LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza che confermava la sua condanna applicando l’aggravante della recidiva. Secondo la Corte, la motivazione del giudice di merito era logica e congrua, poiché la perpetrazione di un reato identico a quello per cui era già stato condannato dimostrava un’accresciuta pericolosità sociale e una forte determinazione a delinquere, rendendo il ricorso manifestamente infondato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: la Cassazione conferma l’inammissibilità del ricorso con motivazione congrua

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata sul tema della recidiva, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sulla motivazione del giudice di merito. La decisione sottolinea come la ripetizione di un reato, a dispetto di una precedente condanna, possa essere considerata un valido indicatore di accresciuta pericolosità sociale, giustificando così il rigetto del ricorso presentato dall’imputato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato dalla Corte di Appello di Genova per il delitto previsto dall’art. 497-bis del codice penale. La Corte territoriale aveva confermato la sentenza di primo grado, riconoscendo la sussistenza dell’aggravante della recidiva. L’imputato decideva quindi di impugnare la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di motivazione proprio in relazione all’applicazione di tale aggravante.

Il Motivo del Ricorso e la questione della recidiva

L’unico motivo di doglianza sollevato dal ricorrente riguardava la presunta insufficienza della motivazione addotta dalla Corte di Appello per giustificare la sussistenza della recidiva. Secondo la difesa, i giudici di merito non avrebbero adeguatamente spiegato le ragioni per cui la nuova condotta criminale fosse sintomatica di una maggiore pericolosità del soggetto, un presupposto fondamentale per l’applicazione dell’aggravante.

La Valutazione del Giudice di Merito

La Corte di Appello aveva basato la propria valutazione su un’argomentazione logica e lineare: la commissione di un nuovo reato, identico a quello per cui l’imputato era già stato condannato in passato, dimostrava una particolare inclinazione a delinquere. Questa perseveranza nell’illecito, nonostante il precedente monito della giustizia, era stata interpretata come prova di un’accresciuta pericolosità e di una forte determinazione a violare la legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo il motivo di impugnazione “manifestamente infondato”. Gli Ermellini hanno stabilito che la valutazione della Corte di Appello era stata condotta secondo criteri di congruità e logicità, che non possono essere messi in discussione in sede di legittimità.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la valutazione sulla sussistenza della recidiva e sulla maggiore pericolosità del reo costituisce un giudizio di fatto, riservato al giudice di merito. Tale giudizio può essere censurato solo se basato su una motivazione palesemente illogica o contraddittoria, vizio che non è stato riscontrato nel caso di specie. La Corte ha infatti evidenziato come la valorizzazione della commissione di un fatto identico, a dispetto di una condanna precedente non remota, costituisca un’argomentazione solida per affermare la “forte determinazione a delinquere” dell’imputato.

Le Conclusioni: Inammissibilità e Condanna alle Spese

In conseguenza della dichiarata inammissibilità del ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, ha disposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è stata giustificata ravvisando profili di colpa nel ricorrente, data l’evidente inammissibilità dell’impugnazione proposta. La decisione riafferma l’importanza di una motivazione ben argomentata da parte dei giudici di merito e pone un freno ai ricorsi pretestuosi, destinati a un inevitabile rigetto.

Perché il ricorso sulla recidiva è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte di Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello logica e congrua. Di conseguenza, il motivo del ricorso è stato giudicato manifestamente infondato.

Quali elementi ha considerato il giudice per affermare l’aumentata pericolosità dell’imputato?
Il giudice ha considerato la perpetrazione di un reato della stessa natura di quello per cui l’imputato aveva già subito una condanna non risalente. Questo fatto è stato interpretato come un chiaro segnale di una maggiore pericolosità sociale e di una forte determinazione a delinquere.

Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati