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Recidiva guida senza patente: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per guida senza patente. La questione centrale riguardava la prova della recidiva guida senza patente, necessaria per configurare il reato dopo la depenalizzazione. La Corte ha stabilito che, non avendo sollevato la questione in appello, l’imputato non poteva presentarla per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Guida Senza Patente: Quando l’Illecito Diventa Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 4168 del 2025 offre un’importante lezione sulla recidiva guida senza patente e, soprattutto, sulle corrette modalità processuali per contestarla. A seguito della depenalizzazione, guidare senza patente non è sempre reato, ma lo diventa in caso di recidiva. Tuttavia, cosa succede se la prova di tale recidiva non viene contestata nei giusti tempi processuali? La Suprema Corte ha fornito una risposta netta: la questione non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale e successivamente della Corte d’Appello di Lecce per i reati di guida senza patente e porto di oggetti atti ad offendere. La condanna, confermata in secondo grado, consisteva in sei mesi di arresto e mille euro di ammenda. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua difesa su un unico motivo: l’avvenuta depenalizzazione del reato di guida senza patente.

Il Ricorso in Cassazione: la questione della recidiva guida senza patente

Il ricorrente sosteneva che, a seguito del D.Lgs. n. 8/2016, il reato previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada ha perso la sua rilevanza penale, trasformandosi in un illecito amministrativo. L’unica eccezione a questa regola è l’ipotesi della recidiva guida senza patente nel biennio. Su questo punto, la difesa ha argomentato che tale recidiva non era stata correttamente contestata nel corso del processo. Inoltre, ha sottolineato un principio fondamentale: per integrare la recidiva, non è sufficiente una mera contestazione precedente, ma è necessario che vi sia stato un accertamento definitivo della prima violazione, la cui prova spetta al pubblico ministero. Secondo la difesa, questa prova mancava nel caso di specie.

Le Motivazioni della Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, pur riconoscendo la correttezza del principio di diritto evocato dal ricorrente, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Gli Ermellini hanno richiamato la loro stessa giurisprudenza (sentenza n. 44905/2023), confermando che per escludere la depenalizzazione è necessario un accertamento definitivo della violazione precedente. Tuttavia, il punto cruciale della decisione risiede in un aspetto puramente processuale. La Corte ha rilevato che questa specifica censura – ovvero la mancata prova dell’accertamento definitivo della prima violazione – non era stata sollevata come motivo di appello. L’articolo 606, comma 3, del codice di procedura penale vieta di dedurre con il ricorso per cassazione questioni che non siano state proposte con i motivi di appello. Di conseguenza, avendo l’imputato sollevato la questione per la prima volta davanti alla Suprema Corte, il motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile.

Conclusioni: L’Importanza dei Motivi di Appello

La sentenza in esame ribadisce un principio processuale cardine: la strategia difensiva deve essere costruita e articolata sin dai primi gradi di giudizio. Sebbene un argomento legale possa essere fondato nel merito, la sua tardiva presentazione può renderlo inefficace. Nel caso della recidiva guida senza patente, la necessità di un accertamento definitivo è un valido strumento di difesa, ma deve essere eccepito nei tempi e modi corretti, ovvero nell’atto di appello. In caso contrario, come dimostra questa pronuncia, si perde l’opportunità di far valere le proprie ragioni, con la conseguenza che la condanna viene confermata non per l’infondatezza della tesi, ma per un vizio procedurale.

La guida senza patente è sempre un reato?
No. A seguito della depenalizzazione del 2016, la guida senza patente è di base un illecito amministrativo. Diventa un reato solo in caso di ‘recidiva nel biennio’, ovvero se la stessa violazione viene commessa una seconda volta entro due anni.

Cosa è necessario per dimostrare la recidiva che trasforma l’illecito in reato?
Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, non è sufficiente una precedente contestazione. È richiesto un ‘accertamento definitivo’ della prima violazione, e l’onere di fornire tale prova spetta al pubblico ministero.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile nonostante il principio legale sollevato fosse corretto?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la specifica questione sulla mancata prova dell’accertamento definitivo della recidiva non era stata sollevata nel precedente grado di giudizio (in appello). Secondo il codice di procedura penale, non è possibile presentare per la prima volta in Cassazione motivi che non sono stati oggetto dell’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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