LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione della sorveglianza speciale. La decisione si fonda sull’impossibilità di riesaminare nel merito le valutazioni dei giudici precedenti riguardo la non applicabilità della particolare tenuità del fatto e la rilevanza della recidiva, quest’ultima indicativa di una spiccata pericolosità sociale e di un’assoluta insofferenza alle regole.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sui limiti del ricorso in Cassazione, in particolare quando i motivi di appello si concentrano su aspetti come la valutazione della recidiva e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha ribadito la propria funzione di giudice di legittimità, non di merito, dichiarando inammissibile un ricorso basato su censure di fatto.

I Fatti del Caso

Un individuo, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno in un comune specifico, veniva condannato in primo e secondo grado alla pena di un anno di reclusione per aver violato tale misura. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza del Tribunale, concedendo le attenuanti generiche ma ritenendole solo equivalenti all’aggravante della recidiva, data la storia criminale dell’imputato.

L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione lamentando due principali violazioni di legge:
1. Errata applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che il fatto fosse di particolare tenuità e quindi non punibile.
2. Errata applicazione dell’art. 99 c.p. relativo alla recidiva e, di conseguenza, un’eccessiva entità della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che i motivi proposti non erano consentiti in sede di legittimità. Essi, infatti, non denunciavano reali violazioni di legge, ma si limitavano a riproporre censure di fatto già esaminate e respinte con motivazioni logiche e coerenti dalla Corte d’Appello. In sostanza, la difesa chiedeva alla Cassazione una nuova valutazione del merito della vicenda, compito che non le spetta.

Le motivazioni: il peso della recidiva e della pericolosità sociale

La Corte ha analizzato nel dettaglio le ragioni dell’inammissibilità. Per quanto riguarda la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), i giudici hanno evidenziato come la Corte d’Appello avesse già motivato, seppur sinteticamente, sul punto. Aveva infatti fatto riferimento alle ‘concrete modalità di estrinsecazione del fatto’, ritenendole tali da generare un pericolo significativo e quindi incompatibili con la ‘non esiguità dell’offesa’.

Il punto cruciale, tuttavia, risiede nella valutazione della recidiva. La Cassazione ha avallato il ragionamento dei giudici di merito, i quali avevano sottolineato non solo i precedenti penali dell’imputato, ma soprattutto la sua ‘progressione criminosa mai interrotta’. Questo dato, secondo la Corte, dimostrava un’ ‘assoluta insofferenza alle regole’, un’intensità del dolo maggiore e una ‘accresciuta pericolosità sociale’. La recidiva, in questo contesto, non è un mero dato anagrafico, ma l’espressione di una personalità incline a delinquere che giustifica pienamente sia il trattamento sanzionatorio applicato sia l’impossibilità di considerare il reato come di lieve entità.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del processo penale: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul fatto. I ricorsi che si limitano a contestare la valutazione delle prove o la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito, senza individuare vizi logici manifesti o violazioni di legge, sono destinati all’inammissibilità. Inoltre, il provvedimento sottolinea come la valutazione della recidiva vada oltre il semplice elenco di precedenti, dovendo considerare il percorso criminale complessivo del reo come indicatore della sua pericolosità sociale e della sua avversione all’ordinamento giuridico, elementi che incidono pesantemente sulla determinazione della pena e sull’applicabilità di istituti di favore come la particolare tenuità del fatto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché presentava censure in fatto, ovvero contestazioni sulla valutazione delle prove e delle circostanze già esaminate e respinte con motivazione logica dai giudici dei gradi precedenti. La Corte di Cassazione non può riesaminare il merito della vicenda, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

Come ha giustificato la Corte il rigetto dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto)?
La Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del giudice di merito, il quale aveva escluso la particolare tenuità del fatto basandosi sulle concrete modalità della condotta. Queste sono state giudicate tali da creare un pericolo significativo, rendendo l’offesa non esigua e quindi non meritevole della causa di non punibilità.

Qual è stato il ruolo della recidiva nella conferma della condanna?
La recidiva è stata un elemento centrale. I giudici hanno sottolineato che i precedenti penali e la progressione criminosa ininterrotta dell’imputato dimostravano un’assoluta insofferenza alle regole, una maggiore intensità del dolo e un’accresciuta pericolosità sociale. Ciò ha giustificato sia l’entità della pena sia il bilanciamento delle attenuanti generiche come solo equivalenti alla recidiva stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati