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Recidiva nel biennio e prova: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per una violazione del Codice della Strada. La Corte ha confermato che per provare la recidiva nel biennio, che impedisce la depenalizzazione del reato, non è necessario un documento che attesti la definitività della precedente violazione amministrativa. È sufficiente un elemento di prova, mentre spetta all’imputato dimostrare di aver contestato la sanzione precedente. Inoltre, è stata esclusa l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dei precedenti penali dell’imputato e della natura non occasionale della sua condotta.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva nel Biennio e Prova: La Cassazione detta le Regole

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito importanti chiarimenti sulla prova della recidiva nel biennio ai fini della depenalizzazione e sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale, definendo con precisione gli oneri probatori a carico delle parti in procedimenti relativi a violazioni seriali.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per un reato previsto dal Codice della Strada. La condanna, emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte di Appello, prevedeva una pena di due mesi di arresto e 3.500 euro di ammenda. La Corte territoriale aveva tenuto conto della recidiva specifica nel biennio, dato che l’imputato aveva commesso una violazione amministrativa identica meno di due anni prima.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali:
1. La mancata prova della definitività della precedente violazione amministrativa.
2. L’errata esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. La mancata declaratoria di prescrizione del reato.

La Prova della Recidiva nel Biennio secondo la Cassazione

Il punto centrale della decisione riguarda il primo motivo di ricorso. L’imputato sosteneva che, per escludere la depenalizzazione del reato prevista dal D.Lgs. 8/2016, fosse necessaria la prova documentale che l’accertamento della precedente violazione amministrativa fosse divenuto definitivo.

La Suprema Corte ha rigettato questa tesi, dichiarando il motivo manifestamente infondato. Richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale, i giudici hanno affermato che per la prova della recidiva nel biennio non è necessario produrre un’attestazione formale della definitività dell’illecito pregresso. È invece sufficiente fornire un elemento di prova dell’esistenza di tale violazione. A questo punto, l’onere di allegazione si sposta sul ricorrente: spetta a lui dimostrare di aver presentato un ricorso contro quella sanzione o una richiesta di oblazione che non sia stata respinta. In assenza di tale allegazione, il giudice può correttamente ritenere accertata la violazione precedente e, di conseguenza, la recidiva.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte di Cassazione ha ritenuto che la Corte di Appello avesse correttamente escluso l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La decisione si fonda su due elementi chiave:
* Il comportamento non occasionale: L’imputato era già incorso nella medesima violazione, dimostrando una tendenza a ripetere l’illecito e non un episodio isolato.
* I precedenti penali: L’imputato risultava gravato da numerosi altri precedenti penali, un fattore che, secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite, è ostativo al riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile. Le doglianze sono state ritenute generiche e aspecifiche, poiché non si confrontavano in modo critico e argomentato con la logica e congrua motivazione della sentenza impugnata. L’impugnazione, secondo la Corte, si limitava a prospettare tesi ermeneutiche in palese contrasto con il dato normativo e con la giurisprudenza di legittimità consolidata.

In sintesi, l’ordinanza riafferma che un ricorso per cassazione, per superare il vaglio di ammissibilità, deve assolvere alla sua funzione tipica, che è quella di una critica puntuale e ragionata alla sentenza oggetto di gravame, e non una mera riproposizione di tesi già respinte o un’astratta enunciazione di principi.

Conclusioni

Questa pronuncia offre due importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida il principio secondo cui la prova della recidiva amministrativa nel biennio non richiede formalismi eccessivi, alleggerendo l’onere della pubblica accusa e ponendo a carico del reo l’onere di dimostrare eventuali contestazioni. In secondo luogo, ribadisce che l’istituto della particolare tenuità del fatto non è un beneficio accessibile a chiunque, ma è strettamente legato all’occasionalità della condotta e all’assenza di una ‘storia criminale’ significativa. La decisione, pertanto, funge da monito sull’importanza di non sottovalutare le violazioni amministrative, che possono avere conseguenze significative in un successivo procedimento penale.

Come si prova la recidiva nel biennio ai fini della depenalizzazione?
Non è necessario produrre un documento formale che attesti la definitività della precedente violazione amministrativa. È sufficiente un elemento di prova della violazione stessa; spetta poi all’imputato l’onere di dimostrare di averla contestata.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non si applica quando il comportamento non è ritenuto occasionale, come nel caso di chi ha già commesso la stessa violazione, e quando l’imputato ha numerosi precedenti penali a suo carico.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se le doglianze sono generiche e aspecifiche, cioè se non si confrontano in modo critico e argomentato con le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limitano a riproporre tesi astratte o già respinte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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