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Recidiva: errore del giudice annulla la sentenza

La Corte di Cassazione annulla una sentenza del Tribunale di Cremona per un errore nella valutazione della recidiva di un’imputata. Il giudice di merito aveva escluso la recidiva e concesso la sospensione condizionale della pena, ignorando due precedenti penali. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Sospensione della Pena: la Cassazione annulla per errore sui precedenti

Un’accurata valutazione dei precedenti penali dell’imputato è fondamentale per una giusta sentenza. La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ribadisce questo principio, annullando una decisione di primo grado viziata da un’errata analisi della recidiva e dalla conseguente, illegittima, concessione della sospensione condizionale della pena. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Cremona aveva condannato un’imputata per tentato furto pluriaggravato. Nel determinare la pena, il giudice aveva escluso la recidiva specifica che era stata contestata e, ritenendo le circostanze attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti, aveva concesso la sospensione condizionale della pena. La decisione si fondava sull’erroneo presupposto che l’imputata fosse sostanzialmente incensurata, ovvero priva di precedenti penali significativi.

Il Ricorso del Procuratore Generale e la questione della recidiva

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia ha impugnato la sentenza direttamente in Cassazione, sollevando due motivi principali:

1. Errata esclusione della recidiva: Il Procuratore ha evidenziato come il certificato penale dell’imputata riportasse due precedenti: una sentenza di assoluzione per particolare tenuità del fatto per un tentato furto del 2019 e una condanna del 2023 per indebito ottenimento del reddito di cittadinanza. Questi precedenti, secondo l’accusa, avrebbero dovuto portare al riconoscimento della recidiva contestata, e non alla sua esclusione.
2. Illegittima concessione della sospensione condizionale: Di conseguenza, anche la sospensione della pena era stata concessa erroneamente. Questo beneficio si basa su una prognosi favorevole circa il futuro comportamento del reo, prognosi che mal si conciliava con i precedenti penali ignorati dal primo giudice. Inoltre, la sentenza di condanna del 2023 aveva già concesso lo stesso beneficio.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso del Procuratore Generale pienamente fondato. Gli Ermellini hanno constatato che la decisione del Tribunale si basava su un palese errore di fatto: la presunta incensuratezza dell’imputata. Il certificato penale, al contrario, dimostrava l’esistenza di precedenti che il giudice di merito avrebbe dovuto attentamente considerare.

Questo errore ha avuto una doppia, e decisiva, conseguenza. In primo luogo, ha viziato la valutazione sulla recidiva, che è stata esclusa senza una corretta ponderazione della storia criminale della persona. In secondo luogo, ha inficiato la concessione della sospensione condizionale della pena, beneficio accordato proprio in virtù di uno stato di ‘fedina pulita’ che, nei fatti, non esisteva.

La Corte ha sottolineato che, nelle nuove valutazioni che dovrà compiere il giudice del rinvio, si dovrà tenere conto anche del fatto che un precedente beneficio della sospensione condizionale era già stato concesso con la sentenza di condanna del 2023, irrevocabile nel maggio dello stesso anno.

Le conclusioni e le implicazioni pratiche

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma limitatamente ai punti riguardanti la recidiva e la sospensione condizionale della pena. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Brescia, che dovrà procedere a una nuova valutazione.

Questa decisione riafferma un principio cruciale: il giudizio sulla personalità dell’imputato, essenziale per la determinazione della pena e la concessione di benefici, deve basarsi su un’analisi completa e corretta di tutti gli elementi a disposizione, primo fra tutti il certificato penale. Un errore in questa fase può compromettere la validità della sentenza, come dimostra chiaramente il caso in esame.

Un giudice può escludere la recidiva se l’imputato ha precedenti penali?
No, non può farlo basando la sua decisione sull’erroneo presupposto che l’imputato sia incensurato. Il giudice ha l’obbligo di valutare correttamente tutti i precedenti risultanti dal certificato penale prima di decidere sulla recidiva.

Quali sono le conseguenze di un’errata valutazione del certificato penale da parte del giudice?
Un’errata valutazione può portare all’annullamento della sentenza, come avvenuto in questo caso. Nello specifico, la decisione sulla recidiva e sulla sospensione condizionale della pena è stata invalidata e il caso è stato rinviato a un altro giudice per un nuovo esame.

La concessione della sospensione condizionale della pena dipende dalla ‘fedina penale’ dell’imputato?
Sì, la valutazione dei precedenti penali è un elemento fondamentale. La sentenza chiarisce che il beneficio era stato concesso sulla base di una ‘sostanziale incensuratezza’ che in realtà non esisteva, rendendo la concessione illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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