LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva penale: quando non sussiste per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna che riteneva sussistente la recidiva penale basandosi solo sul fatto che l’imputato avesse commesso il nuovo reato mentre era sottoposto a una misura cautelare per un fatto analogo. La Corte ha chiarito che per la recidiva penale non basta il dato formale di una precedente condanna, ma è necessaria una motivazione specifica sulla maggiore pericolosità sociale del soggetto, che non può essere desunta automaticamente dalla violazione di una misura cautelare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Penale: La Cassazione Annulla la Condanna per Motivazione Insufficiente

La corretta valutazione della recidiva penale è un pilastro fondamentale del diritto sanzionatorio, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena e sulla concessione di benefici. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 21565/2025, ha offerto un importante chiarimento sui presupposti necessari per la sua configurabilità, sottolineando che non ogni ricaduta nel reato giustifica automaticamente un aggravamento della sanzione. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Processo: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Ragusa nei confronti di un imputato per un reato legato agli stupefacenti (art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990). La pena inflitta era di 10 mesi di reclusione e 1.800 euro di multa.

Successivamente, la Corte di appello di Catania, pur riconoscendo una circostanza attenuante, aveva solo parzialmente riformato la sentenza. I giudici d’appello avevano infatti confermato la sussistenza della recidiva penale contestata all’imputato, limitandosi a giudicarla equivalente all’attenuante concessa e rideterminando la pena in 8 mesi di reclusione e 1.500 euro di multa.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi della Difesa

Insoddisfatta della decisione, la difesa dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione, articolando tre motivi principali:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge: Si contestava la sussistenza stessa della recidiva, sostenendo che mancassero i presupposti applicativi.
2. Errata valutazione del bilanciamento: La difesa riteneva che, anche ammettendo la recidiva, questa dovesse essere subvalente rispetto all’attenuante, e non solo equivalente.
3. Mancato riconoscimento della sospensione condizionale: Si lamentava il diniego del beneficio della sospensione condizionale della pena.

La Valutazione della Recidiva Penale secondo la Cassazione: Analisi della Sentenza

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Il cuore della decisione risiede nella critica alla motivazione con cui la Corte d’Appello aveva confermato la recidiva.

Il Principio Formale e Sostanziale della Recidiva

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la recidiva penale non è un automatismo. Essa richiede la compresenza di due elementi:

* Elemento formale: L’esistenza di una precedente condanna definitiva per un delitto non colposo, anteriore alla commissione del nuovo reato.
* Elemento sostanziale: La nuova condotta delittuosa deve essere espressione di una ‘più accentuata pericolosità sociale’ del reo. Questo non è un dato presunto, ma deve essere accertato in concreto dal giudice attraverso ‘sicuri indici sintomatici’.

L’Errore della Corte d’Appello

Nel caso di specie, la Corte di Catania aveva giustificato la sussistenza della recidiva richiamando un unico dato: l’imputato aveva commesso il reato ‘durante la violazione della misura cautelare relativa ad analogo reato’.

Per la Cassazione, questo elemento, seppur ‘inquietante’ e indicativo della gravità del fatto, non è di per sé un fattore idoneo a fondare il giudizio sulla sussistenza della recidiva. I giudici di legittimità hanno specificato che la violazione di una misura cautelare è un fatto diverso e non può sostituire l’analisi richiesta dalla legge per accertare la maggiore riprovevolezza e pericolosità che la recidiva presuppone.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha censurato la sentenza impugnata per insufficienza di motivazione e violazione di legge. I giudici territoriali non hanno indicato quali fossero gli specifici ‘indici sintomatici’ della maggiore pericolosità dell’imputato, limitandosi a un riferimento normativamente non idoneo. La motivazione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta viziata perché fondata su elementi di giudizio insufficienti a sostenere la valutazione operata.

Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza limitatamente al punto sulla recidiva, rinviando il caso ad un’altra sezione della Corte di appello di Catania. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare la questione, verificando se esistano elementi effettivamente rivelatori e normativamente significativi per confermare o escludere la recidiva. Tale valutazione sarà decisiva anche per il trattamento sanzionatorio e per la possibile concessione della sospensione condizionale della pena.

Le Conclusioni

Questa pronuncia riafferma l’importanza di una valutazione rigorosa e individualizzata della recidiva penale. La Corte di Cassazione ha chiarito che non si può ricorrere a scorciatoie motivazionali. La pericolosità sociale che giustifica un aumento di pena deve emergere da un’analisi concreta e approfondita della condotta e della personalità del reo, non da automatismi legati a circostanze, pur gravi, come la violazione di misure cautelari. La decisione rappresenta un importante monito per i giudici di merito a motivare in modo puntuale e conforme ai principi di diritto ogni aspetto che incide sulla libertà personale dell’imputato.

Commettere un reato mentre si è sottoposti a una misura cautelare per un fatto simile dimostra automaticamente la recidiva penale?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questo fatto, pur essendo grave, non è di per sé sufficiente a fondare il giudizio sulla sussistenza della recidiva. È necessario che il giudice accerti in concreto la maggiore pericolosità sociale del soggetto attraverso specifici indici sintomatici.

Quali sono i presupposti essenziali per la configurabilità della recidiva?
La recidiva richiede due presupposti. Uno formale: l’esistenza di una precedente condanna definitiva per un delitto non colposo prima della commissione del nuovo reato. Uno sostanziale: la nuova condotta deve essere espressione di una accentuata pericolosità sociale, da dimostrare con una motivazione specifica.

Qual è stato l’esito finale della decisione della Corte di Cassazione?
La Corte ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto relativo all’accertamento della recidiva. Ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte di appello, che dovrà riesaminare la questione attenendosi ai principi di diritto enunciati, valutando nuovamente anche la pena e la possibile concessione della sospensione condizionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati