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Recidiva reiterata: come cambia la prescrizione penale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per intervenuta prescrizione. Il giudice di merito aveva omesso di considerare l’impatto della recidiva reiterata, un’aggravante che estende significativamente i termini per l’estinzione del reato. La Corte ha chiarito che tale recidiva, essendo una circostanza a effetto speciale, porta il termine di prescrizione a dieci anni, non ancora decorsi nel caso di specie, rinviando gli atti alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva reiterata: l’impatto decisivo sulla prescrizione del reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3898 del 2025, è intervenuta su un tema cruciale del diritto penale: il calcolo della prescrizione in presenza di recidiva reiterata. Questa pronuncia sottolinea come un’errata valutazione delle circostanze aggravanti possa portare a una declaratoria di estinzione del reato ingiustificata, vanificando l’azione penale. Il caso in esame offre uno spaccato chiaro delle conseguenze derivanti dalla mancata considerazione di elementi presenti nel fascicolo processuale, come il certificato penale dell’imputato.

I Fatti di Causa

Il Tribunale di Siracusa aveva dichiarato estinto per prescrizione il reato di cui all’art. 385 c.p. (evasione), contestato a un imputato per fatti commessi tra il 4 e il 26 dicembre 2015. Il giudice di primo grado aveva calcolato il termine di prescrizione in sei anni, ritenendolo decorso.
Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha presentato ricorso per cassazione, lamentando una palese violazione di legge. Il motivo del ricorso era semplice ma fondamentale: il Tribunale non aveva tenuto conto della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, formalmente contestata all’imputato e risultante dal suo certificato penale.

L’impatto della recidiva reiterata sul calcolo dei termini

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha sostenuto la fondatezza del ricorso, chiedendo l’annullamento della sentenza. L’argomento centrale verteva sull’erronea applicazione delle norme che regolano la prescrizione. La difesa dell’accusa si basava sul principio secondo cui la recidiva qualificata, come quella contestata, incide direttamente sulla durata del termine necessario a estinguere il reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente le argomentazioni del Pubblico Ministero, definendo il ricorso ‘fondato’. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: la recidiva reiterata è una circostanza aggravante ad effetto speciale. Ai sensi dell’art. 157, secondo comma, del codice penale, tale circostanza incide sul calcolo del termine di prescrizione minimo del reato.

Inoltre, in presenza di atti interruttivi, essa influenza anche il termine massimo, in base all’entità della proroga prevista dall’art. 161, secondo comma, del codice penale. Di conseguenza, il termine di prescrizione applicabile al caso di specie non era di sei anni, bensì di dieci anni.
Poiché i reati erano stati commessi alla fine del 2015, il termine decennale non era ancora decorso al momento della decisione del Tribunale. L’omessa considerazione di questa aggravante ha quindi viziato la sentenza, portando a una conclusione giuridicamente errata.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e, conformemente all’art. 569, comma 4, del codice di procedura penale, ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Catania per un nuovo giudizio. Questa decisione riafferma l’obbligo per i giudici di merito di esaminare attentamente tutte le circostanze del caso, incluse quelle soggettive relative all’imputato come la recidiva, prima di dichiarare l’estinzione di un reato. La corretta applicazione delle norme sulla prescrizione è essenziale per garantire la certezza del diritto e l’effettività della giustizia penale.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale?
La Corte ha annullato la sentenza perché il Tribunale ha erroneamente dichiarato estinto il reato per prescrizione, omettendo di considerare la recidiva reiterata contestata all’imputato, che avrebbe esteso il termine di prescrizione.

Cosa si intende per recidiva reiterata e come influisce sulla prescrizione?
La recidiva reiterata è una circostanza aggravante ad effetto speciale che si applica a chi, già recidivo, commette un altro reato. Ai fini della prescrizione, essa aumenta il tempo necessario per l’estinzione del reato, come previsto dagli articoli 157 e 161 del codice penale.

Qual era il termine di prescrizione corretto per il reato contestato in questo caso?
Considerata la recidiva reiterata, il termine di prescrizione corretto per i reati contestati era di dieci anni, e non di sei come erroneamente calcolato dal Tribunale. Poiché i fatti risalivano al 2015, il reato non era ancora prescritto al momento della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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