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Recidiva facoltativa: motivazione valida e ricorso

La Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando la condanna con aggravante della recidiva facoltativa. La Corte ha ritenuto sufficiente la motivazione del giudice d’appello, basata sul numero e sulla specificità dei precedenti penali, nonostante l’ultimo reato risalisse a molti anni prima, considerandoli indice di una persistente pericolosità sociale.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Facoltativa: Come Valutare la Motivazione del Giudice

La valutazione della recidiva facoltativa rappresenta un punto cruciale nel diritto penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9925/2024) ha ribadito i principi fondamentali che guidano il giudice in questa delicata valutazione, chiarendo come anche precedenti penali datati possano giustificare l’applicazione dell’aggravante se adeguatamente motivati. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Ricorso contro l’Aggravante

Il caso ha origine dalla condanna di un imputato per il reato previsto dall’art. 493-ter del codice penale, aggravato da recidiva reiterata. La Corte d’Appello di Torino aveva confermato la sentenza di primo grado, ritenendo l’imputato responsabile.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, contestando principalmente un punto: l’errata applicazione della legge e la mancanza di motivazione riguardo alla sussistenza della recidiva. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello si era limitata a considerare il numero e la specificità dei precedenti penali, senza tenere conto che l’ultimo reato contro il patrimonio risaliva al 1997. Si lamentava, quindi, l’assenza di una valutazione concreta sull’effettiva incidenza di tali vecchi comportamenti sulla sua attuale inclinazione a delinquere.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione conferma la validità del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello e consolida un principio giurisprudenziale di notevole importanza pratica. Il ricorso è stato respinto perché la motivazione fornita dal giudice di secondo grado è stata ritenuta congrua, logica ed esaustiva, e quindi non soggetta al sindacato di legittimità della Cassazione.

L’Importanza della Motivazione sulla Recidiva Facoltativa

La Corte ha ricordato che, in tema di recidiva facoltativa, il giudice ha l’obbligo di fornire una motivazione specifica, sia che decida di applicarla, sia che decida di escluderla. Non basta un semplice riferimento ai precedenti. È necessario spiegare perché quei precedenti rendono il nuovo reato una ‘significativa prosecuzione di un processo delinquenziale già avviato’. Anche una motivazione sintetica può essere sufficiente, purché chiarisca le ragioni della decisione.

Le motivazioni: Perchè il Ricorso è Stato Ritenuto Inammissibile

Nel caso specifico, la Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva correttamente adempiuto al suo obbligo di motivazione. Nella sentenza impugnata, si era sottolineato come ‘il numero e la specificità dei precedenti’ dell’imputato fossero chiari indicatori di una ‘persistente pericolosità sociale’ e di una ‘accentuata capacità a delinquere’.

La Corte ha inoltre ritenuto logica e non censurabile la valutazione del giudice d’appello sull’irrilevanza della distanza temporale dell’ultimo reato contro il patrimonio (risalente al 1997). La motivazione, basata sulla persistenza di un profilo di pericolosità sociale, è stata considerata sufficiente a giustificare l’aggravante della recidiva facoltativa. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale: la valutazione della recidiva non è un automatismo legato alla mera esistenza di precedenti penali. È un giudizio qualitativo che deve essere ancorato a una motivazione concreta sulla pericolosità sociale attuale del reo. La sentenza chiarisce che la distanza temporale dai reati precedenti è un elemento da considerare, ma non è di per sé decisiva se altri fattori, come il numero e la natura dei crimini commessi in passato, indicano una tendenza a delinquere non superata. Per la difesa, ciò significa che contestare l’applicazione della recidiva richiede di argomentare non solo sulla ‘vecchiaia’ dei precedenti, ma anche sulla loro effettiva irrilevanza rispetto alla personalità attuale dell’imputato.

Quando è sufficiente la motivazione del giudice sulla recidiva facoltativa?
La motivazione è sufficiente quando, anche in modo sintetico, il giudice spiega perché la nuova condotta criminale rappresenta una significativa prosecuzione di un percorso delinquenziale già avviato, basandosi su elementi come il numero e la specificità dei precedenti per dimostrare una persistente pericolosità sociale.

La distanza temporale dall’ultimo reato esclude automaticamente la recidiva?
No. Secondo la sentenza, la distanza temporale dall’ultimo reato (nel caso di specie, risalente al 1997) non è di per sé un fattore decisivo. Il giudice può ritenerla irrilevante se altri elementi, come la gravità e la natura dei precedenti, dimostrano una capacità a delinquere ancora presente.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la parte che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa, anche al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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