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Recidiva e ruolo apicale: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per traffico internazionale di stupefacenti. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito sia sull’aggravante del ruolo apicale dell’imputato nell’organizzazione criminale, sia sulla corretta applicazione della recidiva, ritenuta sintomo di una spiccata e perdurante pericolosità sociale, nonostante la vetustà di alcuni precedenti penali.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Ruolo Apicale: la Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema della valutazione della recidiva e dell’aggravante del ruolo apicale nel contesto di un grave reato di traffico di stupefacenti. La pronuncia offre importanti spunti sui limiti del ricorso per cassazione, soprattutto quando le censure si concentrano su aspetti già ampiamente vagliati nei gradi di merito. Approfondiamo i dettagli del caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per una serie di reati legati al traffico di droga, commessi in concorso con altri. La Corte di appello di Torino aveva confermato la sentenza di primo grado, riconoscendo l’imputato colpevole e attribuendogli un ruolo di promotore e direttore dell’attività criminale, con l’applicazione di diverse aggravanti, tra cui la recidiva reiterata.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione lamentando tre principali vizi della sentenza impugnata:
1. Erronea applicazione dell’aggravante del ruolo apicale: secondo la difesa, non era stata adeguatamente provata la sua posizione di direzione e promozione rispetto agli altri concorrenti nel reato.
2. Errata valutazione della recidiva: si contestava la mancata esclusione della recidiva, sostenendo che i giudici non avessero considerato la vetustà e la non specificità dei precedenti penali, tra cui una vecchia condanna per omicidio.
3. Mancanza di motivazione sul trattamento sanzionatorio: la difesa riteneva la pena eccessiva e la motivazione fornita dai giudici generica e illogica.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni sua parte. Questa decisione implica che i giudici di legittimità non sono entrati nel merito delle questioni sollevate, ritenendo che il ricorso fosse privo dei requisiti necessari per essere esaminato. La Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Analisi della recidiva e dei motivi del ricorso

La Corte ha ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati e, in parte, generici. Per quanto riguarda l’aggravante del ruolo apicale, i giudici hanno osservato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte di appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione della sentenza impugnata. Le sentenze di merito, considerate una “doppia conforme”, avevano ampiamente dimostrato il ruolo centrale e nevralgico del ricorrente, basandosi su intercettazioni, dichiarazioni di coimputati e le stesse ammissioni dell’interessato.

La corretta applicazione della recidiva

Anche il motivo sulla recidiva è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ribadito che il giudizio sulla recidiva non è un automatismo, ma richiede una valutazione concreta della relazione tra i precedenti e il nuovo reato. Nel caso di specie, la Corte di appello aveva correttamente motivato, evidenziando come i gravi precedenti penali, inclusa una condanna a 15 anni per omicidio in concorso, dimostrassero una maggiore pericolosità sociale e una più spiccata colpevolezza. Il rientro nel circuito criminale, nonostante una lunga detenzione, è stato interpretato come un sintomo di una perdurante e consapevole inclinazione al delitto, giustificando pienamente il mantenimento della recidiva.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha basato la sua decisione di inammissibilità su consolidati principi giurisprudenziali. In primo luogo, ha sottolineato che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Le doglianze che mirano a una diversa valutazione delle prove o che ripropongono acriticamente le stesse censure già esaminate e respinte in appello sono considerate generiche e, quindi, inammissibili.

Sul tema della recidiva, la Corte ha ricordato che il giudice deve verificare se la reiterazione del reato sia “effettivo sintomo di riprovevolezza della condotta e di pericolosità del suo autore”. Questa valutazione deve tenere conto della natura dei reati, della distanza temporale e del grado di offensività. Nel caso in esame, i giudici di merito avevano compiuto questa analisi, concludendo che il nuovo delitto era espressione di una “maggiore capacità delinquenziale” e non un episodio occasionale, ma la prosecuzione di un percorso criminale già avviato.

Infine, per quanto riguarda la dosimetria della pena, la Cassazione ha ribadito che la sua determinazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Il controllo di legittimità è limitato ai casi di motivazione assente, manifestamente illogica o contraddittoria, vizi non riscontrati nella sentenza impugnata, che aveva adeguatamente parametrato la pena alla gravità dei fatti, alla personalità del reo e al suo ruolo verticistico.

Le Conclusioni

La sentenza in commento riafferma alcuni principi cardine del processo penale e del giudizio di legittimità. Insegna che un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve individuare vizi specifici di violazione di legge o di motivazione, e non può limitarsi a sollecitare una nuova e diversa lettura del materiale probatorio. Inoltre, chiarisce che la valutazione della recidiva è un giudizio complesso che non si fonda sulla mera esistenza di precedenti, ma sulla loro capacità di rivelare una più accentuata pericolosità sociale del reo, in relazione al nuovo reato commesso. La decisione conferma che una storia criminale significativa, anche se risalente, può essere legittimamente considerata un indicatore di una persistente inclinazione a delinquere, con conseguenze dirette sul trattamento sanzionatorio.

Come viene valutata la recidiva da un giudice?
La valutazione non è automatica. Il giudice deve verificare in concreto se la commissione di un nuovo reato, dopo una precedente condanna, sia sintomo di una maggiore pericolosità sociale e di una più accentuata colpevolezza dell’autore. Si considerano la natura dei reati, il tempo trascorso, il tipo di devianza e la personalità del reo.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando è generico, cioè si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello senza confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata, oppure quando mira a ottenere una nuova valutazione dei fatti, che è preclusa al giudice di legittimità.

Quando si applica l’aggravante del ruolo di promotore o direttore di un’attività criminale?
L’aggravante si applica quando è provato che un soggetto ha avuto un ruolo preminente nel concorso di persone, ideando, organizzando o dirigendo la commissione del reato. La prova può derivare da intercettazioni, dichiarazioni di altri imputati e dal complesso delle risultanze probatorie che delineano una posizione apicale e di coordinamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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