Recidiva e Pericolosità Sociale: La Valutazione del Giudice
L’istituto della recidiva rappresenta uno dei temi più dibattuti nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13478/2024) offre un’importante occasione per approfondire i criteri che il giudice deve seguire per valutare se la commissione di un nuovo reato sia effettivamente indice di una maggiore pericolosità sociale del reo. Vediamo nel dettaglio la decisione e i suoi principi.
I Fatti di Causa: Dal Furto al Ricorso in Cassazione
Il caso ha origine da una condanna per furto aggravato emessa dal Tribunale di Rimini. La Corte d’Appello di Bologna, in parziale riforma della prima sentenza, aveva concesso all’imputato le circostanze attenuanti generiche, operando un giudizio di equivalenza con le aggravanti contestate e rideterminando la pena.
Tuttavia, l’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, lamentando la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione alla mancata esclusione della recidiva. Secondo la difesa, la Corte di merito non avrebbe correttamente motivato le ragioni per cui la reiterazione del reato dovesse comportare un aumento di pena.
La Valutazione della Recidiva secondo la Cassazione
La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una semplice riproposizione di una censura già adeguatamente esaminata e respinta dalla Corte d’Appello. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza.
Il Principio di Diritto
La Cassazione ribadisce che, di fronte a una recidiva formalmente contestata, il giudice ha il dovere di effettuare una valutazione concreta. Non basta la semplice esistenza di una precedente condanna per applicare automaticamente l’aumento di pena. Il giudice deve verificare se la reiterazione dell’illecito sia un sintomo effettivo di una maggiore riprovevolezza della condotta e di una concreta pericolosità dell’autore.
In altre parole, l’aumento di pena deve essere escluso, con adeguata motivazione, qualora il giudice ritenga che dal nuovo delitto non emerga una maggiore o più radicata capacità a delinquere.
L’Applicazione al Caso Concreto
Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha evidenziato come la Corte d’Appello avesse correttamente applicato tale principio. I giudici di merito avevano infatti sottolineato che l’imputato era gravato da numerosi precedenti penali. Pertanto, l’ultimo episodio di furto non era un evento isolato, ma rappresentava un chiaro ‘indice di ingravescente capacità a delinquere’. Questa valutazione, basata su elementi concreti, è stata ritenuta logica, coerente e immune da vizi.
Le Motivazioni della Decisione
La motivazione centrale della Suprema Corte risiede nell’inammissibilità del ricorso. I giudici hanno stabilito che le argomentazioni della difesa non introducevano nuovi profili di illegittimità, ma si limitavano a contestare una valutazione di merito già compiuta in modo corretto e ben motivato dalla Corte d’Appello. Il percorso argomentativo del giudice di secondo grado è stato giudicato pienamente conforme ai principi giurisprudenziali in materia di recidiva, avendo ancorato la decisione a elementi fattuali specifici (i numerosi precedenti) per dedurre una persistente e crescente inclinazione al crimine.
Le Conclusioni
L’ordinanza in esame conferma un orientamento fondamentale: la recidiva non è un automatismo sanzionatorio, ma richiede un’attenta e personalizzata valutazione da parte del giudice. Questi deve indagare se il nuovo reato sia espressione di una personalità più incline al delitto o se, al contrario, sia un episodio slegato da un percorso criminale consolidato. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione solida, che leghi l’applicazione dell’aumento di pena a elementi concreti desumibili dalla storia criminale dell’imputato. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.
Quando il giudice può escludere l’aumento di pena per la recidiva?
Il giudice può escludere l’aumento di pena quando, con adeguata motivazione, ritiene che il nuovo reato commesso non sia sintomo di una maggiore capacità a delinquere o di una particolare pericolosità sociale dell’autore.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva una censura già esaminata e respinta dalla Corte d’Appello con una motivazione logica e coerente, senza introdurre nuovi vizi di legittimità.
Cosa ha considerato la Corte d’Appello per confermare la recidiva?
La Corte d’Appello ha considerato i numerosi precedenti penali del ricorrente, interpretando l’ultimo reato commesso come un chiaro indice di una sua ‘ingravescente capacità a delinquere’, ovvero di una tendenza al crimine che si andava aggravando nel tempo.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13478 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13478 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 14/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME ( CODICE_FISCALE) nato a RIMINI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/01/2023 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
MOTIVI DELLA DECISIONE
NOME COGNOME ha COGNOME presentato ricorso avverso la sentenza della Corte di Appello di Bologna del 12.1.2023, che, in parziale riforma della sentenza di condanna ex art.442 cod. proc. pen. del Tribunale di Rimini in ordine al reato di cui agli artt. 624 e 625 nn. 2 e 7 cod. pen. commesso in Rimini il 24 maggio 2022, ha concesso le circostanze attenuanti generiche con giudizio di equivalenza sulle aggravanti contestate e rideterminato la pena.
Rilevato che COGNOME il motivo, con cui COGNOME ha dedotto la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine alla mancata esclusione della recidiva, è inammissibile, in quanto riproduttivo di profilo di censura già adeguatamente vagliato e disatteso dalla Corte di merito con percorso argomentativo logico e coerente. Va ricordato che in tema di recidiva ritualmente contestata, il giudice è tenuto a verificare in concreto se la reiterazione dell’illecito sia effettivo sintomo di riprovevolezza della condotta e pericolosità del suo autore, escludendo l’aumento di pena, con adeguata motivazione sul punto, ove non ritenga che dal nuovo delitto possa desumersi una maggiore capacità delinquenziale (Sez. F, n. 35526 del 19/08/2013, COGNOME, Rv. 256713). Nel caso di specie la Corte di Appello ha spiegato, con un percorso argomentativo rispondente al principio sopra richiamato, che il ricorrente era gravato da numerosi precedenti e che, pertanto, l’ultimo episodio rappresentava indice di ingravescente capacità a delinquere.
Ritenuto, pertanto, che il ricorso debba essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento RAGIONE_SOCIALE spese processuali e della somma di euro tremila in favore della RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE ammende.
Così deciso in Roma, il 14 marzo 2024
Il Consigliere festensore
Il Presidente