LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva facoltativa: motivazione può essere implicita

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso, stabilendo che la motivazione per l’applicazione della recidiva facoltativa può essere implicita. È sufficiente che il giudice dia conto della pericolosità sociale dell’imputato e dell’intensità del suo dolo, senza una motivazione esplicita e separata. La Corte ha anche confermato che la recidiva incide sui termini di prescrizione e che per il reato di evasione è sufficiente il dolo generico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Facoltativa: Quando la Motivazione del Giudice Può Essere Implicita

L’applicazione della recidiva facoltativa richiede un onere motivazionale da parte del giudice, ma fino a che punto deve essere esplicito? Con l’ordinanza n. 13272/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante precisazione: la motivazione può anche essere implicita, purché dalla sentenza emergano chiaramente gli elementi che giustificano un trattamento sanzionatorio più severo, come la riprovevolezza della condotta e la pericolosità dell’autore del reato. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello, presentava ricorso in Cassazione lamentando tre principali vizi della sentenza. In primo luogo, sosteneva l’omessa dichiarazione di prescrizione del reato. In secondo luogo, contestava il riconoscimento della recidiva, ritenendola non adeguatamente motivata. Infine, asseriva la mancanza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo.

Il ricorrente era stato condannato per il reato di cui all’art. 385 del codice penale (evasione), per aver violato le prescrizioni impostegli, allontanandosi senza autorizzazione dal luogo di esecuzione di una misura restrittiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le doglianze sollevate dal ricorrente e condannandolo al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

L’applicazione della Recidiva Facoltativa

Il punto centrale della decisione riguarda la recidiva facoltativa. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: sebbene l’applicazione della recidiva richieda una motivazione, questa può essere adempiuta anche in modo implicito. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato la sua decisione facendo riferimento ai precedenti penali dell’imputato e all’intensità del dolo manifestato. Secondo la Cassazione, questa argomentazione, pur non essendo un’analisi esplicita e separata sulla recidiva, è sufficiente a dar conto dei requisiti di riprovevolezza e pericolosità che ne giustificano l’applicazione.

La Questione della Prescrizione e del Dolo

La Corte ha ritenuto manifestamente infondato anche il motivo relativo alla prescrizione. La contestazione della recidiva qualificata (ex art. 99, comma quarto, c.p.) ha comportato un allungamento dei termini di prescrizione. Di conseguenza, alla data della sentenza d’appello, il reato non era ancora estinto.

Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, i giudici hanno qualificato il motivo come generico. Hanno ricordato che il reato di evasione richiede unicamente il dolo generico, che consiste nella semplice consapevolezza di violare il divieto di allontanarsi. Non sono rilevanti i motivi specifici dell’agente o la sua intenzione di sottrarsi in modo definitivo alla misura.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione si fonda sulla distinzione tra onere motivazionale esplicito e implicito. Per la recidiva facoltativa, il giudice non è tenuto a redigere un paragrafo dedicato, se dal complesso della sua valutazione emergono le ragioni della scelta. La valutazione della “accresciuta pericolosità” può essere implicitamente desunta dalla descrizione dell’intensità del dolo o dall’analisi dei precedenti penali, elementi che il giudice di merito aveva considerato.

Questa interpretazione mira a un equilibrio tra la necessità di motivare le decisioni e l’esigenza di economia processuale, evitando formalismi superflui quando la ratio della decisione è comunque chiara e logicamente desumibile dal testo della sentenza.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma che la valutazione sulla recidiva è strettamente legata al profilo di pericolosità sociale del reo. Una motivazione che, seppur indirettamente, sottolinea la gravità della condotta e la personalità dell’imputato può legittimamente sostenere l’applicazione della recidiva facoltativa. Questa decisione rappresenta un utile promemoria per gli operatori del diritto: la sostanza della motivazione prevale sulla sua forma esteriore, a condizione che il percorso logico-giuridico seguito dal giudice sia trasparente e coerente.

Quando può essere applicata la recidiva facoltativa senza una motivazione specifica e separata?
La recidiva facoltativa può essere applicata senza una motivazione esplicita quando, dal complesso della sentenza, emergono implicitamente le ragioni che la giustificano, come la valutazione sulla riprovevolezza della condotta e sulla pericolosità sociale dell’autore del reato, desumibili ad esempio dall’analisi dei suoi precedenti penali o dall’intensità del dolo.

Quale tipo di dolo è necessario per configurare il reato di evasione (art. 385 c.p.)?
Per il reato di evasione è sufficiente il dolo generico. Ciò significa che è richiesta solo la consapevolezza e la volontà di violare il divieto di lasciare il luogo di esecuzione della misura senza autorizzazione, a prescindere dai motivi o dall’intenzione di sottrarsi definitivamente alla stessa.

In che modo la contestazione della recidiva influisce sui termini di prescrizione di un reato?
La contestazione di una recidiva qualificata, come quella prevista dall’art. 99, quarto comma, del codice penale, comporta un aumento dei termini di prescrizione. Questo significa che il tempo necessario perché il reato si estingua viene prolungato, posticipando la data di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati