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Recidiva: la Cassazione e la motivazione in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9508/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata contro la contestazione della recidiva. La Corte ha stabilito che il giudice d’appello, in qualità di giudice del merito, ha il pieno potere di integrare la motivazione della sentenza di primo grado e di riconoscere la sussistenza della recidiva basandosi sui precedenti penali e sulla pericolosità manifestata dall’imputata. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: Il Potere del Giudice d’Appello di Integrare la Motivazione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto penale: la valutazione della recidiva nel giudizio di appello. La pronuncia chiarisce l’ampiezza dei poteri del giudice di secondo grado, confermando la sua facoltà di integrare e rafforzare la motivazione della sentenza precedente riguardo la pericolosità sociale dell’imputato.

Il Caso: Un Ricorso contro l’Aggravante della Recidiva

Il caso in esame trae origine dal ricorso presentato da un’imputata avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. L’unico motivo di contestazione sollevato dalla difesa riguardava il riconoscimento della recidiva, un’aggravante che comporta un aumento della pena per chi commette un nuovo reato dopo una condanna definitiva. La ricorrente sosteneva, in sostanza, che la Corte d’Appello non avesse correttamente motivato la sussistenza di tale circostanza.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Recidiva

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo gli Ermellini, la doglianza della ricorrente non teneva conto della natura e dei poteri del giudice d’appello. La decisione sottolinea un principio fondamentale: il giudizio di secondo grado non è una mera revisione formale della prima sentenza, ma un esame completo del merito della vicenda processuale.

Le Motivazioni: L’Autonomia del Giudice d’Appello

Il cuore della motivazione dell’ordinanza risiede nel ruolo del giudice d’appello quale “giudice del merito”. In questa veste, egli ha il potere non solo di riesaminare le prove e i fatti, ma anche di integrare la motivazione del giudice di prime cure. La Corte di Cassazione ha specificato che il giudice d’appello può legittimamente riconoscere la sussistenza della recidiva basandosi su due elementi chiave:

1. I precedenti penali: L’analisi del casellario giudiziale dell’imputato è un fattore determinante.
2. La maggiore pericolosità: La valutazione della pericolosità sociale manifestata dall’imputato attraverso la commissione del nuovo delitto per cui si procede.

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che la Corte d’Appello aveva puntualmente seguito questo iter logico-giuridico, rendendo la sua valutazione sulla recidiva immune da censure di legittimità. Pertanto, il ricorso, basato su una contestazione generica, è stato ritenuto privo di fondamento.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce un principio consolidato, ma con importanti implicazioni pratiche. Chi intende impugnare una sentenza per la contestazione della recidiva deve essere consapevole che una critica generica non è sufficiente. È necessario individuare vizi specifici nella motivazione del giudice d’appello, poiché quest’ultimo gode di ampia autonomia nel valutare i precedenti e la pericolosità dell’imputato. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso, inoltre, comporta conseguenze economiche significative per il ricorrente, ovvero la condanna al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Suprema Corte con un’impugnazione palesemente infondata.

Può il giudice d’appello riconoscere la recidiva anche se il giudice di primo grado non l’ha motivata ampiamente?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice d’appello, essendo giudice del merito, ha il potere di integrare la motivazione della sentenza di primo grado e riconoscere autonomamente la sussistenza della recidiva.

Su quali basi il giudice d’appello può fondare la sua valutazione sulla recidiva?
Il giudice può basare la sua valutazione sui precedenti penali dell’imputato e sulla maggiore pericolosità sociale che emerge dal delitto per cui si sta procedendo.

Quali sono le conseguenze di un ricorso in Cassazione sulla recidiva dichiarato inammissibile?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, per aver proposto un ricorso manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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