LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva ostativa e bilanciamento: Cassazione annulla

Un soggetto condannato per rapina ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha confermato la sua responsabilità penale, ritenendo inammissibili le critiche sulla valutazione delle prove. Tuttavia, ha annullato la sentenza limitatamente alla pena inflitta. La Corte d’Appello aveva infatti erroneamente applicato la disciplina della “recidiva ostativa”, ignorando una recente sentenza della Corte Costituzionale che ne ha dichiarato l’illegittimità parziale, impedendo così un corretto bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti. Il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio sulla pena.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Ostativa: la Cassazione annulla la pena e rinvia alla Corte d’Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di rapina aggravata, offrendo importanti chiarimenti sui limiti del giudizio di legittimità e, soprattutto, sull’impatto di una fondamentale pronuncia della Corte Costituzionale in materia di recidiva ostativa. La Suprema Corte ha confermato la condanna per quanto riguarda la responsabilità dell’imputato, ma ha annullato la decisione sulla pena, ravvisando un errore di diritto nell’applicazione di una norma parzialmente dichiarata incostituzionale.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una rapina commessa ai danni di una coppia di anziani all’interno del loro camper, parcheggiato in un’area di sosta. L’imputato, condannato sia in primo che in secondo grado, era stato ritenuto colpevole di aver partecipato al reato con il ruolo di ‘palo’.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha presentato ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. Insussistenza del reato e vizi procedurali legati all’identificazione dell’imputato, ritenuta basata su elementi puramente suggestivi.
2. Violazione del principio dell'”oltre ogni ragionevole dubbio”, contestando la valutazione delle prove (testimonianze, video, assenza di perizia antropometrica).
3. Errata determinazione della pena, con specifico riferimento al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche come prevalenti sulle aggravanti.

La Decisione della Cassazione sulla Responsabilità

La Suprema Corte ha dichiarato i primi due motivi di ricorso manifestamente infondati e generici. I giudici hanno sottolineato come le decisioni dei due tribunali di merito (Tribunale e Corte d’Appello) fossero giunte alla medesima conclusione sulla colpevolezza (‘doppia conforme’) attraverso una motivazione logica e coerente, priva di vizi giuridici.

Il ricorso, su questo punto, si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte nei gradi precedenti, tentando di ottenere dalla Cassazione un nuovo giudizio sui fatti. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non un ‘terzo grado di merito’. Il suo compito non è rivalutare le prove, ma verificare che i giudici precedenti abbiano applicato correttamente la legge e motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

Il Punto Cruciale: l’impatto della Consulta sulla recidiva ostativa

Il terzo motivo di ricorso, relativo alla determinazione della pena, è stato invece accolto. La Corte d’Appello aveva negato una valutazione più favorevole nel bilanciamento delle circostanze, ritenendosi vincolata dalla presenza di una recidiva ostativa (prevista dall’art. 99, comma 4, c.p.). Secondo l’art. 69, quarto comma, del codice penale, tale aggravante impediva al giudice di considerare le attenuanti come prevalenti.

Qui risiede l’errore di diritto. La Cassazione ha evidenziato che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 141 del 2023 (pubblicata mesi prima della decisione d’appello impugnata), aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale parziale del citato art. 69, quarto comma, c.p. La Consulta ha stabilito che il divieto di prevalenza delle attenuanti non può operare in modo assoluto, restituendo al giudice la discrezionalità di valutare caso per caso.

La Corte d’Appello, pronunciandosi a dicembre 2023, ha erroneamente applicato una norma non più pienamente in vigore, basando la sua decisione su un presupposto giuridico errato. Questo errore ha viziato il processo formativo della volontà del giudice, impedendogli di effettuare quella riflessione sul bilanciamento tra attenuanti e aggravanti che la pronuncia della Consulta aveva reso nuovamente possibile.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta. Da un lato, la responsabilità penale dell’imputato è ormai irrevocabile, poiché le censure mosse dalla difesa erano inammissibili, in quanto miravano a un riesame del merito precluso in sede di legittimità. Dall’altro, la determinazione della pena è risultata viziata da un chiaro errore di diritto. La Corte d’Appello ha applicato un automatismo preclusivo (il divieto di prevalenza imposto dalla recidiva ostativa) che la Corte Costituzionale aveva già rimosso. Questo ha compresso illegittimamente il potere discrezionale del giudice di merito nel commisurare la pena alla gravità del fatto e alla personalità del reo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio. La questione della responsabilità è chiusa e definitiva. Il caso torna ora a una diversa sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà procedere a un nuovo giudizio esclusivamente sulla pena. I nuovi giudici dovranno attenersi al principio stabilito dalla Cassazione e, quindi, effettuare un nuovo e corretto bilanciamento delle circostanze, liberi dal vincolo della recidiva ostativa dichiarato incostituzionale. Ciò potrebbe tradursi in una riduzione della pena per l’imputato.

Perché la condanna per rapina è stata confermata?
La condanna è stata confermata perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che i motivi di ricorso sulla responsabilità fossero un tentativo di ridiscutere i fatti e la valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità. Le decisioni dei giudici di primo e secondo grado sono state considerate logiche e ben motivate.

Cos’è la ‘recidiva ostativa’ e perché è stata decisiva in questo caso?
La ‘recidiva ostativa’ è una forma qualificata di recidiva che, secondo la vecchia formulazione della legge, impediva al giudice di ritenere le circostanze attenuanti prevalenti su questa aggravante. È stata decisiva perché la Corte d’Appello ha basato il suo rigetto di una pena più mite proprio su questa regola, senza considerare che era stata parzialmente dichiarata incostituzionale.

Qual è l’esito finale della sentenza della Cassazione?
La sentenza viene annullata parzialmente. La colpevolezza dell’imputato è dichiarata irrevocabile. Tuttavia, il calcolo della pena deve essere rifatto da una diversa sezione della Corte d’Appello, la quale dovrà applicare i principi più favorevoli stabiliti dalla Corte Costituzionale e procedere a un nuovo bilanciamento delle circostanze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati