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Recidiva: quando non si applicano le attenuanti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro la valutazione della sua recidiva e la mancata concessione delle attenuanti generiche in regime di prevalenza. La Corte ha ribadito che la valutazione della recidiva non è automatica ma richiede un’analisi concreta del legame tra i reati passati e quello attuale. Inoltre, ha confermato che, in casi di recidiva qualificata, le attenuanti generiche non possono essere considerate prevalenti, come previsto dall’art. 69 c.p.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Attenuanti Generiche: La Cassazione Fa Chiarezza

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un tema cruciale del diritto penale: il rapporto tra la recidiva e la concessione delle circostanze attenuanti generiche. La decisione chiarisce i criteri che il giudice deve seguire per valutare la pericolosità sociale del reo e i limiti alla sua discrezionalità nel bilanciamento delle circostanze. Analizziamo insieme i punti salienti di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava due aspetti principali della decisione di secondo grado: la mancata applicazione delle circostanze attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alle aggravanti e, soprattutto, la conferma della sua condizione di recidivo.

Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente motivato la sussistenza della recidiva, limitandosi a un giudizio generico senza entrare nel merito della specifica situazione.

La Valutazione della Recidiva secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha respinto le argomentazioni del ricorrente, definendo il motivo di ricorso manifestamente infondato. Ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale: la valutazione sulla recidiva non può essere un automatismo basato solo sulla gravità dei fatti o sull’intervallo di tempo tra un reato e l’altro.

Il giudice di merito, infatti, ha il dovere di condurre un’analisi approfondita e concreta. Utilizzando i criteri stabiliti dall’art. 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole), deve verificare se e in che misura la precedente condotta criminale sia sintomo di una ‘perdurante inclinazione al delitto’. In altre parole, è necessario accertare se i reati passati abbiano agito come un fattore criminogeno per la commissione del nuovo reato.

Il Limite all’Applicazione delle Attenuanti in caso di Recidiva Qualificata

Un altro punto centrale della decisione riguarda il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti. La Corte ha sottolineato che il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche come prevalenti sulla recidiva non è sempre possibile.

L’art. 69, quarto comma, del codice penale pone un divieto esplicito. Quando la recidiva è reiterata, specifica e infraquinquennale (ovvero commessa più volte, per reati della stessa indole e a meno di cinque anni dalla condanna precedente), le circostanze attenuanti generiche non possono essere considerate prevalenti. Possono, al massimo, essere ritenute equivalenti.

Le Motivazioni della Decisione

Sulla base di queste premesse, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione del giudice di merito è stata ritenuta corretta nell’applicazione dei principi giurisprudenziali. L’analisi della recidiva era stata condotta non come un semplice dato anagrafico, ma come una valutazione sostanziale della personalità dell’imputato e del suo percorso criminale. Inoltre, il divieto normativo dell’art. 69 c.p. rendeva giuridicamente impossibile accogliere la richiesta di prevalenza delle attenuanti generiche.

La manifesta infondatezza del ricorso ha comportato, come conseguenza di legge, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento rigoroso in materia di recidiva. Essa serve da monito: la valutazione della storia criminale di un imputato è un passaggio essenziale del giudizio penale, che va oltre il mero elenco di precedenti. I giudici sono chiamati a un esame concreto per comprendere se la reiterazione dei reati sia espressione di una scelta di vita criminale. Al contempo, la pronuncia riafferma i limiti imposti dal legislatore alla discrezionalità del giudice nel mitigare la pena in presenza di forme di recidiva particolarmente gravi, a tutela della sicurezza collettiva.

Come deve essere valutata la recidiva dal giudice?
La valutazione non può basarsi esclusivamente sulla gravità dei fatti o sull’arco temporale, ma deve esaminare in concreto, secondo i criteri dell’art. 133 c.p., il rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti per verificare se queste indichino una perdurante inclinazione al delitto.

Le circostanze attenuanti generiche possono sempre prevalere sulla recidiva?
No. L’art. 69, quarto comma, del codice penale esclude che le circostanze attenuanti generiche possano essere considerate prevalenti sulla recidiva reiterata, specifica ed infraquinquennale.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in questo caso?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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