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Recidiva: l’obbligo di motivazione del giudice

La Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d’Appello per omessa motivazione sulla recidiva. L’imputata, condannata per tentata rapina, aveva contestato la mancata esclusione della recidiva, ma la corte di merito non si era pronunciata. La Suprema Corte ha ribadito che il giudice deve sempre motivare su questo punto, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Obbligo di Motivazione: La Cassazione Annulla la Sentenza del Giudice ‘Silente’

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 19136/2024) riafferma un principio fondamentale del diritto processuale penale: il giudice d’appello ha il dovere di rispondere a ogni specifico motivo di gravame, specialmente quando riguarda elementi cruciali come la recidiva. L’omissione di tale valutazione costituisce un vizio di motivazione che porta all’annullamento della sentenza. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere come e perché la motivazione del giudice sia una garanzia essenziale per l’imputato.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per tentata rapina in concorso emessa dal Tribunale di Bologna. La Corte di Appello, pur dichiarando prescritti altri reati minori, confermava la responsabilità dell’imputata per la tentata rapina, rideterminando la pena. La difesa, non soddisfatta della decisione, presentava ricorso in Cassazione basato su tre motivi principali. Il fulcro della questione, tuttavia, risiedeva nel secondo motivo, che lamentava sia il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche sia, e soprattutto, l’omessa esclusione della recidiva.

Analisi del Ricorso e della questione sulla Recidiva

Il ricorso per Cassazione articolava diverse censure:
1. L’illegittimo utilizzo di prove raccolte a carico di un coimputato la cui posizione era stata definita separatamente.
2. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e la mancata esclusione della recidiva.
3. Il diniego dei benefici di legge.

La Suprema Corte ha rapidamente liquidato il primo e il terzo motivo come inammissibili, ritenendoli una generica riproposizione di argomenti già correttamente respinti in appello o infondati alla luce dei precedenti penali dell’imputata. L’attenzione si è quindi concentrata sul secondo motivo, che presentava una duplice problematica.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha operato una distinzione netta all’interno del secondo motivo di ricorso. Da un lato, ha ritenuto legittima la decisione della Corte d’Appello di negare le attenuanti generiche. I giudici di merito avevano infatti motivato tale diniego sulla base dei precedenti penali specifici e della mancata dimostrazione di una presa di coscienza da parte dell’imputata, una valutazione che rientra nel potere discrezionale del giudice di merito se adeguatamente argomentata.

Dall’altro lato, la Cassazione ha accolto pienamente la doglianza relativa all’omessa valutazione della recidiva. La sentenza d’appello era risultata completamente silente su questo punto, nonostante fosse stato oggetto di uno specifico motivo di gravame. Questo ‘silenzio’ costituisce un grave vizio di motivazione. Il giudice non può ignorare una richiesta della difesa; ha l’obbligo di prenderla in esame e di fornire una risposta motivata, sia essa di accoglimento o di rigetto. Il fatto che il provvedimento impugnato non contenesse alcuna argomentazione in merito ha reso impossibile per la Cassazione verificare la correttezza del ragionamento seguito, imponendo l’annullamento della sentenza su quel punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente alla questione della recidiva. Ha disposto un rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Bologna, che dovrà riesaminare il caso e pronunciarsi specificamente sulla richiesta di esclusione della recidiva, motivando adeguatamente la propria decisione. Il resto della sentenza, inclusa l’affermazione di responsabilità per la tentata rapina, è diventato definitivo. Questa pronuncia ribadisce che l’obbligo di motivazione non è un mero formalismo, ma una componente essenziale del giusto processo, garantendo che ogni decisione che incide sulla libertà personale sia trasparente e controllabile.

Può un giudice ignorare un motivo specifico di appello presentato dall’imputato?
No. La sentenza chiarisce che il giudice ha l’obbligo di pronunciarsi su ogni specifico motivo di gravame. Il silenzio su un punto sollevato dalla difesa costituisce un vizio di motivazione che può portare all’annullamento della decisione.

Perché la motivazione sulla recidiva è così importante?
La recidiva è una circostanza aggravante che incide direttamente sulla determinazione della pena, potendo comportare un aumento significativo. Pertanto, la decisione di applicarla o escluderla deve essere sempre supportata da una motivazione chiara e specifica.

Cosa succede quando la Cassazione annulla una sentenza ‘con rinvio’?
Significa che la sentenza impugnata viene cancellata, ma solo per la parte viziata. Il caso torna a un giudice di grado inferiore (in questo caso, un’altra sezione della Corte d’Appello) che dovrà emettere una nuova decisione limitatamente al punto indicato dalla Cassazione, attenendosi ai principi di diritto da essa stabiliti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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