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Recidiva qualificata: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per ricettazione. La sentenza affronta temi cruciali come la recidiva qualificata, confermando l’impossibilità per le attenuanti generiche di prevalere su di essa, e ribadisce i requisiti di specificità dei motivi di ricorso, sanzionando la mera riproposizione di doglianze di merito o l’introduzione di motivi nuovi in sede di legittimità.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Qualificata: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9219/2025, si è pronunciata su un caso di ricettazione, affrontando questioni procedurali e di diritto sostanziale di grande rilevanza, tra cui spicca il tema della recidiva qualificata e il bilanciamento con le circostanze attenuanti. La decisione ribadisce principi consolidati in materia di ammissibilità dei ricorsi, offrendo spunti di riflessione sulla specificità dei motivi di gravame e sulla valutazione della prova nel giudizio di legittimità.

I Fatti del Processo: Dalla Condanna per Ricettazione al Ricorso in Cassazione

Due persone venivano condannate in primo grado e in appello per il reato di ricettazione in concorso. La vicenda riguardava il ritrovamento di alcuni termoconvettori, provento di furto, all’interno di un’autovettura condotta da uno degli imputati e di proprietà dell’altro. Avverso la sentenza della Corte d’Appello di Ancona, che confermava integralmente la prima decisione, entrambi gli imputati proponevano ricorso per Cassazione tramite i loro difensori.

I Motivi del Ricorso: Tra Questioni Costituzionali e Vizi di Motivazione

I motivi di impugnazione presentati erano distinti e miravano a scardinare la condanna sotto diversi profili.

Le Doglianze sulla Recidiva Qualificata e la Pena

Il primo ricorrente sollevava tre questioni principali:
1. Questione di legittimità costituzionale: Si chiedeva alla Corte di sollevare il dubbio di costituzionalità dell’art. 69, comma quarto, c.p., nella parte in cui vieta la prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata (prevista dall’art. 99, comma quarto, c.p.).
2. Dosimetria della pena: Si lamentava una violazione di legge nel calcolo della pena base per la ricettazione, ritenuta eccessivamente lontana dal minimo edittale senza un’adeguata motivazione.
3. Mancanza di motivazione: Si contestava l’assenza di una specifica argomentazione da parte della Corte d’Appello riguardo alla ritenuta recidiva qualificata, in particolare sull’accresciuta pericolosità sociale desumibile dai precedenti penali.

Le contestazioni sulla prova del concorso nel reato

La seconda ricorrente, proprietaria e conducente del veicolo, contestava la valutazione della prova a suo carico, sostenendo la mancanza e la contraddittorietà della motivazione. A suo dire, non vi era alcun elemento per affermare che avesse ricevuto la merce rubata o che avesse consapevolmente aiutato il coimputato. La sua condotta si sarebbe limitata a guidare l’auto in cui erano stati caricati i beni, un’azione considerata neutra e non sufficiente a provare il concorso in ricettazione.

La Decisione della Corte di Cassazione: Ricorsi Inammissibili

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha esaminato separatamente i motivi, giungendo a conclusioni nette. Per la seconda ricorrente, i motivi sono stati giudicati meramente reiterativi delle doglianze già esposte in appello e volti a una rivalutazione del merito, preclusa in sede di legittimità. La Corte territoriale, secondo gli Ermellini, aveva logicamente argomentato la sua responsabilità basandosi su elementi di fatto non controversi, come la titolarità e la conduzione del veicolo usato per trasportare la refurtiva.

Per quanto riguarda il primo ricorrente, la Corte ha smontato ogni motivo:
1. Sulla questione costituzionale: La Corte ha ritenuto la questione manifestamente infondata, aderendo a un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il divieto di prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva qualificata è una scelta del legislatore non manifestamente irragionevole né arbitraria.
2. Sulla dosimetria della pena: Il motivo è stato dichiarato inammissibile perché non era stato sollevato nel giudizio d’appello, configurandosi come un motivo ‘nuovo’. Inoltre, è stato ritenuto infondato nel merito, poiché la pena base era stata di fatto fissata vicino al minimo edittale.
3. Sulla motivazione della recidiva: Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile per mancanza di confronto specifico con la sentenza impugnata. La Corte d’Appello aveva motivato, seppur sinteticamente, apprezzando un precedente specifico e recente per giustificare l’aumentata pericolosità sociale dell’imputato.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza due principi fondamentali del processo penale. Il primo riguarda i limiti del giudizio di legittimità: la Cassazione non è un terzo grado di merito e non può rivalutare le prove, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. I ricorsi che si limitano a riproporre le stesse questioni di fatto già respinte in appello sono destinati all’inammissibilità. Il secondo principio attiene alla recidiva qualificata: la Corte conferma la piena legittimità costituzionale del divieto di prevalenza delle attenuanti generiche, sottolineando come tale norma rappresenti una precisa scelta legislativa volta a sanzionare più aspramente chi, nonostante precedenti condanne, persevera nella commissione di reati.

Quando le attenuanti generiche possono prevalere sulla recidiva qualificata?
Secondo la sentenza, in linea con l’art. 69, comma quarto, del codice penale, le circostanze attenuanti generiche non possono mai essere ritenute prevalenti sulla recidiva qualificata di cui all’art. 99, comma quarto, c.p. La Corte ha giudicato questa regola costituzionalmente legittima.

Per provare il reato di ricettazione, è necessaria una condanna definitiva per il reato presupposto?
No. La Corte chiarisce che per dimostrare la provenienza illecita dei beni non è necessaria una sentenza di condanna passata in giudicato per il reato presupposto (es. il furto). È sufficiente che il giudice del processo per ricettazione ne ritenga la sussistenza in via incidentale, sulla base di argomenti logici e prove acquisite.

Per quali ragioni un motivo di ricorso per Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
La sentenza evidenzia diverse cause di inammissibilità: quando il motivo è ‘nuovo’, cioè non è stato presentato nel precedente grado di giudizio; quando è meramente reiterativo delle doglianze di merito già respinte; quando manca di specificità, ovvero non si confronta puntualmente con le argomentazioni della sentenza che si intende impugnare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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