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Recidiva: la Cassazione annulla senza motivazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per spaccio di stupefacenti, limitatamente alla valutazione della recidiva. La Corte ha stabilito che i giudici d’appello hanno omesso di fornire una motivazione specifica sulla maggiore pericolosità sociale del condannato, un requisito essenziale per l’applicazione dell’aumento di pena legato alla recidiva, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva: la Cassazione ribadisce l’obbligo di motivazione per l’aumento di pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto penale: l’applicazione della recidiva facoltativa non può essere automatica, ma richiede una valutazione concreta e una motivazione specifica da parte del giudice. Il caso in esame, relativo a una condanna per spaccio di stupefacenti, ha portato all’annullamento della sentenza d’appello proprio per l’assenza di tale giustificazione, evidenziando come la semplice esistenza di precedenti penali non sia sufficiente a inasprire la pena.

I Fatti del Processo

Il procedimento nasce da una condanna emessa dal GUP del Tribunale di Lucca nei confronti di un uomo accusato di detenzione a fini di spaccio di cocaina e hashish. In primo grado, il giudice aveva riqualificato uno dei reati in una fattispecie meno grave (ex art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90) e aveva concesso le circostanze attenuanti generiche, ritenendole equivalenti alla contestata recidiva. La pena finale inflitta era stata di due anni e quattro mesi di reclusione e 6.000 euro di multa.

La difesa dell’imputato ha presentato appello e, a seguito della conferma della condanna da parte della Corte d’Appello di Firenze, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due vizi.

L’Appello e il Ricorso in Cassazione: i Motivi della Difesa

La difesa ha sollevato due questioni principali davanti alla Suprema Corte:
1. Un presunto vizio di motivazione sul mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, motivo ritenuto infondato dalla Cassazione poiché le attenuanti erano già state concesse in primo grado.
2. La violazione dell’art. 99 del codice penale e la totale assenza di motivazione riguardo alla mancata esclusione della recidiva infraquinquennale. Secondo il ricorrente, i giudici di merito non avevano condotto alcuna indagine concreta sulla sua effettiva e maggiore pericolosità sociale, limitandosi ad applicare l’aumento di pena in modo automatico.

La Valutazione sulla Recidiva: un Obbligo del Giudice

Il punto cruciale della decisione della Cassazione riguarda proprio la recidiva. La difesa ha correttamente sottolineato che il giudizio sulla recidiva non deve basarsi sulla semplice constatazione di precedenti penali. È necessario, invece, un’attenta valutazione che metta in relazione il nuovo reato con i precedenti, per stabilire se la nuova condotta delittuosa sia effettivamente sintomo di una ‘maggiore attitudine a delinquere’.

Questo orientamento, supportato anche da pronunce della Corte Costituzionale, impone al giudice di non limitarsi a un’applicazione meccanica, ma di esercitare il proprio potere discrezionale, motivando le ragioni per cui ritiene che la reiterazione del reato giustifichi un maggior intervento punitivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il secondo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno constatato che, nonostante la difesa avesse sollevato una specifica doglianza sul punto, la Corte d’Appello aveva completamente omesso di fornire una qualsiasi risposta sul tema della recidiva. Questo silenzio costituisce una violazione del principio secondo cui l’applicazione della recidiva facoltativa impone al giudice uno specifico onere motivazionale.

La Cassazione ha ricordato che è ius receptum, ovvero un principio consolidato, che il giudice debba verificare in concreto se la reiterazione dell’illecito sia sintomo effettivo di riprovevolezza e pericolosità dell’autore. Tale verifica deve tenere conto di vari parametri: la natura dei reati, la distanza temporale tra i fatti, il livello di omogeneità tra le condotte e ogni altro elemento utile a personalizzare il giudizio.

Nel caso specifico, i giudici di merito non hanno esplicitato le ragioni per cui hanno confermato la sussistenza della recidiva, entrata poi nel giudizio di bilanciamento con le attenuanti. Questa omissione ha reso la decisione illegittima su quel punto.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente alla valutazione della recidiva, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Firenze per un nuovo esame. Quest’ultima dovrà ora procedere a una valutazione concreta e motivata sulla sussistenza dei presupposti per l’applicazione della recidiva. La parte della sentenza relativa all’affermazione della responsabilità penale dell’imputato è invece diventata irrevocabile. Questa pronuncia rafforza la garanzia che ogni aumento di pena debba essere il risultato di un ragionamento esplicito e non di un automatismo, tutelando il principio di proporzionalità della sanzione.

Quando il giudice deve motivare l’applicazione della recidiva facoltativa?
Sempre. Secondo la Corte, l’applicazione della recidiva facoltativa impone al giudice un preciso onere motivazionale. Non basta la presenza di precedenti penali, ma occorre una verifica concreta che dimostri come la nuova condotta criminosa sia sintomo di una maggiore pericolosità sociale e capacità a delinquere del reo.

Cosa accade se la Corte d’Appello omette di rispondere a uno specifico motivo di ricorso?
L’omessa risposta su un motivo specifico, come avvenuto nel caso di specie per la recidiva, costituisce un vizio di motivazione che porta all’annullamento della sentenza sul punto contestato. Il giudice ha l’obbligo di esaminare e rispondere a tutte le censure sollevate dalla difesa.

L’annullamento della sentenza per un vizio sulla recidiva cancella la condanna per il reato?
No. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza solo ‘limitatamente alla valutazione della recidiva’. La parte della sentenza che accerta la responsabilità penale dell’imputato per i reati commessi è stata dichiarata irrevocabile. Il nuovo processo d’appello riguarderà esclusivamente il ricalcolo della pena in relazione alla recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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