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Recidiva: quando il giudice non può escluderla

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto. Il motivo di ricorso riguardava l’applicazione della recidiva, ritenuta ingiustificata. La Corte ha confermato che, di fronte a numerosi precedenti penali indicativi di accentuata colpevolezza e pericolosità sociale, il giudice non può disapplicare la recidiva, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: Quando i Precedenti Contano Davvero

La recidiva è uno degli istituti più dibattuti del diritto penale, rappresentando la condizione di chi torna a delinquere dopo una condanna. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento su quando questa aggravante non possa essere esclusa dal giudice. Il caso analizzato riguarda un ricorso contro una condanna per tentato furto, in cui la difesa contestava proprio l’applicazione della recidiva. Vediamo come la Suprema Corte ha affrontato la questione.

I Fatti del Caso

Un uomo, già condannato in primo grado e in appello per un tentato furto aggravato, decideva di presentare ricorso per Cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato dal suo difensore riguardava l’applicazione dell’aggravante della recidiva specifica e reiterata. Secondo la difesa, mancavano i presupposti per applicare tale aggravante, chiedendone di fatto la disapplicazione.

La Corte d’Appello di Roma, nella sentenza impugnata, aveva invece confermato la condanna, ritenendo corretta la valutazione del primo giudice sull’applicazione della recidiva, basata sui numerosi precedenti penali dell’imputato.

La Valutazione della Recidiva da Parte del Giudice

Il ricorrente, nel suo motivo, sosteneva una violazione dell’art. 99 del codice penale e un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha stroncato questa tesi, definendo il motivo di ricorso ‘generico e manifestamente infondato’.

Il punto centrale della decisione è che il ricorso non si confrontava minimamente con le argomentazioni della sentenza d’appello. I giudici di secondo grado avevano chiaramente spiegato perché la recidiva fosse non solo applicabile, ma anche insuscettibile di essere ignorata. La ragione risiedeva nelle ‘numerose condanne riportate dall’imputato’, che i giudici hanno ritenuto ‘concretamente significative di un’accentuata sua colpevolezza e di una maggiore pericolosità’.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha ribadito un principio consolidato, richiamando due importanti sentenze delle Sezioni Unite. Il giudice, pur avendo un potere discrezionale nel valutare la recidiva, non può esercitarlo in modo arbitrario. Quando i precedenti penali di un imputato sono così numerosi e specifici da delineare un profilo di accentuata pericolosità sociale e una spiccata propensione a delinquere, la recidiva non può essere disapplicata.

In altre parole, i precedenti penali non sono un mero dato anagrafico, ma un elemento concreto che il giudice deve valutare per comprendere la personalità dell’imputato. Se da essi emerge una colpevolezza più grave e un rischio concreto di reiterazione del reato, l’aggravante della recidiva deve trovare applicazione come strumento per adeguare la pena alla reale gravità del fatto e alla pericolosità del suo autore.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la valutazione sulla recidiva non è automatica, ma deve essere ancorata a elementi concreti che dimostrino una maggiore colpevolezza e pericolosità del reo. Quando questi elementi, come una lunga serie di condanne precedenti, sono presenti e significativi, il giudice di merito ha il dovere di applicare l’aggravante, e una motivazione che dia conto di tale valutazione è immune da censure in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando il giudice è obbligato ad applicare l’aggravante della recidiva?
Secondo la Corte, il giudice non può disapplicare la recidiva quando i numerosi precedenti penali dell’imputato sono concretamente significativi di un’accentuata colpevolezza e di una maggiore pericolosità sociale.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché generico e manifestamente infondato, in quanto non si confrontava criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, la quale aveva già dato conto in modo logico e congruo delle ragioni per cui la recidiva era stata applicata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro, in questo caso fissata in 3.000,00 Euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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