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Recidiva: quando non si applica l’aggravante

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per rapina e porto d’armi, escludendo l’aggravante della recidiva. La Corte ha stabilito che la recidiva non può essere contestata se le condanne precedenti non sono divenute definitive prima della commissione del nuovo reato. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena senza tener conto di tale aggravante.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: la Cassazione annulla la condanna per errata applicazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 47042 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale in materia di recidiva. La Corte ha stabilito che l’aggravante non può essere applicata se la condanna per il reato precedente non è divenuta definitiva prima della commissione del nuovo fatto illecito. Questa decisione sottolinea l’importanza del fattore temporale per la corretta applicazione di una delle più significative circostanze aggravanti del nostro ordinamento.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado dal GUP del Tribunale di Palmi per rapina aggravata e porto e detenzione di armi. La Corte d’appello di Reggio Calabria, decidendo in sede di rinvio, aveva parzialmente riformato la sentenza, rideterminando la pena in due anni e due mesi di reclusione e 600 euro di multa. Contro questa decisione, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la questione della Recidiva

Il ricorso si basava su due motivi principali. Il primo contestava un aumento di pena ritenuto sproporzionato per la continuazione tra i reati. Il secondo, e più cruciale, denunciava la violazione di legge in relazione all’applicazione dell’aggravante della recidiva specifica e al conseguente giudizio di bilanciamento delle circostanze.

La difesa ha evidenziato un errore fondamentale commesso dai giudici di merito: le due sentenze di condanna precedenti, usate per giustificare la recidiva, erano diventate definitive in date successive alla commissione dei reati per cui si procedeva. I fatti di rapina risalivano al 15 ottobre 2017, mentre le sentenze precedenti erano divenute irrevocabili rispettivamente l’11 giugno 2019 e il 19 febbraio 2020. Mancava, quindi, il presupposto essenziale per l’applicazione dell’aggravante: una condanna definitiva pregressa al momento del nuovo crimine.

La Decisione della Corte: l’esclusione della Recidiva

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il secondo motivo di ricorso. Gli Ermellini hanno ribadito che la recidiva, come delineata dall’art. 99 del codice penale, presuppone che al momento della consumazione del nuovo reato l’imputato risulti già gravato da una o più condanne definitive. Questo requisito è la base logica e giuridica dell’aggravante, la quale sanziona la maggiore pericolosità sociale di chi, nonostante una condanna passata in giudicato, delinque nuovamente.

Nel caso di specie, essendo le condanne precedenti divenute irrevocabili solo dopo i fatti contestati, l’imputato non poteva essere considerato ‘recidivo’ al momento del crimine. L’errata applicazione dell’aggravante ha viziato inevitabilmente anche il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’erronea valutazione dei giudici di merito sull’esistenza di precedenti penali definitivi ha avuto una ‘inevitabile ed immediata ricaduta’ sul giudizio di bilanciamento, espresso in termini di equivalenza tra le circostanze. Poiché la difesa aveva contestato specificamente sia l’esistenza della recidiva sia il giudizio di valenza, l’annullamento dell’aggravante imponeva una riconsiderazione dell’intero bilanciamento. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al punto sulla recidiva, escludendola in via definitiva. Per contro, ha rigettato il primo motivo di ricorso, ritenendo che la Corte d’appello avesse correttamente motivato l’aumento di pena per la continuazione, eliminando le precedenti criticità di sproporzione.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello di Reggio Calabria, ma solo per la rideterminazione della pena. Il nuovo giudice dovrà calcolare la sanzione finale senza considerare l’aggravante della recidiva, che è stata esclusa in modo definitivo. Questa pronuncia è un importante promemoria sulla necessità di una rigorosa verifica dei presupposti giuridici prima di applicare aggravanti che incidono pesantemente sulla pena, riaffermando che non può esserci recidiva senza una condanna definitiva anteriore al nuovo reato.

Quando si può applicare l’aggravante della recidiva?
L’aggravante della recidiva può essere applicata solo quando un soggetto commette un nuovo reato dopo che una sua precedente condanna è divenuta definitiva e irrevocabile. La condanna deve essere passata in giudicato prima della commissione del nuovo fatto.

Cosa succede se un giudice applica la recidiva basandosi su una condanna non ancora definitiva?
Se un giudice applica erroneamente la recidiva basandosi su condanne non ancora definitive al momento del nuovo reato, commette una violazione di legge. Tale errore, come stabilito in questa sentenza, comporta l’annullamento della decisione sul punto e l’esclusione dell’aggravante.

L’esclusione della recidiva comporta automaticamente una riduzione della pena?
Sì, l’esclusione dell’aggravante della recidiva comporta necessariamente una nuova determinazione della pena da parte del giudice. Poiché viene meno una circostanza che aumenta la sanzione, il nuovo calcolo, basato su un diverso bilanciamento con le eventuali attenuanti, porterà con ogni probabilità a una pena inferiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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