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Recidiva facoltativa: quando si applica secondo la Corte

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per tentato furto. La decisione si concentra sulla corretta applicazione della recidiva facoltativa, giustificata dai numerosi precedenti penali della ricorrente, e sul diniego dell’attenuante del danno di speciale tenuità, data l’entità del valore sottratto (261 euro), ritenuto non irrisorio.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Facoltativa: Come i Precedenti Penali Influenzano la Pena

La valutazione della recidiva facoltativa rappresenta un momento cruciale nel processo penale, in cui il giudice è chiamato a decidere se inasprire la pena per chi commette un nuovo reato dopo una condanna. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su come i precedenti penali e la propensione a delinquere influenzino questa decisione. Il caso analizzato riguarda un tentato furto e la conferma, da parte dei giudici, della scelta di applicare la recidiva, nonostante le doglianze della difesa.

I fatti del caso

Il procedimento nasce dalla condanna di una persona per il reato di furto aggravato, successivamente riqualificato in tentato furto dalla Corte di Appello. La difesa dell’imputata decideva di ricorrere in Cassazione, contestando due specifici aspetti della sentenza di secondo grado: il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità (prevista dall’art. 62, n. 4 c.p.) e, soprattutto, l’applicazione della recidiva.

La difesa sosteneva che la Corte di Appello avesse errato nel valutare la pericolosità sociale della propria assistita, applicando un aumento di pena non giustificato dalla condotta specifica.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno confermato integralmente la valutazione operata dalla Corte territoriale, sia per quanto riguarda l’esclusione dell’attenuante, sia per l’applicazione della recidiva facoltativa.

Con questa pronuncia, la Corte ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, ribadendo la correttezza dell’operato dei giudici di merito.

Le motivazioni della decisione

L’ordinanza della Cassazione si sofferma su due principi cardine del diritto penale, offrendo una motivazione chiara e in linea con la giurisprudenza consolidata.

L’applicazione della recidiva facoltativa e la propensione a delinquere

Il punto centrale della decisione riguarda la recidiva facoltativa. I giudici hanno sottolineato che la Corte di Appello ha correttamente adempiuto al suo onere motivazionale. La scelta di applicare la recidiva era fondata su elementi concreti e pertinenti: l’imputata risultava gravata da ben nove precedenti penali, anche specifici.

Secondo la Cassazione, questa lunga sequenza di condanne, che non avevano prodotto alcun effetto dissuasivo, dimostrava una ‘chiara propensione a delinquere’. Il nuovo episodio di furto non era un fatto isolato, ma ‘la significativa prosecuzione di un già avviato processo delinquenziale’. Pertanto, i giudici hanno ribadito un principio importante: per motivare l’applicazione della recidiva facoltativa, è sufficiente una motivazione sintetica che dia conto di come la nuova condotta si inserisca in un percorso criminale persistente, rivelando una maggiore capacità a delinquere del reo.

L’esclusione dell’attenuante del danno di speciale tenuità

In merito al secondo motivo di ricorso, la Corte ha confermato che l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità non poteva essere concessa. Il valore della refurtiva, pari a 261 euro, è stato ritenuto un ‘importo non certo irrisorio’. La Corte ha ricordato che, per concedere tale attenuante, il pregiudizio economico deve essere lievissimo e quasi insignificante. La valutazione non deve tenere conto della capacità economica della persona offesa di sopportare il danno, ma del valore oggettivo del bene sottratto e degli eventuali ulteriori effetti pregiudizievoli.

Le conclusioni

Questa ordinanza della Corte di Cassazione rafforza due importanti principi. In primo luogo, l’applicazione della recidiva facoltativa non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione discrezionale del giudice basata sulla storia criminale del reo. Un numero elevato di precedenti specifici è un forte indicatore di una persistente propensione a delinquere e giustifica un trattamento sanzionatorio più severo. In secondo luogo, la pronuncia conferma la linea rigorosa della giurisprudenza riguardo all’attenuante del danno di speciale tenuità, che trova applicazione solo in casi di pregiudizio economico veramente esiguo, escludendo somme, come quella del caso di specie, di alcune centinaia di euro.

Quando un giudice può applicare la recidiva facoltativa?
Quando la nuova condotta criminale, valutata insieme ai precedenti specifici dell’imputato, rivela una maggiore capacità a delinquere e una chiara propensione a commettere reati, indicando che le condanne precedenti non hanno avuto alcun effetto dissuasivo.

Un danno di 261 euro può essere considerato di ‘speciale tenuità’?
No, secondo la Corte, un furto di 261 euro non costituisce un danno di valore economico pressoché irrisorio. Di conseguenza, non è sufficiente per concedere la relativa circostanza attenuante.

È necessaria una motivazione molto dettagliata per applicare la recidiva facoltativa?
No, la Corte ha stabilito che il dovere di motivazione è adempiuto anche con un’argomentazione succinta, a condizione che spieghi come la nuova condotta rappresenti la prosecuzione di un percorso criminale già avviato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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