondo grado avevano infatti compiuto una valutazione approfondita, non limitandosi a un mero riscontro dei precedenti. Avevano definito l’evasione un “clamoroso segnale di disprezzo” verso la giustizia, commessa al fine di compiere un reato predatorio per acquistare droga. Questa condotta, posta in essere a pochi giorni dalla concessione di una misura meno afflittiva, dimostrava una spiccata pericolosità e colpevolezza. La Corte ha sottolineato come i precedenti dell’imputato (per furto tentato, spaccio, furto con strappo e furto aggravato) non fossero affatto risalenti e si inserissero in un percorso criminale coerente. La nuova condotta, quindi, non era un episodio isolato, ma rappresentava una “significativa prosecuzione di un processo delinquenziale già avviato”.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione della recidiva reiterata non è automatica. Il giudice ha il dovere di motivare la sua decisione, esaminando il rapporto tra il fatto per cui si procede e le condanne precedenti. È necessario verificare se la condotta passata sia indicativa di una perdurante inclinazione al delitto che ha agito come fattore criminogeno nel nuovo reato. Una motivazione, anche se sintetica, è considerata valida se dimostra che tale valutazione è stata compiuta, collegando la storia criminale del reo alla sua attuale condotta e al suo grado di pericolosità sociale. In questo caso, il collegamento tra i reati predatori passati e quello attuale, commesso in un contesto di evasione, è stato ritenuto sufficiente a giustificare l’aggravante.

Quando si può applicare l’aggravante della recidiva reiterata?
L’aggravante della recidiva reiterata si può applicare quando il giudice, analizzando i precedenti penali in relazione al nuovo reato, riscontra un’effettiva e perdurante inclinazione a delinquere. La valutazione deve considerare la natura dei reati, la loro distanza temporale e se la nuova condotta rappresenta una progressione nel percorso criminale dell’imputato.

Come va notificata la citazione in appello se l’imputato è assente dal domicilio dichiarato?
Se l’imputato risulta assente, anche solo temporaneamente, dal domicilio dichiarato al momento del tentativo di notifica da parte dell’ufficiale giudiziario, la notificazione si considera impossibile in quel luogo. Di conseguenza, diventa legittima la notifica presso il difensore, secondo quanto previsto dall’art. 161, comma 4, del codice di procedura penale.

Una motivazione sintetica sulla recidiva è sufficiente per essere valida?
Sì, una motivazione sintetica sulla recidiva è considerata sufficiente e valida a condizione che dia conto del percorso logico seguito dal giudice. È sufficiente che emerga la valutazione del legame tra la condotta attuale e i precedenti, dimostrando che il nuovo reato costituisce una ‘significativa prosecuzione di un processo delinquenziale già avviato’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati