LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva: la Cassazione conferma la pena aumentata

Un uomo condannato per evasione ha visto la sua pena aumentata in appello a causa della recidiva. Ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che i suoi precedenti fossero datati. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la molteplicità dei precedenti e il breve lasso di tempo tra i reati dimostrano una maggiore pericolosità, giustificando sia l’aumento di pena per la recidiva sia il diniego delle attenuanti generiche.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e attenuanti: i precedenti penali contano due volte?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 27096 del 2024, offre importanti chiarimenti sul concetto di recidiva e sulla sua influenza nel calcolo della pena. Il caso riguarda un imputato condannato per evasione, la cui pena è stata aumentata a causa dei suoi numerosi precedenti penali. La Corte ha stabilito che gli stessi elementi possono essere usati sia per applicare l’aggravante della recidiva sia per negare le circostanze attenuanti generiche, senza violare alcun principio giuridico.

I fatti di causa

Il Tribunale di primo grado aveva condannato un individuo per il reato di evasione. Pur riconoscendo la sussistenza della recidiva reiterata ed infraquinquennale, il giudice aveva applicato un aumento di pena di un terzo, anziché dei due terzi previsti dall’art. 99, comma 4, del codice penale.

Il Pubblico Ministero ha impugnato la sentenza, chiedendo una corretta applicazione della norma. La Corte d’Appello ha accolto l’impugnazione e ha rideterminato la pena, applicando l’aumento corretto in ragione della gravità della recidiva.

I motivi del ricorso e la contestazione della recidiva

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando due vizi principali:
1. Mancata disapplicazione della recidiva: Secondo la difesa, i precedenti penali erano datati e non indicavano una maggiore pericolosità sociale attuale, tale da giustificare l’aumento di pena.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello non avesse considerato la modesta offensività del fatto e l’ammissione di colpevolezza da parte dell’imputato.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha concluso chiedendo che il ricorso fosse dichiarato inammissibile.

La valutazione della Cassazione sulla recidiva

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno sottolineato che la valutazione sul trattamento sanzionatorio è un potere discrezionale del giudice di merito. Se la motivazione è logica e completa, come nel caso di specie, essa non è sindacabile in sede di legittimità.

La duplice valenza dei precedenti penali

Il punto centrale della sentenza risiede nella spiegazione della Corte d’Appello, pienamente condivisa dalla Cassazione. I giudici di merito hanno evidenziato la molteplicità dei precedenti a carico dell’imputato, tra cui ben tre specifici per lo stesso reato di evasione, e il breve lasso temporale tra la commissione dei vari reati. Questi elementi, nel loro insieme, dimostrano in modo inequivocabile una maggiore pericolosità dell’imputato.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha chiarito che queste considerazioni sono sufficienti a giustificare non solo l’applicazione dell’aumento di pena per la recidiva, ma anche il diniego delle circostanze attenuanti generiche. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta esente da vizi, in quanto basata su elementi concreti e pertinenti. La Cassazione ha inoltre richiamato un proprio precedente (sentenza n. 45623 del 2013), secondo cui uno stesso elemento fattuale, come i precedenti penali, può essere utilizzato per diverse valutazioni giuridiche (in questo caso, l’applicazione della recidiva e la negazione delle attenuanti) senza violare il principio del ne bis in idem.

Le conclusioni

Con questa pronuncia, la Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: la valutazione della pericolosità sociale di un imputato, basata sui suoi precedenti penali, ha un doppio effetto nel processo di commisurazione della pena. Da un lato, giustifica l’applicazione degli aumenti previsti per la recidiva; dall’altro, può legittimamente fondare la decisione di non concedere le attenuanti generiche, specialmente in assenza di elementi positivi di valutazione sulla condotta del reo. La decisione finale ha quindi comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando i precedenti penali giustificano l’applicazione della recidiva con aumento di pena?
Quando la loro molteplicità, la specificità (reati della stessa indole) e il breve lasso di tempo tra un reato e l’altro evidenziano una maggiore pericolosità sociale dell’imputato, come stabilito dalla Corte nel caso di specie.

Gli stessi precedenti penali possono essere usati sia per applicare la recidiva sia per negare le attenuanti generiche?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che un dato polivalente, come i precedenti penali, può essere utilizzato sotto differenti profili per distinti fini (applicazione della recidiva e negazione delle attenuanti) senza che ciò comporti una violazione del principio del ‘ne bis in idem’.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro, ritenuta equa, alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati