LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva: la Cassazione valuta la pericolosità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro l’applicazione della recidiva. I giudici hanno confermato che la valutazione della pericolosità si basa sulla storia criminale e sull’ininterrotta dedizione a commettere reati, ritenendo irrilevanti i successivi cambiamenti di vita dell’imputata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Pericolosità Sociale: La Cassazione Fa il Punto

L’applicazione della recidiva nel diritto penale rappresenta un tema delicato, che bilancia la necessità di punire più severamente chi reitera i reati con la valutazione della concreta pericolosità sociale del soggetto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 18549/2024) offre importanti chiarimenti su come questi elementi debbano essere ponderati, sottolineando che la valutazione deve ancorarsi al passato criminale dell’imputato e non ai suoi eventuali, successivi, cambiamenti di vita.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona che ha proposto ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello, la quale aveva confermato la sua responsabilità penale e l’applicazione dell’aggravante della recidiva. La difesa della ricorrente contestava tale applicazione, sostenendo che non si fosse tenuto conto di un successivo cambiamento nelle abitudini di vita e della collaborazione fornita attraverso dichiarazioni spontanee. La tesi difensiva mirava a dimostrare un affievolimento della pericolosità sociale, tale da rendere ingiustificata l’applicazione di un trattamento sanzionatorio più severo.

La Decisione della Corte e la valutazione della recidiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse basata su un apparato argomentativo solido e coerente, pienamente in linea con i principi che governano la materia.

La Suprema Corte ha avallato la posizione dei giudici di merito, secondo cui la sussistenza della recidiva era stata correttamente desunta da due fattori cruciali:

1. L’ininterrotta dedizione della persona a commettere reati analoghi a quello per cui si procedeva.
2. Le plurime condanne subite in passato, anche in epoca recente.

Questi elementi, secondo la Corte, dimostravano in modo inequivocabile che le precedenti sanzioni non avevano avuto alcun effetto deterrente nei confronti dell’imputata.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nel principio secondo cui la pericolosità sociale, ai fini dell’applicazione della recidiva, deve essere valutata al momento della commissione del nuovo delitto. La Corte ha spiegato che le condotte precedenti e la loro continuità nel tempo rivelano un “incremento di pericolosità progressivo”.

Di conseguenza, l’asserito successivo cambiamento delle abitudini di vita e la collaborazione processuale sono stati considerati irrilevanti per questa specifica valutazione. Sebbene tali comportamenti possano avere un peso in altre fasi, come quella dell’esecuzione della pena, non possono cancellare la pericolosità dimostrata dalla catena di reati commessi. La logica del legislatore e della giurisprudenza è quella di sanzionare più aspramente chi, nonostante le precedenti condanne, dimostra una persistente inclinazione a violare la legge penale, manifestando così una maggiore colpevolezza e pericolosità.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale in tema di recidiva: la sua applicazione non è un automatismo, ma il risultato di un giudizio sulla personalità e sulla storia criminale dell’imputato. Tuttavia, tale giudizio deve basarsi su elementi oggettivi e pregressi, come la natura e la frequenza dei reati commessi. La decisione della Cassazione chiarisce che la valutazione della pericolosità non può essere influenzata da comportamenti postumi al reato, riaffermando la funzione della recidiva come strumento per adeguare la pena alla gravità della condotta di chi persevera nel crimine, ignorando gli avvertimenti del sistema giudiziario.

Un cambiamento nello stile di vita dopo aver commesso un reato può escludere l’applicazione della recidiva?
No. Secondo questa ordinanza, la valutazione della pericolosità ai fini della recidiva si fonda sulla condotta criminale passata e sulla situazione al momento della commissione del nuovo reato. I cambiamenti successivi sono considerati irrilevanti per questa specifica valutazione.

Cosa si intende quando si afferma che le precedenti condanne non hanno avuto ‘effetto deterrente’?
Significa che le pene già scontate non sono state sufficienti a scoraggiare la persona dal commettere nuovi reati, dimostrando una persistente inclinazione a delinquere e una maggiore pericolosità sociale.

Quali sono le conseguenze pratiche della dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati