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Recidiva: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l’applicazione della recidiva. La decisione è basata sul fatto che la Corte d’Appello aveva correttamente e logicamente motivato la pericolosità crescente dell’imputato, desunta dalla sua progressione criminosa. Il motivo del ricorso è stato ritenuto troppo generico e non specifico.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: La Cassazione e i Limiti del Ricorso per Motivazione Illogica

L’istituto della recidiva è un elemento centrale nel diritto penale, utilizzato per calibrare la pena in base alla storia criminale del reo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22123/2024) offre un importante chiarimento sui limiti di impugnazione delle decisioni dei giudici di merito che applicano tale aggravante. La Suprema Corte ha stabilito che un ricorso è inammissibile se si limita a contestare la valutazione del giudice senza individuare specifiche illogicità nel suo ragionamento.

Il Caso in Analisi: Un Ricorso contro la Pericolosità Sociale

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorrente lamentava una violazione dell’art. 99 del codice penale e un vizio di motivazione, sostenendo che i giudici non avessero adeguatamente giustificato la mancata esclusione della recidiva. L’argomento centrale del ricorso era, in sostanza, una critica alla valutazione della sua pericolosità sociale effettuata dalla corte territoriale.

La Valutazione della Recidiva da Parte dei Giudici di Merito

La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione su un’analisi della carriera criminale dell’imputato. Secondo i giudici, la pluralità dei delitti commessi nel tempo delineava una chiara “progressione criminosa”, un percorso che rendeva evidente una “pericolosità ingravescente”. La commissione dell’ultimo delitto, oggetto del processo, non era vista come un episodio isolato, ma come un’ulteriore conferma di questa tendenza a delinquere. La motivazione della corte territoriale era, quindi, ancorata a un’analisi fattuale del percorso di vita dell’imputato.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Recidiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella dei giudici di merito, ma può solo verificare la correttezza logico-giuridica del loro ragionamento.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno definito l’unico motivo di ricorso come “aspecifico”. Questo perché il ricorrente non contestava un errore di diritto o un’evidente illogicità nel percorso argomentativo della sentenza impugnata, ma si limitava a criticare il risultato di una valutazione discrezionale del giudice. La Cassazione ha ritenuto che la Corte territoriale avesse correttamente e coerentemente motivato la sua decisione, collegando la pluralità dei reati a una crescente pericolosità. Questo tipo di valutazione, essendo logico e fondato sulle risultanze processuali, non è censurabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un concetto fondamentale: per contestare con successo l’applicazione della recidiva in Cassazione, non è sufficiente dissentire dalla valutazione del giudice di merito. È necessario, invece, dimostrare in modo specifico e puntuale un vizio logico manifesto o una palese contraddittorietà nella motivazione della sentenza. In assenza di tali vizi, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso “aspecifico”, in quanto non evidenziava una reale illogicità o contraddizione nella motivazione della sentenza d’appello, ma si limitava a contestare la valutazione di merito sulla pericolosità del ricorrente.

Cosa si intende per “progressione criminosa” nel contesto della recidiva?
Si riferisce alla sequenza di reati commessi da una persona nel tempo, che viene interpretata dal giudice come un indicatore di una crescente tendenza a delinquere e di una maggiore pericolosità sociale, giustificando così un trattamento sanzionatorio più severo.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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