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Recidiva e procedibilità: effetti sul reato di danno

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19325/2024, ha stabilito che il giudizio di bilanciamento tra recidiva e attenuanti non modifica il regime di procedibilità di un reato. Nel caso specifico, un soggetto contestava la procedibilità d’ufficio del reato di danneggiamento, sostenendo che la dichiarazione di equivalenza della recidiva alle attenuanti generiche avrebbe dovuto rendere il reato perseguibile solo a querela di parte. La Corte ha rigettato questa tesi, affermando che il bilanciamento incide solo sulla pena e non annulla gli effetti della recidiva sulla procedibilità. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Procedibilità: Quando il Giudizio di Bilanciamento Non Cambia le Carte in Tavola

L’interazione tra recidiva e procedibilità è un tema tecnico ma dalle conseguenze pratiche enormi nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 19325 del 2024, torna a ribadire un principio fondamentale: il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti (come la recidiva) e attenuanti non modifica la natura del reato né il modo in cui esso deve essere perseguito. Analizziamo questa importante decisione per capire le sue implicazioni.

I fatti del processo

Il caso riguarda un individuo sottoposto a una misura alternativa alla detenzione, con permesso di allontanarsi da casa per motivi di lavoro. L’imputato, tuttavia, deviava dal percorso autorizzato per recarsi in un fondo agricolo, dove tagliava la rete di recinzione e tentava di rubare delle cassette di legno e dei limoni. L’azione non andava a buon fine per cause indipendenti dalla sua volontà.

Condannato in appello per evasione, tentato furto aggravato e danneggiamento, l’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, sollevando due questioni di diritto.

I motivi del ricorso: focus su recidiva e procedibilità

La difesa ha basato il ricorso su due argomenti principali:

1. Sulla qualificazione dell’evasione: Si sosteneva che l’allontanamento non costituisse il reato di evasione (art. 385 c.p.), ma una semplice trasgressione delle prescrizioni imposte.
2. Sulla procedibilità del danneggiamento: Questo è il punto centrale della decisione. La difesa argomentava che, poiché la Corte d’Appello aveva giudicato la recidiva (che rendeva il danneggiamento procedibile d’ufficio) come equivalente alle attenuanti generiche, il reato avrebbe dovuto tornare a essere perseguibile solo a querela della parte offesa.

La tesi difensiva, quindi, legava l’esito del giudizio di bilanciamento tra circostanze alla stessa procedibilità del reato, un’interpretazione che avrebbe potuto cambiare le sorti del processo per quel capo d’imputazione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, rigettando entrambe le argomentazioni con motivazioni chiare e in linea con la sua giurisprudenza consolidata.

Il principio sull’evasione

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito che la condotta di chi, pur autorizzato ad assentarsi durante gli arresti domiciliari, si allontana dal percorso consentito per commettere un altro reato, integra pienamente il delitto di evasione e non una semplice violazione delle prescrizioni. Questa condotta, infatti, tradisce la fiducia dell’ordinamento e dimostra una volontà di sottrarsi al controllo giudiziario.

Il principio fondamentale su recidiva e procedibilità

Sul secondo e più rilevante motivo, la Corte ha riaffermato un principio cardine del diritto penale. Il giudizio di bilanciamento previsto dall’art. 69 del codice penale è un’operazione che il giudice compie al solo fine di determinare la pena concreta da applicare. Stabilire che una recidiva qualificata è ‘equivalente’ o ‘subvalente’ rispetto a delle attenuanti serve a mitigare l’aumento di pena, ma non cancella l’esistenza giuridica della recidiva stessa.

In altre parole, la recidiva continua a produrre tutti gli altri effetti previsti dalla legge, inclusi quelli sul regime di procedibilità. Se la legge stabilisce che il danneggiamento commesso da un recidivo è procedibile d’ufficio, questa condizione non viene meno solo perché, in sede di calcolo della pena, la recidiva è stata ‘bilanciata’. La natura del reato e le condizioni per perseguirlo si cristallizzano al momento del fatto e non possono essere modificate a posteriori dal giudizio di bilanciamento.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame è un’importante conferma di un principio di certezza del diritto. La Corte di Cassazione ha chiarito, ancora una volta, che gli istituti del diritto penale hanno ambiti di applicazione distinti. Il giudizio di bilanciamento è uno strumento per la commisurazione della pena, non per alterare la struttura del reato o le sue condizioni di procedibilità. Questa decisione rafforza la prevedibilità delle conseguenze legali, stabilendo che gli effetti sostanziali e processuali di una circostanza come la recidiva rimangono intatti, indipendentemente dalle valutazioni finalizzate alla determinazione della sanzione.

Chi si allontana dal percorso autorizzato durante gli arresti domiciliari per commettere un reato, commette evasione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, questa condotta integra il delitto di evasione (art. 385 c.p.) e non una mera trasgressione delle prescrizioni, poiché dimostra la volontà di sottrarsi al controllo dell’autorità giudiziaria.

Se la recidiva viene dichiarata equivalente alle attenuanti, un reato come il danneggiamento diventa procedibile a querela?
No. La Corte ha stabilito che il giudizio di bilanciamento tra circostanze incide solo sul calcolo della pena, ma non elimina l’esistenza della recidiva né i suoi effetti sul regime di procedibilità. Se la recidiva rende il reato procedibile d’ufficio, tale condizione rimane invariata.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato ‘inammissibile’ dalla Cassazione?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché presenta vizi formali o perché i motivi sono ‘manifestamente infondati’, cioè palesemente privi di pregio giuridico. Questa decisione comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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