Recidiva e Inclinazione al Delitto: la Cassazione fa il Punto
L’applicazione della recidiva è un tema centrale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione su quando la contestazione di tale aggravante risulti manifestamente infondata. Il caso analizzato riguarda un ricorso presentato da un imputato condannato per truffa, che lamentava un’errata valutazione della sua storia criminale da parte dei giudici di merito.
I Fatti di Causa
Un soggetto, già condannato in passato per altri reati, veniva nuovamente ritenuto colpevole per il delitto di truffa dalla Corte di Appello di Venezia. I giudici di secondo grado confermavano non solo la sua responsabilità penale, ma anche l’applicazione dell’aggravante della recidiva, ritenendo che i suoi precedenti penali specifici fossero indicativi di una spiccata tendenza a delinquere.
L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione in merito alla mancata esclusione della recidiva. Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente giustificato la sua decisione, applicando l’aggravante in modo quasi automatico.
L’Applicazione della Recidiva nel Caso Concreto
La Corte di Cassazione, nell’esaminare il ricorso, ha rigettato completamente la tesi difensiva. Ha sottolineato come i giudici di merito avessero, al contrario, fornito una risposta congrua e ben argomentata. La Corte territoriale aveva infatti seguito i principi consolidati della giurisprudenza, analizzando in concreto il legame tra il nuovo reato commesso e i precedenti specifici dell’imputato.
L’analisi si era concentrata sulla valutazione, basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, della personalità del reo. I giudici avevano verificato se e in che misura la condotta criminale passata fosse un fattore criminogeno, ovvero avesse influenzato la commissione del nuovo reato. L’esito di questa valutazione era stato chiaro: il percorso criminale dell’imputato mostrava una continuità e una progressione, segnate da un’aumentata pericolosità sociale e da una scelta delinquenziale consapevole e determinata.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, definendolo “manifestamente infondato”. Il cuore della motivazione risiede nel riconoscimento della correttezza del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello. Quest’ultima non si è limitata a prendere atto dei precedenti, ma ha compiuto una valutazione qualitativa, concludendo per l’esistenza di una “perdurante inclinazione al delitto”.
In altre parole, la recidiva non è stata applicata come un automatismo, ma come il risultato di un’analisi ponderata che ha visto nei precedenti penali la prova di una personalità incline a commettere reati, rendendo così giustificato un trattamento sanzionatorio più severo. Il ricorso, non riuscendo a scalfire la logicità e la coerenza di tale motivazione, non poteva che essere respinto.
Conclusioni
La decisione in commento ribadisce un principio fondamentale: per contestare efficacemente l’applicazione della recidiva non è sufficiente lamentarne genericamente l’applicazione, ma è necessario dimostrare un vizio logico o una palese erroneità nel percorso motivazionale del giudice di merito. Se, come nel caso di specie, la Corte ha esaminato in modo approfondito il legame tra passato e presente criminale dell’imputato, evidenziando una continuità e un’aggravata pericolosità, il ricorso in Cassazione è destinato all’inammissibilità. La conseguenza per il ricorrente è stata non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.
Perché il ricorso contro l’applicazione della recidiva è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato. La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e adeguata per l’applicazione della recidiva, basata su un’analisi concreta della storia criminale dell’imputato.
Quali elementi ha considerato la Corte per confermare la recidiva?
La Corte ha considerato il rapporto tra il reato attuale e i precedenti specifici dell’imputato. Ha concluso che la sua condotta passata indicava una ‘perdurante inclinazione al delitto’ e un percorso criminale caratterizzato da una ‘ingravescente pericolosità’ e una ‘risoluzione delinquenziale particolarmente consapevole e determinata’.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della decisione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna definitiva del ricorrente. Inoltre, egli è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 36840 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 36840 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/10/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a RIMINI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 17/01/2025 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza della Corte di Appello di Venezia che ha confermato la penale responsabilità e il trattamento sanzionatorio irrogato all’imputato per il delitto di truffa;
considerato che l’unico motivo di ricorso, con cui si deduce la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine alla mancata disapplicazione della recidiva, risulta manifestamente infondato poiché la Corte territoriale ha fornito congrua risposta alle doglianze difensive, facendo corretto governo dei principi enunziati dalla giurisprudenza di legittimità, avendo esaminato in concreto, alla luce dei criteri di cui all’art. 133 cod. pen., il rapporto esistente tra il fatto per cui si proced e i precedenti specifici riportati dall’imputato, verificando se ed in quale misura la pregressa condotta criminosa risulti indicativa di una perdurante inclinazione al delitto che abbia influito quale fattore criminogeno nella commissione del reato sub iudice (si veda pag. 5 della impugnata sentenza, laddove i giudici di appello hanno concluso per la continuità del percorso criminale dell’odierno ricorrente, segnato da un’ingravescente pericolosità e una risoluzione delinquenziale particolarmente consapevole e determinata);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il giorno 10 ottobre 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente