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Recidiva: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro il riconoscimento della recidiva. La decisione si fonda sulla corretta motivazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato l’accresciuta pericolosità sociale del soggetto basandosi su molteplici precedenti penali specifici commessi nel quinquennio precedente. Il provvedimento conferma che, in presenza di una motivazione logica e coerente, le censure sulla recidiva non trovano accoglimento in sede di legittimità.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: La Cassazione chiarisce i limiti dell’impugnazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui motivi per cui un ricorso focalizzato sulla contestazione della recidiva può essere dichiarato inammissibile. La decisione sottolinea come una motivazione adeguata da parte del giudice di merito, basata su elementi concreti, renda vane le censure in sede di legittimità. Questo principio è cruciale per comprendere la logica dietro l’applicazione di questo importante istituto del diritto penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. La difesa lamentava la mancanza, la contraddittorietà e la manifesta illogicità della motivazione con cui i giudici di secondo grado avevano confermato il riconoscimento della recidiva. Secondo il ricorrente, la Corte non aveva adeguatamente giustificato l’applicazione di questa circostanza aggravante, che comporta un notevole inasprimento della pena.

La Valutazione della Corte sulla Motivazione della Recidiva

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il ricorso, lo ha ritenuto manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nel giudizio sulla sentenza impugnata, definita ‘immune dalle censure sollevate’. La Corte di merito, infatti, aveva correttamente motivato la sua scelta, evidenziando come la condotta criminosa dell’imputato rivelasse un’accresciuta pericolosità sociale. Questo giudizio non era astratto, ma fondato su elementi specifici: i molteplici precedenti penali che l’imputato aveva accumulato per fatti commessi nel quinquennio precedente. La Corte ha quindi ribadito che la valutazione della recidiva non è un automatismo, ma deve basarsi su un’analisi concreta della biografia criminale del reo.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché la motivazione della Corte d’Appello era pienamente conforme ai principi consolidati dalla giurisprudenza di legittimità. I giudici hanno sottolineato che, per giustificare la recidiva, non è sufficiente la semplice esistenza di precedenti penali, ma è necessario dimostrare che essi siano sintomo di una ‘maggiore colpevolezza e di una più accentuata pericolosità’ dell’imputato. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva compiuto proprio questa valutazione, collegando i numerosi e specifici precedenti recenti a una concreta e attuale pericolosità sociale. Di fronte a una motivazione così strutturata, logica e aderente ai fatti, il ricorso in Cassazione si è rivelato privo di fondamento.

Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: non si può contestare in Cassazione il riconoscimento della recidiva se il giudice di merito ha fornito una motivazione logica e fattualmente ancorata alla storia criminale del soggetto. La decisione serve da monito, chiarendo che un’impugnazione basata su critiche generiche alla valutazione della pericolosità sociale è destinata all’insuccesso. Inoltre, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende evidenzia le conseguenze negative di un ricorso avventato, rafforzando l’idea che l’accesso alla Suprema Corte debba essere riservato a questioni di legittimità serie e fondate.

Perché il ricorso sul riconoscimento della recidiva è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e adeguata, immune da vizi, per giustificare la recidiva. La motivazione si basava sull’accresciuta pericolosità sociale dell’imputato, desunta dai suoi specifici e molteplici precedenti penali recenti.

Quali elementi ha considerato la Corte per confermare la recidiva?
La Corte ha considerato l’idoneità della condotta criminosa a rivelare un’aumentata pericolosità sociale dell’imputato. Tale pericolosità è stata dedotta dalla presenza di numerosi precedenti penali specifici, relativi a fatti commessi nel quinquennio precedente, che dimostravano una persistenza nel commettere reati.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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