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Recidiva guida senza patente: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per il reato di recidiva guida senza patente. La sentenza conferma che il reato si configura quando la seconda violazione avviene entro due anni da una sanzione amministrativa divenuta definitiva per lo stesso illecito. I giudici hanno escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa della reiterazione della condotta e dei precedenti dell’imputato, ritenendola indicativa di una non trascurabile offensività.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva guida senza patente: la Cassazione chiarisce quando è reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4152 del 2025, ha affrontato un caso di recidiva guida senza patente, fornendo importanti chiarimenti sui presupposti che trasformano un illecito amministrativo in un vero e proprio reato. La pronuncia ribadisce che la reiterazione della condotta nel biennio è l’elemento chiave per la configurabilità del reato, anche se la precedente violazione era solo di natura amministrativa.

I fatti di causa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta a un automobilista dalla Corte d’Appello di Napoli, che aveva confermato la sentenza di primo grado per il reato di guida senza patente con recidiva nel biennio. L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, basandolo su diversi motivi:

1. Vizio di procedura: Lamentava la nullità della notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello.
2. Violazione di legge: Sosteneva che non fosse stata adeguatamente provata la definitività della precedente sanzione amministrativa, elemento costitutivo della recidiva.
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
4. Eccessività della pena: Contestava la valutazione del trattamento sanzionatorio e il mancato riconoscimento di benefici di legge.

La recidiva nella guida senza patente: da illecito amministrativo a reato

A seguito della depenalizzazione operata con il D.Lgs. n. 8/2016, la guida senza patente non è più, di per sé, un reato. Lo diventa, però, in caso di recidiva guida senza patente, ovvero quando il soggetto commette la stessa violazione entro due anni dalla precedente.

La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: per integrare il reato, non è necessario che la prima violazione sia sfociata in una condanna penale. È sufficiente che vi sia stato un “accertamento definitivo” di natura amministrativa. Questo si verifica, ad esempio, quando una multa non viene impugnata nei termini di legge. La Corte ha ritenuto che la prova di tale definitività possa essere fornita anche attraverso il verbale di contestazione e la testimonianza dell’agente accertatore, unitamente alla mancata produzione da parte del ricorrente di prove contrarie (come un ricorso al Prefetto o al Giudice di Pace).

Le eccezioni procedurali respinte

La Suprema Corte ha dichiarato manifestamente infondato il motivo relativo al vizio di notifica. I giudici hanno spiegato che, anche se la notifica fosse stata irregolare, si sarebbe trattato di una nullità a regime intermedio. Questo tipo di nullità deve essere eccepita dalla difesa alla prima occasione utile, ovvero durante l’udienza d’appello. Poiché il difensore presente in udienza non ha sollevato alcuna obiezione, ha di fatto sanato il vizio, perdendo la possibilità di farlo valere in Cassazione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso in ogni suo punto. Oltre alle questioni procedurali, i giudici si sono soffermati sugli aspetti sostanziali.

In primo luogo, hanno confermato la corretta configurazione del reato di recidiva guida senza patente. La precedente contestazione amministrativa del 2019, divenuta definitiva per mancata opposizione, costituiva il presupposto valido per qualificare come reato la nuova violazione.

In secondo luogo, la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. (non punibilità per particolare tenuità del fatto) è stata respinta. La Corte ha osservato che la reiterazione di una condotta antidoverosa, unita alla circostanza che l’imputato era già incorso in un precedente specifico, sono elementi che ostano al riconoscimento della particolare tenuità. Tale comportamento, secondo i giudici, dimostra una non modesta offensività e una personalità non incline al rispetto delle regole, rendendo necessaria la sanzione penale.

Infine, anche le doglianze sulla misura della pena sono state giudicate infondate. La determinazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e, nel caso di specie, la sanzione applicata è stata ritenuta ampiamente giustificata sia dalla gravità della condotta sia dalla personalità dell’imputato, caratterizzata da precedenti penali specifici.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un importante principio: la recidiva guida senza patente è un reato che scatta automaticamente alla seconda violazione nel biennio, anche se la prima si è conclusa con una semplice sanzione amministrativa definitiva. La pronuncia sottolinea inoltre come la ripetizione della condotta illecita sia un fattore che aggrava la posizione del reo, precludendo l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e giustificando una pena più severa. Per gli automobilisti, il messaggio è chiaro: la prima sanzione per guida senza patente non va sottovalutata, poiché una seconda infrazione entro due anni avrà conseguenze di natura penale.

Quando la guida senza patente, ripetuta nel tempo, diventa reato?
La guida senza patente diventa reato quando la violazione viene commessa una seconda volta entro il termine di due anni da una precedente condanna penale o da un accertamento amministrativo divenuto definitivo per lo stesso fatto.

È possibile ottenere la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ in caso di recidiva nella guida senza patente?
No, la sentenza chiarisce che la reiterazione della condotta illecita e la presenza di precedenti specifici sono elementi che dimostrano una significativa offensività e ostacolano il riconoscimento della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Un errore nella notifica dell’atto di citazione in appello rende sempre nullo il processo?
No. Secondo la Corte, se l’errore non impedisce all’imputato di avere conoscenza dell’atto e la nullità non viene eccepita dal difensore alla prima udienza utile, il vizio si considera sanato e non può essere fatto valere successivamente in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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