LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva facoltativa: la motivazione del giudice

Un individuo condannato per false dichiarazioni a pubblico ufficiale ha presentato ricorso in Cassazione, contestando l’applicazione della recidiva facoltativa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo valida e sufficiente la motivazione del giudice di merito. Quest’ultimo aveva correttamente evidenziato come i precedenti penali dell’imputato dimostrassero una crescente propensione a delinquere, rendendo il nuovo reato una prosecuzione del suo percorso criminale. La decisione conferma che per la recidiva facoltativa è necessaria una motivazione specifica, anche se sintetica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva Facoltativa: Quando la Propensione a Delinquere Giustifica la Pena

La valutazione della recidiva facoltativa rappresenta un momento cruciale nel processo penale, poiché incide direttamente sulla determinazione della pena. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 10064/2024) offre un importante chiarimento sui requisiti di motivazione che il giudice deve soddisfare per applicare tale aggravante. L’analisi del percorso criminale di un imputato diventa fondamentale per stabilire se un nuovo reato sia un episodio isolato o la continuazione di una tendenza a delinquere.

I Fatti del Caso in Esame

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale e successivamente della Corte d’Appello per il reato di falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla propria identità, ai sensi dell’art. 495 del codice penale. L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo di doglianza: la violazione di legge e il vizio di motivazione riguardo alla decisione dei giudici di merito di applicare la recidiva prevista dall’art. 99, quarto comma, del codice penale.

Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe adeguatamente giustificato la sua scelta, limitandosi a un’applicazione automatica dell’aggravante senza una reale valutazione della sua necessità nel caso specifico.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla Recidiva Facoltativa

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestatamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno stabilito che la Corte d’Appello ha operato una corretta applicazione dei principi giurisprudenziali in materia di recidiva facoltativa. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la motivazione fornita non era né assente né apparente.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella validazione del ragionamento seguito dal giudice di merito. La Corte ha sottolineato che, in tema di recidiva facoltativa, il giudice ha l’obbligo di fornire una specifica motivazione sia quando la applica, sia quando la esclude. Questo dovere si considera adempiuto quando la motivazione, anche se sintetica, dà conto del fatto che la condotta illecita per cui si procede rappresenta una “significativa prosecuzione di un processo delinquenziale già avviato”.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva valorizzato, attraverso l’esame delle precedenti condanne, come l’imputato avesse manifestato nel tempo una “crescente propensione a delinquere”. Questo elemento è stato ritenuto sufficiente a giustificare l’applicazione dell’aggravante. La decisione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale (citando Sez. 6, n. 56972 del 20/06/2018), secondo cui non è necessaria una motivazione prolissa, ma è indispensabile che emerga il collegamento logico tra i reati passati e quello attuale, a dimostrazione di una persistenza nel crimine.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: l’applicazione della recidiva facoltativa non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione discrezionale del giudice, che deve essere però esternata in una motivazione adeguata. Tale motivazione deve incentrarsi sulla personalità del reo, desunta dai suoi precedenti penali, e sulla loro capacità di indicare una tendenza a commettere nuovi reati. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, questa pronuncia conferma che la storia criminale di un individuo può legittimamente pesare sulla quantificazione della pena per un nuovo reato, a patto che il giudice spieghi chiaramente perché quel passato è rilevante nel presente.

Per applicare la recidiva facoltativa è sempre necessaria una motivazione del giudice?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudice è tenuto a fornire una specifica motivazione sia nel caso in cui decida di applicare la recidiva, sia nel caso in cui decida di escluderla.

Quali elementi deve contenere la motivazione per essere considerata valida?
La motivazione, anche se concisa, deve dimostrare che il nuovo reato non è un fatto isolato, ma costituisce la prosecuzione di un percorso criminale già avviato, evidenziando una crescente propensione a delinquere da parte dell’imputato basata sui suoi precedenti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Quando il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati