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Recidiva: quando i precedenti penali aggravano la pena

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per stupefacenti. La Corte ha confermato la decisione di non concedere l’attenuante della speciale tenuità del danno e di applicare l’aumento di pena per la recidiva, considerati i numerosi precedenti penali dell’imputato e la tipologia delle sostanze sequestrate.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: Quando i Precedenti Penali Aggravano la Pena

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9750/2025, offre un importante chiarimento su come i precedenti penali influenzino la determinazione della pena, in particolare riguardo all’applicazione della recidiva. Questo caso analizza la differenza tra ‘modesta gravità’ e ‘speciale tenuità’ del danno e ribadisce i criteri per l’aumento della pena quando un soggetto ha già commesso altri reati in passato. Approfondiamo la decisione per capire le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso presentato da un individuo condannato in Corte d’Appello per un reato legato agli stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico Stupefacenti. La difesa ha impugnato la sentenza di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, lamentando un’errata valutazione da parte dei giudici di merito nel calcolo della pena.

I Motivi del Ricorso: Tra Speciale Tenuità e Recidiva

Il ricorso si fondava su due principali critiche alla sentenza d’appello:

1. Mancato riconoscimento dell’attenuante del lucro di speciale tenuità: Secondo la difesa, il danno causato dalla condotta era talmente lieve da meritare l’applicazione della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale, che avrebbe comportato una riduzione della pena.
2. Errata applicazione della recidiva: L’imputato contestava l’aumento di pena applicato a causa dei suoi precedenti penali, sostenendo che non fosse giustificato nel caso di specie.

La Decisione della Cassazione sulla Recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici supremi hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, fornendo motivazioni chiare su entrambi i punti contestati.

L’Esclusione dell’Attenuante della Speciale Tenuità

La Corte ha spiegato che, sebbene il danno fosse stato giudicato di ‘modesta gravità’ (tanto da giustificare la concessione delle attenuanti generiche), non raggiungeva la soglia della ‘speciale tenuità’. Quest’ultima rappresenta un livello di minima offensività molto più accentuato. Nel caso specifico, due fattori erano decisivi per escluderla:

* Il quantitativo di hashish detenuto.
* La presenza di due diverse tipologie di sostanze, una delle quali classificata come ‘droga pesante’.

Questi elementi, secondo la Corte, rendevano la condotta incompatibile con il concetto di danno eccezionalmente lieve richiesto dalla norma.

La Conferma dell’Aumento di Pena per la Recidiva

Il punto centrale della decisione riguarda la recidiva. La Corte d’Appello aveva correttamente giustificato l’aumento della pena basandosi non solo sul numero di precedenti penali dell’imputato (ben otto), ma anche sulla loro tipologia. Questi precedenti indicavano una maggiore colpevolezza e una ‘accentuata pericolosità sociale’ del soggetto. La Cassazione ha ritenuto questa motivazione del tutto logica e in linea con la giurisprudenza consolidata, secondo cui la recidiva non è un automatismo, ma deve essere applicata valutando se i precedenti reati siano sintomo di una maggiore propensione a delinquere in relazione al nuovo reato commesso.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su un principio fondamentale: la valutazione del giudice di merito, se logicamente argomentata e giuridicamente corretta, non può essere messa in discussione in sede di legittimità. Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché si limitava a riproporre censure già esaminate e respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza evidenziare vizi logici o giuridici manifesti nella sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che il riconoscimento della speciale tenuità richiede una valutazione complessiva del fatto che vada oltre la semplice modestia del danno, mentre l’applicazione della recidiva è giustificata quando i precedenti indicano una concreta e attuale pericolosità sociale dell’imputato.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza n. 9750/2025 rafforza due importanti principi del diritto penale. Primo, la distinzione tra un danno di ‘modesta gravità’ e uno di ‘speciale tenuità’ è netta e dipende da una valutazione complessiva che include quantità e qualità dell’oggetto del reato. Secondo, l’aumento di pena per la recidiva è legittimo quando i precedenti penali, per numero e natura, dimostrano una maggiore colpevolezza e una spiccata pericolosità sociale del reo, rendendo la sanzione più severa una risposta adeguata e proporzionata.

Quando i precedenti penali giustificano un aumento della pena per recidiva?
Secondo la sentenza, i precedenti penali giustificano un aumento della pena per recidiva quando, per il loro numero (in questo caso, otto) e la loro tipologia, indicano una maggiore colpevolezza e un’accentuata pericolosità sociale dell’imputato in relazione al nuovo reato commesso.

Perché la modesta gravità del danno non equivale sempre all’attenuante della ‘speciale tenuità’?
La Corte chiarisce che la ‘speciale tenuità’ è un concetto più restrittivo della ‘modesta gravità’. Mentre un danno modesto può giustificare le attenuanti generiche, per la speciale tenuità è richiesta un’offensività eccezionalmente minima. Fattori come il quantitativo e la tipologia delle sostanze (inclusa la presenza di ‘droghe pesanti’) possono escludere tale attenuante.

Un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile se si limita a ripetere le stesse argomentazioni?
Sì, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile anche perché riproduceva censure già adeguatamente esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza indicare specifiche criticità o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata. Ripetere le stesse argomentazioni non è sufficiente per un valido ricorso in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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