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Recidiva facoltativa: motivazione implicita basta

Un soggetto condannato per furto ha impugnato la sentenza contestando l’applicazione della recidiva facoltativa. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che per il riconoscimento di tale aggravante non è necessaria una motivazione estesa. È sufficiente una valutazione, anche sintetica o implicita, che dimostri come il nuovo reato sia espressione di una persistente pericolosità sociale e di una prosecuzione del percorso criminale dell’imputato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva facoltativa: quando basta una motivazione sintetica

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18676/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: i requisiti di motivazione per l’applicazione della recidiva facoltativa. Questa decisione conferma un orientamento consolidato, secondo cui non è sempre necessaria una motivazione complessa e dettagliata, essendo sufficiente che il giudice dia conto, anche in modo sintetico, delle ragioni che lo portano a ritenere il nuovo reato un sintomo di una più spiccata pericolosità sociale.

Il caso in esame: un ricorso contro la recidiva

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto, confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge e un vizio di motivazione riguardo al riconoscimento della recidiva specifica, reiterata e infraquinquennale.

Secondo la difesa, i giudici di merito non avevano adeguatamente giustificato la scelta di applicare tale aggravante, limitandosi a un generico riferimento ai precedenti penali senza una valutazione approfondita.

La valutazione della Cassazione sulla recidiva facoltativa

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i principi che governano l’applicazione della recidiva facoltativa.

Motivazione sintetica ma sufficiente

Il punto centrale della decisione è che, in tema di recidiva facoltativa, l’obbligo di motivazione del giudice può essere adempiuto anche in modo implicito o con una argomentazione succinta. Ciò che conta è che dalla decisione emerga chiaramente che il nuovo reato non è un episodio isolato, ma si inserisce in un percorso delinquenziale già avviato. La motivazione deve far comprendere che la condotta rappresenta una “significativa prosecuzione” di un’inclinazione a delinquere.

La pericolosità sociale come elemento chiave

Nel caso specifico, la Corte d’Appello non si era limitata a elencare il “numero davvero elevatissimo di precedenti specifici”. Aveva, infatti, sottolineato come tali precedenti denotassero una “evidente pericolosità sociale del reo”, dedito in modo sistematico a commettere delitti contro il patrimonio. Il nuovo reato, quindi, non faceva altro che accentuare questo profilo di pericolosità. Questa valutazione, secondo la Cassazione, è pienamente conforme ai principi di diritto e costituisce una motivazione adeguata e sufficiente a giustificare l’applicazione dell’aggravante.

Le motivazioni

Le motivazioni alla base della decisione della Suprema Corte si fondano su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il giudice non ha l’obbligo di redigere un trattato sulla personalità dell’imputato ogni volta che applica la recidiva. L’essenziale è che la sua valutazione non sia apparente o meramente formale. Deve emergere un collegamento logico tra i precedenti penali e il nuovo reato, tale da giustificare un trattamento sanzionatorio più severo. Il riferimento alla sistematica commissione di reati della stessa indole e alla conseguente pericolosità sociale è stato ritenuto un argomento forte e sufficiente, che rende la motivazione del giudice di merito immune da censure di legittimità.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce che un ricorso basato sulla contestazione della recidiva ha poche possibilità di successo se la motivazione del giudice di merito, pur se sintetica, evidenzia la progressione criminale e la pericolosità dell’imputato. In secondo luogo, conferma che la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso manifestamente infondato comporta non solo la condanna alle spese processuali, ma anche il pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, in quanto il ricorrente è considerato in colpa per aver intrapreso un’impugnazione priva di serie possibilità di accoglimento.

Per applicare la recidiva facoltativa è sempre necessaria una motivazione dettagliata?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che può essere sufficiente anche una motivazione implicita o sintetica, purché dia conto del fatto che la nuova condotta è una prosecuzione significativa di un percorso delinquenziale già avviato.

Cosa deve dimostrare la motivazione del giudice sulla recidiva?
Deve evidenziare la pericolosità sociale del reo e come i suoi precedenti penali, uniti al nuovo reato, dimostrino una sua dedizione sistematica alla commissione di delitti, accentuando la sua pericolosità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza?
Oltre a rendere definitiva la condanna, comporta per il ricorrente l’obbligo di pagare le spese del procedimento e una somma di denaro (nel caso di specie, 3000 euro) a favore della cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un’impugnazione palesemente priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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