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Recidiva: quando il ricorso in Cassazione è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per evasione e altri reati, aggravati dalla recidiva. I motivi, incentrati sulla contestazione della recidiva e sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, sono stati giudicati generici e manifestamente infondati, poiché non si confrontavano criticamente con la motivazione della sentenza d’appello. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla recidiva e la graduazione della pena rientrano nella discrezionalità del giudice di merito, se sorrette da una motivazione logica e sufficiente.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Discrezionalità del Giudice: la Cassazione Dichiara un Ricorso Inammissibile

L’istituto della recidiva rappresenta uno degli aspetti più dibattuti del diritto penale, incidendo direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 45158/2024, offre un’importante lezione sulla corretta formulazione dei ricorsi e sui limiti del sindacato di legittimità riguardo alle valutazioni discrezionali del giudice di merito. Il caso in esame riguarda un ricorso dichiarato inammissibile perché basato su motivi generici, che non si confrontavano con le solide argomentazioni della sentenza impugnata.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in appello per i reati di evasione e false dichiarazioni, con l’aggravante della recidiva reiterata e specifica. La difesa decideva di presentare ricorso in Cassazione, articolando due motivi principali:

1. Errata applicazione della recidiva: Secondo il ricorrente, mancavano i presupposti per l’applicazione dell’aggravante, contestando la valutazione fatta dai giudici di merito.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si lamentava inoltre la decisione della Corte d’Appello di non concedere le attenuanti in regime di prevalenza sulle aggravanti e, più in generale, la graduazione della pena applicata.

L’analisi della Corte sulla recidiva e la genericità del motivo

La Corte di Cassazione ha respinto il primo motivo, definendolo ‘generico e manifestamente infondato’. La critica principale mossa dai giudici di legittimità è che il ricorso era stato formulato ‘senza alcun confronto, men che meno critico, con il tenore della sentenza impugnata’.

La Corte d’Appello aveva infatti spiegato dettagliatamente perché la recidiva non potesse essere disapplicata: i numerosi precedenti penali dell’imputato erano stati considerati indicatori concreti di una ‘accentuata colpevolezza’ e di una ‘maggiore pericolosità sociale’. Di fronte a questa motivazione, il ricorso si era limitato a una contestazione astratta, senza smontare punto per punto le argomentazioni dei giudici di merito. La Cassazione ha quindi ribadito un principio consolidato: non è sufficiente dissentire, bisogna dimostrare l’illogicità o la contraddittorietà del ragionamento del giudice.

Attenuanti e Graduazione della Pena: la Discrezionalità del Giudice

Anche il secondo motivo è stato rigettato. La Corte ha ricordato che le valutazioni relative al bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti, così come la quantificazione della pena entro i limiti edittali, rientrano nella ‘discrezionalità del giudice di merito’.

Questo potere non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia frutto di ‘mero arbitrio o di ragionamento illogico’. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva ritenuto che il giudizio di equivalenza tra le circostanze fosse la soluzione più adeguata a garantire una pena congrua. Tale scelta, essendo sorretta da una motivazione sufficiente, non poteva essere messa in discussione dalla Cassazione. Tentare di ottenere in Cassazione una ‘nuova valutazione’ sulla congruità della pena è un’operazione non consentita.

Le motivazioni della decisione

Il fulcro della decisione della Cassazione risiede nel concetto di ‘autosufficienza del ricorso’ e nel rispetto dei confini tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi erano astratti e non si confrontavano con le specifiche ragioni esposte nella sentenza impugnata. La Corte ha evidenziato come il giudice d’appello avesse correttamente applicato il ‘diritto vivente’, ovvero i principi consolidati dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite, sia in materia di recidiva sia di valutazione delle circostanze. La motivazione della sentenza di secondo grado era congrua, logica e priva di vizi, rendendo il ricorso un mero tentativo di ottenere una terza valutazione sul fatto, compito che esula dalle funzioni della Corte di Cassazione. La decisione di condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria è la conseguenza diretta dell’inammissibilità.

Le conclusioni

L’ordinanza n. 45158/2024 è un monito fondamentale per la pratica legale: un ricorso per cassazione, per avere speranza di successo, deve essere specifico, critico e puntuale. Non può limitarsi a una generica doglianza, ma deve individuare con precisione i vizi logici o giuridici della decisione impugnata. Soprattutto in materie caratterizzate da un’ampia discrezionalità del giudice di merito, come la valutazione della recidiva e la commisurazione della pena, il sindacato della Cassazione è rigorosamente limitato alla verifica della legalità e della coerenza della motivazione. Qualsiasi tentativo di trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito è destinato a fallire.

Quando può essere contestata l’applicazione della recidiva in Cassazione?
L’applicazione della recidiva può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Una semplice divergenza di valutazione o una critica generica, che non si confronta con le argomentazioni della sentenza, non è sufficiente.

La Corte di Cassazione può modificare la pena decisa dal giudice di merito?
No, la Corte di Cassazione non può ricalcolare la pena o modificare il giudizio di comparazione tra le circostanze. Questi sono compiti che rientrano nella discrezionalità del giudice di merito. Il ruolo della Cassazione è solo quello di verificare che la decisione sia conforme alla legge e supportata da una motivazione adeguata e non illogica.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici e manifestamente infondati. La difesa non ha formulato una critica specifica e puntuale contro le motivazioni della sentenza d’appello, limitandosi a prospettare questioni che rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale aveva esercitato tale potere in modo logico e corretto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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