LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva: quando il ricorso in Cassazione è infondato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione e commercio di prodotti contraffatti. L’analisi si concentra sulla corretta valutazione della recidiva, sull’esclusione dell’attenuante per la lieve entità del fatto e sui limiti della discrezionalità del giudice nella commisurazione della pena, ribadendo che motivi di ricorso generici e ripetitivi non possono trovare accoglimento in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Valutazione della Pena: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso in sede di legittimità, in particolare riguardo alla contestazione della recidiva e alla valutazione della pena. Il caso analizzato riguarda un soggetto condannato per ricettazione e commercio di prodotti con marchi falsi, il cui ricorso è stato dichiarato manifestamente infondato. Questa pronuncia ribadisce principi fondamentali sulla specificità dei motivi di ricorso e sulla discrezionalità del giudice di merito.

I Fatti del Caso: Dalla Condanna alla Cassazione

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per i reati di cui agli articoli 474 e 648 del codice penale, commessi nel febbraio 2016. La Corte d’appello di Napoli aveva confermato la sentenza del Tribunale, riconoscendo la responsabilità penale e la sussistenza della recidiva reiterata infraquinquennale. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando violazione di legge e vizi di motivazione su tre punti principali: l’errata esclusione di un’attenuante, l’illegittima applicazione della recidiva e l’eccessività della pena.

Analisi dei Motivi di Ricorso sulla Recidiva e non solo

Il ricorso si fondava su censure che, secondo la Suprema Corte, erano mere riproduzioni di argomenti già esaminati e correttamente respinti dalla Corte d’appello. Vediamo nel dettaglio come la Cassazione ha smontato ciascun motivo.

L’Esclusione dell’Attenuante di Lieve Entità

Il ricorrente chiedeva l’applicazione dell’attenuante prevista dall’art. 648, comma 4, c.p., per i fatti di particolare tenuità. La Corte ha ritenuto la censura infondata, evidenziando come la Corte d’appello avesse fornito una motivazione logica e congrua. I giudici di merito avevano infatti valorizzato elementi concreti come:

* L’elevato numero di capi contraffatti.
* La fedele e dettagliata riproduzione dei prodotti, indice di alta qualità della contraffazione.
* La spiccata professionalità del ricorrente, dimostrata dall’allestimento di un luogo specifico per lo stoccaggio e la vendita dei beni.

Questi fattori, nel loro complesso, impedivano di qualificare il fatto come di lieve entità.

La Valutazione della Recidiva

Anche il motivo relativo alla contestazione della recidiva è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che la valutazione del giudice non può basarsi unicamente sulla gravità dei fatti o sul tempo trascorso. Al contrario, il giudice deve esaminare in concreto, sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p., il legame tra il nuovo reato e le condanne precedenti. L’obiettivo è verificare se e come la pregressa condotta criminale indichi una perdurante inclinazione al delitto che ha influenzato la commissione del reato attuale. Nel caso di specie, la Corte d’appello aveva correttamente adempiuto a tale onere motivazionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando come i motivi proposti non fossero altro che una ripetizione di doglianze già adeguatamente affrontate nei gradi di merito, senza una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata. In merito alla contestazione sull’entità della pena, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale potere, se esercitato nel rispetto dei principi degli artt. 132 e 133 c.p. e supportato da una motivazione congrua (come nel caso in esame), non è sindacabile in sede di legittimità. Il ricorso, pertanto, è stato ritenuto privo dei requisiti di legge.

Le Conclusioni

La decisione in commento è un monito importante: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Deve basarsi su specifiche violazioni di legge o vizi logici della motivazione, non sulla mera riproposizione di argomenti già respinti. La conseguenza dell’inammissibilità è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende. Questo caso conferma che una valutazione attenta della recidiva, basata su un’analisi concreta della biografia criminale del reo, e una motivazione adeguata sulla pena sono sufficienti a superare il vaglio della legittimità.

Quando può essere esclusa l’attenuante della particolare tenuità del fatto nella ricettazione (art. 648 c.p.)?
L’attenuante può essere esclusa quando elementi come l’elevato numero di beni, la loro fedele e dettagliata riproduzione e la professionalità dimostrata dall’imputato (ad esempio, con la predisposizione di un luogo di stoccaggio e vendita) indicano che il fatto non è di lieve entità.

Come valuta il giudice la sussistenza della recidiva?
Il giudice non deve basarsi solo sulla gravità dei fatti o sul tempo trascorso, ma deve esaminare in concreto il rapporto tra il nuovo reato e le condanne precedenti, usando i criteri dell’art. 133 c.p., per verificare se la condotta passata indichi una persistente inclinazione al crimine che ha influenzato il reato attuale.

È possibile contestare l’eccessività della pena con un ricorso in Cassazione?
No, la contestazione dell’eccessività della pena non è generalmente consentita in sede di Cassazione. La graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e, se la sua decisione è motivata in modo logico e congruo secondo gli artt. 132 e 133 c.p., non può essere riesaminata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati