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Recidiva e spaccio: appello inammissibile

Un individuo ha impugnato una sentenza per spaccio di lieve entità, contestando la sanzione e il riconoscimento della recidiva. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sostenendo che le precedenti condanne e i procedimenti pendenti per reati simili dimostrano una ‘consapevole scelta criminale’ che giustifica pienamente la recidiva e la sanzione applicata.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Scelta Criminale: Quando l’Appello Diventa Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8199/2024, offre un importante chiarimento sulla valutazione della recidiva nel contesto dei reati legati agli stupefacenti. La decisione sottolinea come la ripetizione di condotte illecite, anche se di lieve entità, possa essere interpretata non come una semplice ricaduta, ma come una scelta deliberata che aggrava la posizione dell’imputato e può portare alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Roma per un reato di spaccio di lieve entità, ha presentato ricorso in Cassazione. I motivi dell’impugnazione erano focalizzati su due aspetti principali: la presunta eccessività del trattamento sanzionatorio e l’erronea applicazione della recidiva. L’appellante contestava, in sostanza, la valutazione dei giudici di merito che avevano tenuto conto dei suoi precedenti penali per determinare la pena.

La Decisione della Corte di Cassazione e il concetto di recidiva

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile per manifesta infondatezza. Secondo i giudici, la Corte d’Appello aveva correttamente motivato la sua decisione, basandosi su elementi oggettivi e inequivocabili.

La pena, pur se di poco superiore al minimo edittale previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (il cosiddetto ‘spaccio di lieve entità’), era giustificata dalla gravità non trascurabile del fatto, commesso in una zona notoriamente controllata da ambienti criminali per lo spaccio di droga. Questo contesto ha pesato nella valutazione della pericolosità della condotta.

Le Motivazioni

Il punto centrale della motivazione riguarda la recidiva. La Corte ha validato la decisione dei giudici di merito di considerarla sussistente. A sostegno di ciò, sono stati evidenziati non solo due precedenti condanne per reati analoghi commessi nel 2020 e 2021, ma anche l’esistenza di quattro ulteriori procedimenti penali in corso per violazioni identiche, sempre nel 2021.

Questo quadro complessivo, secondo la Cassazione, dimostra che il reato per cui si procedeva (commesso a fine 2022) non era una ‘ricaduta occasionale’. Al contrario, esso rappresentava l’espressione di una ‘consapevole scelta criminale’, sintomatica di una ‘maggiore capacità a delinquere’. In altre parole, la persistenza nel commettere lo stesso tipo di reato indica una precisa volontà di proseguire nell’attività illecita, il che giustifica un trattamento sanzionatorio più severo e il riconoscimento della recidiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio chiaro: la valutazione della recidiva non si basa solo su un calcolo matematico delle condanne precedenti, ma su un’analisi complessiva della condotta dell’imputato. La presenza di molteplici precedenti specifici e procedimenti pendenti può trasformare la percezione del reato da un episodio isolato a una scelta di vita criminale. Di conseguenza, un ricorso che non offre argomenti validi per contrastare questa logica valutazione dei fatti rischia di essere dichiarato inammissibile. Oltre al rigetto del ricorso, l’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, a conferma della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte di Cassazione ha stabilito che le motivazioni della Corte d’Appello, sia sulla lieve entità della pena che sulla sussistenza della recidiva, erano logiche e ben argomentate, senza vizi evidenti.

Come ha fatto la Corte a confermare la recidiva?
La Corte ha confermato la recidiva basandosi non solo su due precedenti condanne specifiche per reati simili (nel 2020 e 2021), ma anche sull’esistenza di altri quattro procedimenti in corso per violazioni identiche nel 2021. Questa sequenza di fatti è stata interpretata come una ‘consapevole scelta criminale’ e non una ricaduta occasionale.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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