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Recidiva e prescrizione: l’impatto sul calcolo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6993/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso, chiarendo il rapporto tra recidiva e prescrizione. È stato stabilito che, ai fini del calcolo della prescrizione, la recidiva qualificata come circostanza ad effetto speciale è sempre rilevante e allunga i termini, anche quando viene considerata equivalente alle circostanze attenuanti nel giudizio di bilanciamento per la determinazione della pena.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo

Comprendere come interagiscono recidiva e prescrizione è fondamentale nel diritto penale, poiché da questo calcolo dipende l’estinzione o meno di un reato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6993 del 2025, ha fornito un chiarimento cruciale su questo tema, stabilendo che la recidiva, se ad effetto speciale, allunga sempre i termini di prescrizione, anche quando il suo peso viene ‘neutralizzato’ in sede di condanna. Analizziamo insieme la decisione e le sue importanti implicazioni.

I Fatti del Caso: Tentato Furto e la Posizione degli Imputati

Il caso trae origine da un tentato furto in un’abitazione. Tre persone erano coinvolte: una si era introdotta nell’appartamento, mentre le altre due fungevano da ‘palo’. In primo grado, tutti e tre gli imputati vennero condannati. La Corte d’Appello, tuttavia, ha parzialmente riformato la sentenza: ha assolto le due complici che fungevano da palo per la particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), considerando il loro minimo contributo e il fatto che il reato non era stato portato a termine.

Per l’imputata principale, invece, la condanna è stata confermata. A questa era stata contestata la recidiva, ma i giudici avevano operato un bilanciamento delle circostanze, ritenendo la recidiva ‘equivalente’ alle circostanze attenuanti generiche concesse.

Il Ricorso in Cassazione Basato sul Calcolo della Prescrizione

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per Cassazione sostenendo un’unica tesi: il reato si sarebbe dovuto dichiarare estinto per prescrizione. Secondo il ricorrente, dal momento che la recidiva era stata giudicata equivalente alle attenuanti, essa non avrebbe dovuto avere alcun effetto sul calcolo del tempo necessario a prescrivere. In pratica, la sua ‘neutralizzazione’ ai fini della pena avrebbe dovuto renderla irrilevante anche per il calcolo della prescrizione.

Le Motivazioni della Corte: Il Ruolo Indipendente di Recidiva e Prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, respingendo completamente la tesi difensiva. I giudici hanno ribadito un principio consolidato, basato sull’interpretazione letterale dell’art. 157 del codice penale.

La norma stabilisce chiaramente che per calcolare il tempo necessario a prescrivere un reato si deve tener conto delle circostanze aggravanti ad effetto speciale. La recidiva, quando comporta un aumento di pena superiore a un terzo, rientra in questa categoria.

Il punto cruciale della decisione risiede nella netta separazione tra due istituti diversi:

1. Il bilanciamento delle circostanze (art. 69 c.p.): Questo meccanismo serve al giudice per determinare la giusta pena da infliggere al condannato, soppesando gli elementi a favore e a sfavore.
2. Il calcolo della prescrizione (art. 157 c.p.): Questo serve a stabilire un limite temporale all’esercizio della pretesa punitiva dello Stato e si basa su criteri oggettivi stabiliti dalla legge.

La Cassazione ha spiegato che l’art. 157, ai commi 2 e 3, esclude esplicitamente che il giudizio di bilanciamento possa influire sul computo della prescrizione. Pertanto, anche se una circostanza aggravante come la recidiva viene ritenuta subvalente o equivalente alle attenuanti ai fini della pena, essa viene comunque considerata ‘applicata’ ai fini dell’allungamento dei termini di prescrizione. In altre parole, la sua esistenza giuridica è sufficiente per produrre l’effetto previsto dalla legge sulla prescrizione, a prescindere dal suo impatto sulla sanzione finale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. La decisione chiarisce che la strategia difensiva di ottenere un giudizio di equivalenza o prevalenza delle attenuanti sulla recidiva non può essere utilizzata per ‘accorciare’ i tempi di prescrizione del reato.

Per gli operatori del diritto, questo significa che il calcolo della prescrizione deve essere effettuato in modo oggettivo, tenendo conto di tutte le aggravanti ad effetto speciale contestate, senza farsi influenzare dall’esito del bilanciamento delle circostanze. Per l’imputato, ciò comporta che la presenza di una recidiva qualificata rappresenta un ostacolo significativo all’estinzione del reato per il decorso del tempo, anche in presenza di elementi a suo favore che possano mitigare la pena.

Quando si calcola la prescrizione di un reato, la recidiva viene sempre considerata?
Sì, se la recidiva è una circostanza aggravante ad effetto speciale (cioè comporta un aumento di pena superiore a un terzo), essa viene sempre considerata ai fini del calcolo del termine di prescrizione, come stabilito dall’art. 157 del codice penale.

Il giudizio di equivalenza tra recidiva e attenuanti influisce sul calcolo della prescrizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudizio di bilanciamento tra circostanze aggravanti (come la recidiva) e attenuanti, previsto dall’art. 69 del codice penale, non ha alcun effetto sul calcolo del tempo necessario a prescrivere il reato.

Cosa significa che la recidiva è ‘applicata’ ai fini della prescrizione anche se neutralizzata nel bilanciamento?
Significa che, per la legge (art. 157 c.p.), la semplice contestazione e il riconoscimento della recidiva ad effetto speciale sono sufficienti per estendere il termine di prescrizione, indipendentemente dal fatto che, ai fini della determinazione della pena finale, il suo effetto sia stato annullato dalla presenza di circostanze attenuanti equivalenti o prevalenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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