Recidiva Qualificata: Quando i Precedenti Diversi Pesano sulla Condanna
L’applicazione della recidiva qualificata rappresenta uno degli aspetti più delicati del diritto penale, poiché incide direttamente sull’entità della pena inflitta. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i criteri con cui i giudici possono valutare la pericolosità sociale di un imputato basandosi anche su precedenti penali per reati di natura diversa. Analizziamo insieme questa importante decisione.
I Fatti del Caso
Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo condannato per il reato continuato di illecita detenzione di cocaina. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado e riconoscendo l’ipotesi lieve per alcuni episodi, aveva confermato la condanna, applicando l’aggravante della recidiva qualificata.
L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, contestando proprio la motivazione relativa all’applicazione di tale aggravante. Secondo la difesa, non erano stati adeguatamente valutati gli elementi a sostegno di un aumento di pena legato ai suoi precedenti.
La Decisione della Corte di Cassazione sulla recidiva qualificata
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella compiuta dai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il suo compito è verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.
Nel caso di specie, i giudici hanno ritenuto che la motivazione della Corte territoriale, sebbene sintetica, fosse completa e logicamente coerente. Le censure presentate dalla difesa sono state interpretate come una richiesta, non consentita, di una nuova e più favorevole lettura degli elementi probatori, un’operazione preclusa in sede di cassazione.
Le Motivazioni della Sentenza
Il punto centrale delle motivazioni della Corte risiede nella validità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello per giustificare la recidiva qualificata. La Corte territoriale aveva valorizzato i numerosi precedenti penali dell’imputato, che includevano reati di natura diversa come tentata estorsione continuata, danneggiamento ed evasione, commessi in un arco temporale ravvicinato (tra il 2018 e il 2021).
Secondo i giudici di merito, la nuova condanna per detenzione di stupefacenti, sommata a questo quadro, dimostrava un’accresciuta pericolosità sociale del soggetto. Le precedenti vicende giudiziarie non avevano evidentemente sortito alcun effetto deterrente, rendendo necessario un inasprimento della pena ai sensi dell’art. 99 del codice penale.
La Cassazione ha confermato che questa valutazione rientra pienamente nel potere discrezionale del giudice di merito, il quale ha correttamente collegato la pluralità dei reati commessi a un giudizio negativo sulla personalità e sulla proclività a delinquere dell’imputato. Di conseguenza, la decisione di applicare l’aggravante è stata ritenuta immune da vizi di legittimità.
Conclusioni
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla pericolosità sociale ai fini dell’applicazione della recidiva qualificata non è un mero automatismo, ma il risultato di un’analisi complessiva della storia criminale del reo. I giudici possono e devono considerare anche precedenti per reati di natura diversa se, nel loro insieme, delineano un profilo di persistente illegalità e una mancanza di risposta positiva ai precedenti provvedimenti sanzionatori. Per gli imputati, ciò significa che ogni condanna pregressa, a prescindere dalla sua natura, può contribuire a un trattamento sanzionatorio più severo per futuri reati, qualora sia ritenuta sintomatica di una maggiore pericolosità sociale.
Quando può essere applicata la recidiva qualificata?
Può essere applicata quando i precedenti penali di un soggetto, anche se relativi a reati di natura diversa, dimostrano una sua accresciuta pericolosità sociale e l’inefficacia deterrente delle precedenti condanne.
La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito la decisione di un giudice inferiore sull’applicazione della recidiva?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione dei fatti. Il suo ruolo è limitato a controllare la correttezza giuridica e la coerenza logica della motivazione adottata dal giudice di merito, senza entrare nel merito della sua valutazione.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende. La sentenza impugnata diventa definitiva.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8948 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8948 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 17/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME COGNOME nato a FIRENZE il 09/01/1976
avverso la sentenza del 05/04/2024 della CORTE APPELLO di FIRENZE
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che COGNOME NOME NOME – imputato del reato continuato di illecita detenzione di cocaina – propone ricorso per cassazione avverso la sentenza del 05/04/2024, con cui la Corte d’Appello di Firenze ha parzialmente riformato (riconoscendo per alcuni episodi l’ipotesi lieve di cui al comma 5, rideterminando conseguentemente il trattamento sanzionatorio, e confermando nel resto) la sentenza di condanna emessa con rito abbreviato dal G.u.p. del Tribunale di Pistoia, deducendo vizio di motivazione con riferimento all’applicazione della recidiva qualificata;
ritenuto che la Corte territoriale abbia espresso, sul punto, una valutazione sintetica ma compiuta, valorizzando i plurimi precedenti a carico per reati diversi (estorsione tentata continuata, danneggiamento, evasione) nell’arco temporale compreso tra il 2018 e il 2021, e ritenendo che, con la condanna per le illecite detenzioni di stupefacente unificate dalla continuazione, la pericolosità del ricorrente risulti accresciuta, con conseguente necessità di inasprimento della pena ai sensi dell’art. 99 cod. pen., per l’assenza di effetti deterrenti da parte de precedenti vicende giudiziarie;
ritenuto che, in tale argomentato contesto, le censure difensive si risolvano in una non consentita sollecitazione di questo Collegio ad una diversa e più favorevole lettura degli elementi acquisiti, e che debba perciò emettersi una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle Ammende
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.
Così deciso in Roma, il 17 gennaio 2025
Il Presidente