LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva: motivazione apparente annulla la sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna a causa di una motivazione insufficiente riguardo l’applicazione della recidiva. I giudici hanno stabilito che il riferimento a una generica ‘incapacità di autocontrollo’ dell’imputato costituisce una motivazione apparente e tautologica, non sufficiente a giustificare l’aggravante. Per applicare la recidiva, è necessaria un’analisi concreta del legame qualificato tra i reati passati e quello attuale, che dimostri una maggiore pericolosità sociale. La causa è stata rinviata alla Corte di Appello per una nuova valutazione del trattamento sanzionatorio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Motivazione Apparente: La Cassazione Annulla la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29725 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: l’applicazione della recidiva. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: l’aumento di pena per la recidiva non può essere automatico, ma deve basarsi su una motivazione specifica e concreta da parte del giudice, che non si limiti a formule generiche. In caso contrario, come avvenuto nel caso di specie, la motivazione si considera ‘apparente’ e la sentenza va annullata.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal GUP presso il Tribunale di Foggia e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Bari. L’imputato era stato condannato alla pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione per il reato di cui agli articoli 81 e 513-bis del codice penale (turbata libertà dell’industria o del commercio, in continuazione). Contro questa decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, una violazione di legge e un vizio di motivazione riguardo all’applicazione della recidiva e all’aumento di pena per la continuazione.

Il Principio Giuridico sulla Recidiva Facoltativa

Il cuore della questione risiede nella natura della recidiva facoltativa. La giurisprudenza consolidata, richiamata ampiamente dalla Corte, stabilisce che il giudice ha il dovere di motivare specificamente sia quando afferma sia quando esclude la sussistenza di questa aggravante. Il giudizio sulla recidiva non deve riguardare una generica ‘pericolosità’ del soggetto, ma deve valutare la gravità del nuovo reato alla luce dei precedenti.

È necessario che esista una ‘relazione qualificata’ tra i crimini passati e quello attuale, che indichi una maggiore attitudine a delinquere e una più accentuata colpevolezza. Il giudice deve verificare se la reiterazione del reato sia sintomo effettivo di una personalità incline al delitto, considerando elementi come:

* La natura dei reati;
* La distanza temporale tra i fatti;
* Il grado di offensività delle condotte;
* L’omogeneità tra i crimini.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché la Motivazione era Apparente

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo la motivazione della Corte di Appello sulla recidiva meramente ‘apparente’. I giudici di merito si erano limitati a richiamare la sentenza di primo grado, la quale giustificava la recidiva sulla base di un generico ‘effettivo legame tra l’illecito e le precedenti violazioni’, definendo l’imputato ‘non incline al rispetto delle prescrizioni’ e ‘incapace di autocontrollo’.

Secondo la Cassazione, questa è una motivazione tautologica e una clausola di stile. Affermare che un soggetto che commette un nuovo reato sia ‘incapace di autocontrollo’ è un’argomentazione che potrebbe valere per qualsiasi caso di reiterazione criminosa. Un simile ragionamento renderebbe l’applicazione della recidiva facoltativa un automatismo, svuotando di significato la discrezionalità che la legge affida al giudice. Una motivazione è ‘apparente’ quando, pur esistendo, è priva di specifici momenti esplicativi e non permette di comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Suprema Corte ha stabilito che la motivazione fornita non rispondeva ai requisiti minimi di esistenza, completezza e logicità. L’assenza di un’analisi critica concreta degli elementi di fatto e di diritto ha reso la decisione incomprensibile e, di fatto, immotivata. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata limitatamente al trattamento sanzionatorio. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte di Appello di Bari, che dovrà procedere a un nuovo esame, fornendo una motivazione adeguata e specifica sulla sussistenza o meno dei presupposti per l’applicazione della recidiva.

Quando una motivazione sulla recidiva è considerata ‘apparente’?
Una motivazione è ‘apparente’ quando si basa su clausole di stile, argomentazioni di puro genere o asserzioni tautologiche, senza un esame critico degli elementi di fatto e di diritto. Ad esempio, quando non spiega in concreto perché il nuovo reato sia sintomo di una maggiore pericolosità del reo in relazione ai suoi precedenti.

È sufficiente affermare che l’imputato è ‘incapace di autocontrollo’ per giustificare la recidiva?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un tale riferimento è una motivazione tautologica, poiché ogni forma di recidiva potrebbe essere astrattamente ricondotta a una incapacità di autocontrollo. Questo ragionamento renderebbe l’applicazione dell’aggravante automatica, mentre la legge richiede una valutazione discrezionale e specifica da parte del giudice.

Qual è la conseguenza di una motivazione apparente sulla recidiva?
La conseguenza è l’annullamento della sentenza limitatamente alla parte che riguarda la determinazione della pena (trattamento sanzionatorio). Il processo viene rinviato a un altro giudice che dovrà riesaminare la questione e fornire una motivazione completa e logica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati