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Recidiva e ricorso generico: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una condanna per evasione. I motivi del ricorso sono stati giudicati generici, in particolare riguardo alla contestazione della recidiva. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano adeguatamente motivato la sussistenza della recidiva sulla base dei numerosi precedenti penali dell’imputato e del suo status di delinquente abituale, escludendo la prevalenza delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Ricorso Generico: La Cassazione Dichiara l’Inammissibilità

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi di ricorso possa condurre a una declaratoria di inammissibilità, specialmente quando si toccano temi complessi come la valutazione della recidiva. Con la sua decisione, la Corte di Cassazione ribadisce principi fondamentali del processo penale, sottolineando l’importanza di formulare censure specifiche e pertinenti contro le sentenze di merito. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per comprendere le ragioni che hanno portato alla condanna definitiva dell’imputato.

I Fatti del Caso: dall’Evasione al Ricorso in Cassazione

Il caso trae origine da una condanna per il reato di evasione, previsto dall’art. 385 del codice penale, confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello di Milano. L’imputato, non accettando la decisione, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente due aspetti: la mancata esclusione della recidiva e la mancata concessione delle attenuanti generiche in misura prevalente rispetto alla stessa recidiva. È importante notare che l’appello iniziale non contestava la responsabilità penale per il reato, ma si concentrava esclusivamente sulla riduzione della pena attraverso il gioco delle circostanze.

La Decisione della Corte: un Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su una valutazione critica dei motivi presentati dal ricorrente, giudicati privi dei requisiti minimi per poter essere esaminati nel merito.

Genericità dei Motivi e Ripetizione dell’Appello

Un primo punto cruciale evidenziato dai giudici è la genericità delle contestazioni. Il ricorso si limitava a criticare in modo vago le conclusioni dei giudici di merito sulla configurabilità del reato e sulla gestione della recidiva, senza sollevare specifiche questioni di legittimità. In pratica, il ricorrente si è limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, un approccio che non è consentito in sede di Cassazione, la quale non può riesaminare i fatti ma solo verificare la corretta applicazione della legge.

La Questione della Recidiva e delle Attenuanti

La Corte ha inoltre osservato che il motivo relativo alla “mancata concessione delle attenuanti generiche” era palesemente infondato, poiché tali attenuanti erano già state riconosciute dal Tribunale in primo grado. L’appello e il successivo ricorso miravano a ottenerne la prevalenza sulla recidiva, un obiettivo che, come vedremo, si scontrava con ostacoli sia fattuali che normativi.

Le Motivazioni: la Valutazione della Recidiva

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha confermato la correttezza della valutazione sulla recidiva operata dalla Corte d’Appello. Quest’ultima aveva evidenziato, con un ragionamento logico e ben fondato, che al momento del reato l’imputato aveva a suo carico:

* Numerosi precedenti penali per reati contro il patrimonio.
* Un precedente specifico per lo stesso tipo di reato.
* Plurime violazioni degli obblighi legati alla sorveglianza speciale.
* Precedenti per resistenza a pubblico ufficiale.
* Una dichiarazione di delinquenza abituale.

Questi elementi, secondo i giudici di merito, dimostravano una “maggiore capacità a delinquere” e una totale “insensibilità e noncuranza alle regole del vivere civile e alle prescrizioni dell’autorità”. Inoltre, la Corte ha ricordato che la prevalenza delle attenuanti generiche era legalmente impedita dall’art. 69, comma 4, del codice penale, rendendo la motivazione della Corte d’Appello “adeguata e insindacabile in sede di legittimità”.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida due importanti principi. In primo luogo, un ricorso per cassazione non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello, ma deve individuare vizi specifici di violazione di legge o di motivazione illogica nella sentenza impugnata. In secondo luogo, la valutazione sulla recidiva e sul bilanciamento con le attenuanti è un compito del giudice di merito che, se supportato da una motivazione logica e coerente con le prove, non può essere messo in discussione in Cassazione. La decisione finale di inammissibilità, con la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, serve da monito sull’importanza di un approccio tecnico e rigoroso nella redazione degli atti di impugnazione.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, si limitavano a contestare le conclusioni dei giudici senza sollevare specifiche questioni di diritto e, in sostanza, ripetevano le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello.

Come ha giustificato la Corte la conferma della recidiva?
La Corte ha confermato la recidiva basandosi sulla motivazione della Corte d’Appello, che aveva evidenziato i numerosi precedenti penali dell’imputato (anche specifici), le violazioni di misure di sorveglianza e la sua dichiarazione come delinquente abituale. Tali elementi sono stati ritenuti indicatori di una maggiore capacità a delinquere e di disprezzo per le regole.

Era possibile concedere la prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva?
No, in questo caso specifico non era possibile. La Corte ha sottolineato che la prevalenza delle attenuanti generiche era impedita da una specifica previsione di legge, l’articolo 69, comma 4, del codice penale, rendendo la decisione del giudice di merito corretta e non contestabile in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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