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Recidiva qualificata: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza che applicava la recidiva qualificata. La decisione si fonda sulla corretta e logica motivazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato l’accresciuta pericolosità sociale del soggetto sulla base dei suoi numerosi precedenti penali. L’ordinanza conferma che una motivazione coerente sulla pericolosità dell’imputato è sufficiente a giustificare l’aggravante.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Qualificata: La Cassazione Conferma la Valutazione della Pericolosità Sociale

L’applicazione della recidiva qualificata è un tema centrale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi fondamentali che guidano i giudici nel valutare questa aggravante, sottolineando l’importanza di una motivazione solida e coerente da parte delle corti di merito. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato contro una sentenza di condanna che aveva riconosciuto la sussistenza della recidiva.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già condannato in precedenza, presentava ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello. La difesa lamentava vizi di motivazione – in particolare mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità – riguardo al riconoscimento dell’aggravante della recidiva qualificata, prevista dall’articolo 99, comma 4, del codice penale.

Secondo il ricorrente, la Corte territoriale non aveva adeguatamente giustificato le ragioni per cui riteneva sussistente l’aggravante, limitandosi a un riferimento generico ai precedenti penali senza una valutazione concreta della maggiore pericolosità sociale del condannato.

La Decisione della Corte sulla Recidiva Qualificata

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno ritenuto che la sentenza impugnata fosse, al contrario di quanto sostenuto dalla difesa, sorretta da un apparato argomentativo conferente e logico. La Corte di merito, infatti, aveva adempiuto al proprio dovere di motivazione, ancorando la sua decisione a elementi concreti.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella validazione del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente evidenziato l'”accresciuta pericolosità sociale” dell’imputato. Tale valutazione non era astratta, ma basata su due pilastri fondamentali:

1. I molteplici precedenti penali: La Corte aveva preso in esame il casellario giudiziale dell’imputato, rilevando la presenza di numerose condanne precedenti, di cui una specifica per un reato della stessa indole.
2. La condotta oggetto del giudizio: La natura del reato per cui era intervenuta la condanna è stata considerata un ulteriore indicatore della persistente tendenza a delinquere.

La Suprema Corte ha sottolineato come questa motivazione soddisfi pienamente i principi giurisprudenziali consolidati in materia. Quando il giudice di merito fornisce una spiegazione logica che collega i precedenti penali e la condotta attuale a un giudizio di maggiore pericolosità, il riconoscimento della recidiva qualificata è legittimo. Di conseguenza, non ravvisando alcun vizio nella sentenza impugnata, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio cruciale: il riconoscimento della recidiva qualificata non è un automatismo, ma richiede una valutazione ponderata della personalità del reo e della sua effettiva pericolosità sociale. Tuttavia, quando la corte di merito fornisce una motivazione coerente, basata su elementi concreti come la pluralità e la natura dei precedenti penali, la sua decisione è difficilmente censurabile in sede di legittimità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’onere di contestare l’aggravante richiede di dimostrare una palese illogicità nel ragionamento del giudice, e non una mera divergenza di valutazione.

Quando un ricorso per cassazione contro il riconoscimento della recidiva qualificata può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando la sentenza impugnata presenta una motivazione logica e coerente che giustifica l’applicazione dell’aggravante, basandosi su elementi concreti come i precedenti penali e la condotta dell’imputato per dimostrarne l’accresciuta pericolosità sociale.

Quali elementi considera il giudice per valutare la pericolosità sociale ai fini della recidiva?
Il giudice considera i molteplici precedenti penali annoverati dall’imputato, con particolare attenzione a quelli specifici (cioè per reati della stessa indole), e la condotta specifica per cui è intervenuta la nuova condanna.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la conferma della decisione impugnata e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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