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Recidiva e prescrizione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 8171/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che sosteneva l’avvenuta prescrizione del reato. La Corte ha chiarito che il calcolo della recidiva e prescrizione deve tenere conto della recidiva reiterata sia per il termine base sia per quello massimo, senza che ciò violi il principio del ‘ne bis in idem’.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: La Cassazione sul Doppio Effetto della Recidiva Reiterata

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: il rapporto tra recidiva e prescrizione. La decisione chiarisce come la recidiva reiterata, una circostanza aggravante che denota una particolare inclinazione a delinquere, influenzi il calcolo dei termini per l’estinzione del reato. La Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato, respingendo la tesi difensiva basata su un precedente isolato e confermando la legittimità del doppio impatto della recidiva sui termini prescrizionali.

I Fatti del Caso: Dal Tribunale alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Siena per un reato in materia di stupefacenti. La Corte d’Appello di Firenze, in parziale riforma, accogliendo il ricorso del pubblico ministero, aveva disposto anche l’espulsione dell’imputato dal territorio nazionale.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando un unico motivo: la violazione delle norme sulla prescrizione del reato (artt. 157 e 161 del codice penale). Secondo la difesa, il reato si sarebbe dovuto considerare estinto per il decorso del tempo, contestando il metodo di calcolo applicato dalla Corte d’Appello.

La Questione Giuridica: Il Ruolo della Recidiva nel Calcolo della Prescrizione

Il fulcro del ricorso si basava su un’interpretazione specifica della legge, supportata da una pronuncia giurisprudenziale non recente. La difesa sosteneva che la recidiva reiterata potesse essere considerata una sola volta nel calcolo della prescrizione: o per aumentare il termine base (ex art. 157 c.p.) o per estendere il termine massimo in presenza di atti interruttivi (ex art. 161 c.p.), ma non per entrambi. Applicarla a entrambi i calcoli, secondo il ricorrente, avrebbe comportato una violazione del principio del ‘ne bis in idem’ sostanziale, ovvero il divieto di essere puniti due volte per la stessa cosa.

La Decisione della Corte e le Motivazioni sul tema della recidiva e prescrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso ‘manifestamente infondato’, rigettando completamente la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno chiarito che l’orientamento giurisprudenziale citato dal ricorrente è da considerarsi ‘isolato’ e ‘ampiamente superato’ da successive e concordi pronunce.

Il Principio Consolidato della Giurisprudenza

La Corte ha ribadito il principio ormai consolidato secondo cui la recidiva reiterata, essendo una circostanza aggravante a effetto speciale, incide su entrambi i fronti del calcolo prescrizionale:
1. Aumenta il termine prescrizionale base, ai sensi dell’art. 157, comma secondo, del codice penale.
2. Aumenta il termine massimo, in presenza di atti interruttivi, ai sensi dell’art. 161, comma secondo, del codice penale.

Questo doppio effetto è pienamente legittimo e non crea alcuna duplicazione sanzionatoria a carico del reo.

L’Inapplicabilità del Principio ‘Ne Bis in Idem’ alla Prescrizione

I giudici hanno inoltre precisato che tale duplice valenza della recidiva non viola il principio del ‘ne bis in idem’ sostanziale, né l’articolo 4 del Protocollo n. 7 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). La motivazione è netta: l’istituto della prescrizione, che attiene al tempo necessario per perseguire un reato, non rientra nell’ambito di tutela del principio del ‘ne bis in idem’, il quale riguarda il divieto di un doppio processo o di una doppia condanna per il medesimo fatto storico.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un punto fermo in materia di recidiva e prescrizione. La decisione rafforza la certezza del diritto, confermando che la particolare pericolosità sociale di chi reitera i reati ha un impatto significativo e legittimo sui tempi necessari per l’estinzione del reato. Per gli operatori del diritto, ciò significa che nel calcolare i termini di prescrizione per un imputato con recidiva reiterata, è necessario applicare l’aumento sia al termine base sia a quello massimo, senza timore di incorrere in violazioni di principi superiori. La Corte, respingendo un’interpretazione minoritaria, ha chiuso la porta a possibili incertezze applicative, allineandosi alla giurisprudenza maggioritaria e stabile.

La recidiva reiterata come incide sul calcolo della prescrizione del reato?
Secondo la Corte di Cassazione, la recidiva reiterata, in quanto circostanza a effetto speciale, incide sia sul calcolo del termine prescrizionale minimo (base) secondo l’art. 157 c.p., sia, in presenza di atti interruttivi, su quello del termine massimo previsto dall’art. 161 c.p.

Considerare la recidiva reiterata sia per il termine base che per il termine massimo della prescrizione viola il principio del ‘ne bis in idem’?
No. La Corte ha stabilito che questa duplice valenza non comporta una violazione del principio del ‘ne bis in idem’ sostanziale, né dell’art. 4 del Protocollo n. 7 della CEDU, poiché l’istituto della prescrizione non rientra nell’ambito di tutela di tale principio.

Qual è l’esito di un ricorso per cassazione ritenuto ‘manifestamente infondato’?
Un ricorso dichiarato manifestamente infondato viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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