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Recidiva: la valutazione del giudice e le motivazioni

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, ribadendo un principio fondamentale sulla valutazione della recidiva. I giudici di legittimità hanno confermato che per riconoscere la recidiva non è sufficiente considerare la gravità dei reati precedenti o l’arco temporale, ma è necessaria una valutazione concreta del rapporto tra i vecchi e i nuovi fatti. Tale analisi, basata sull’art. 133 c.p., deve accertare se la condotta passata indichi una perdurante inclinazione a delinquere che ha influenzato la commissione del nuovo reato.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: Non Basta la Gravità dei Precedenti, Serve una Valutazione Concreta

La valutazione della recidiva nel diritto penale non è un mero automatismo matematico basato sui precedenti penali di un imputato. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che i giudici di merito devono andare oltre la semplice constatazione dei reati passati, compiendo un’analisi approfondita e concreta. Questa decisione sottolinea l’importanza di un giudizio che verifichi l’effettiva persistenza di una inclinazione a delinquere.

Il Caso in Esame: Un Ricorso Contro l’Applicazione della Recidiva

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua colpevolezza e l’applicazione dell’aggravante della recidiva. L’unico motivo di doglianza sollevato dalla difesa verteva proprio sulla sussistenza di tale aggravante, ritenendola ingiustificata.

Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente motivato la sua decisione, limitandosi a un generico riferimento ai precedenti. La difesa sosteneva che per applicare la recidiva fosse necessario un esame più specifico, che nel caso di specie sarebbe mancato.

La Valutazione della Recidiva Secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, qualificandolo come “manifestamente infondato”. I giudici hanno colto l’occasione per riaffermare un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità: la valutazione sulla recidiva non può basarsi unicamente sulla gravità dei fatti pregressi o sulla loro collocazione temporale.

Il giudice ha il dovere di esaminare in concreto, sulla scorta dei criteri guida forniti dall’articolo 133 del codice penale (relativo alla gravità del reato e alla capacità a delinquere del colpevole), il nesso che lega il nuovo reato alle condanne precedenti. L’obiettivo è capire se, e in che misura, la condotta criminale passata sia sintomatica di una “perdurante inclinazione al delitto” che abbia agito come fattore criminogeno per la commissione del nuovo reato posto sotto giudizio.

Le Motivazioni della Decisione

Nel motivare la propria decisione, la Cassazione ha evidenziato come il giudice di merito avesse, in realtà, operato correttamente. La sentenza impugnata faceva specifico riferimento a precedenti “recenti e specifici”, dimostrando di aver condotto quella valutazione concreta richiesta dalla legge. Non si trattava, quindi, di un’applicazione automatica dell’aggravante, ma di una conclusione logica derivante dall’analisi del percorso criminale dell’imputato.

Il ricorso è stato quindi giudicato manifestamente infondato perché non si confrontava con la corretta applicazione dei principi giurisprudenziali da parte della Corte d’Appello. L’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la contestazione della recidiva richiede argomentazioni solide e specifiche. Per la difesa, non è sufficiente lamentare genericamente la presenza di precedenti lontani nel tempo o di lieve entità. È necessario, invece, dimostrare l’assenza di un collegamento sintomatico tra i reati passati e quello attuale, argomentando che i primi non rivelano una attuale e persistente tendenza a delinquere. La decisione riafferma la discrezionalità del giudice di merito, purché esercitata attraverso una motivazione logica e aderente ai criteri normativi, incentrata sulla personalità del reo e sul suo rapporto con il crimine.

Come deve essere valutata la recidiva da un giudice?
Un giudice non può basare la sua valutazione solo sulla gravità dei reati precedenti o sul tempo trascorso. Deve analizzare concretamente, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale, il rapporto tra il nuovo reato e le condanne passate per stabilire se queste indichino una persistente inclinazione al delitto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché l’unico motivo, che contestava la sussistenza della recidiva, è stato giudicato “manifestamente infondato”. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice di merito aveva applicato correttamente i principi di diritto, valutando i precedenti specifici e recenti dell’imputato.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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