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Recidiva: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello. Il ricorso contestava la pena e l’applicazione della recidiva, ma è stato respinto perché basato su argomentazioni puramente fattuali. La Corte ha confermato la validità della motivazione del giudice di merito, che aveva considerato la gravità del reato e la biografia criminale dell’imputato per giustificare l’applicazione della recidiva.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Limiti dell’Impugnazione: l’Analisi della Cassazione

La recidiva rappresenta uno degli istituti più discussi del diritto penale, incidendo direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Sez. 7, Num. 21715/2024) offre un’importante lezione sui limiti del ricorso quando si contesta proprio l’applicazione di tale aggravante. La Corte ha stabilito che le censure basate su considerazioni puramente fattuali, che non mettono in discussione la legittimità della motivazione del giudice di merito, non superano il vaglio di ammissibilità. Analizziamo nel dettaglio questa decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo contro la sentenza della Corte d’Appello di Bari. L’imputato lamentava il trattamento sanzionatorio ricevuto, contestando sia la quantificazione della pena (la cosiddetta dosimetria) sia l’applicazione dell’aggravante della recidiva. Le sue argomentazioni, tuttavia, si concentravano su una rilettura dei fatti e della sua personale situazione, piuttosto che su vizi di legittimità della sentenza impugnata.

La Decisione della Corte e il Ruolo della Recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio, dove riesaminare i fatti già valutati dai giudici delle precedenti istanze. Le doglianze del ricorrente sono state giudicate come “interamente versate in fatto”, ovvero tentativi di ottenere una nuova valutazione delle circostanze, compito che esula dalle competenze della Suprema Corte.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che la sentenza d’appello aveva fornito una motivazione adeguata e logica sia per la determinazione della pena sia per l’applicazione della recidiva. I giudici di merito avevano correttamente valorizzato elementi cruciali come:

* La gravità del reato: L’oggettiva serietà della condotta criminosa.
* La biografia criminale dell’imputato: La sua storia di precedenti penali.
* La propensione al crimine: Desunta dalla reiterazione, a breve distanza di tempo, di reati omogenei, sintomatici di una persistente devianza criminale.

Questi elementi, nel loro insieme, hanno dimostrato una più accentuata colpevolezza e una maggiore pericolosità sociale dell’autore del reato. Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello fosse solida e immune da censure di legittimità, rendendo il ricorso privo di fondamento ammissibile.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legge e non su una diversa interpretazione dei fatti. Quando una corte di merito motiva in modo congruo e logico l’applicazione di istituti come la recidiva, basandosi su elementi concreti come la storia criminale e la pericolosità del soggetto, tale valutazione è difficilmente contestabile in sede di legittimità. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, a conferma che i ricorsi palesemente infondati hanno conseguenze economiche dirette.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate dall’imputato erano considerate interamente di fatto e non superavano il vaglio di ammissibilità, non contestando vizi di legittimità della sentenza impugnata.

Quali elementi ha considerato il giudice di merito per applicare la recidiva?
Il giudice ha considerato la gravità del reato, la biografia criminale dell’imputato e la sua propensione abituale al crimine, desunta dalla reiterazione a breve distanza di tempo di reati omogenei, che indicavano una maggiore colpevolezza e pericolosità.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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