LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Recidiva e prescrizione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un Procuratore, confermando l’estinzione per prescrizione dei reati di truffa e ricettazione. La sentenza chiarisce due punti fondamentali: l’aggravante della recidiva deve essere specificamente contestata per ogni singolo reato e non si estende automaticamente agli altri. Inoltre, illustra il corretto meccanismo di calcolo del termine di prescrizione quando la recidiva qualificata si applica a reati con pene edittali basse, confermando la decisione del tribunale di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo

Con la recente sentenza n. 22830 del 2025, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema tecnico ma di grande rilevanza pratica: il rapporto tra la contestazione della recidiva e il calcolo della prescrizione. La decisione offre importanti chiarimenti su come questa aggravante debba essere contestata e su come incida sui termini di estinzione del reato, specialmente per i delitti con pene edittali non elevate. La Corte ha stabilito che la recidiva non può essere estesa implicitamente da un capo d’imputazione all’altro e ha delineato il corretto metodo di calcolo del tempo necessario a prescrivere.

I Fatti del Caso e la Decisione del Tribunale

Il caso trae origine da una sentenza del Tribunale di Brescia, che dichiarava il “non doversi procedere” nei confronti di un imputato per i reati di truffa e ricettazione. La ragione era l’avvenuta estinzione dei reati per prescrizione. I fatti contestati risalivano al gennaio 2015.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello proponeva ricorso per cassazione. Secondo il ricorrente, il Tribunale avrebbe errato nel calcolo della prescrizione perché non avrebbe tenuto adeguatamente conto di un’importante aggravante contestata all’imputato: la recidiva reiterata specifica infraquinquennale. A suo avviso, questa circostanza, essendo “a effetto speciale”, avrebbe dovuto prolungare i termini di prescrizione a tal punto da non essere ancora maturati al momento della sentenza.

L’Analisi della Cassazione sulla Contestazione della Recidiva

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. L’analisi della Corte si è concentrata su due aspetti distinti, uno per ciascun reato.

Per il Reato di Ricettazione: la Necessità di una Contestazione Specifica

Il primo punto affrontato riguarda il reato di ricettazione. Il Procuratore sosteneva che l’aggravante della recidiva fosse riferita a entrambi i delitti. Tuttavia, la Cassazione, esaminando gli atti, ha rilevato che la contestazione formale della recidiva era stata mossa solo in relazione al reato di truffa e non a quello di ricettazione.

Su questo punto, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la recidiva è una circostanza aggravante che, per essere applicata, deve essere oggetto di una precisa contestazione con riferimento al singolo reato. Non è possibile estenderla da un’imputazione all’altra, a meno che non sia contestata “in calce” a tutte le imputazioni, cosa che non era avvenuta nel caso di specie. Di conseguenza, il Tribunale aveva correttamente escluso la recidiva dal calcolo della prescrizione per il reato di ricettazione, il cui termine massimo (dieci anni) era già decorso.

Per il Reato di Truffa: il Corretto Calcolo della Prescrizione

Diversa era la situazione per il reato di truffa, per il quale la recidiva era stata effettivamente contestata e ritenuta dal Tribunale. Qui l’errore, secondo la Cassazione, risiedeva nel calcolo proposto dal Procuratore ricorrente.

La Corte ha spiegato che, per i delitti puniti con una pena massima inferiore a sei anni di reclusione (come la truffa, che ha una pena massima di tre anni), l’aumento dovuto a un’aggravante a effetto speciale come la recidiva qualificata si applica sulla pena massima prevista per il reato stesso, e non sul termine base di sei anni previsto in via generale dall’art. 157 cod. pen.

Le motivazioni della Corte chiariscono il calcolo corretto:
1. La pena massima per la truffa è di tre anni.
2. L’aumento per la recidiva reiterata specifica è di due terzi (art. 99, comma 4, cod. pen.).
3. La pena massima, aumentata per l’aggravante, diventa quindi di cinque anni (3 anni + 2 anni).
4. Poiché la legge stabilisce che la prescrizione non può comunque essere inferiore a sei anni (art. 157, comma 1, cod. pen.), questo è il termine base da considerare.
5. In presenza di atti interruttivi, questo termine di sei anni può essere aumentato fino a un massimo di due terzi, portando il tempo totale necessario a prescrivere a dieci anni.

Poiché il reato era stato commesso il 05/01/2015, il termine di prescrizione di dieci anni era maturato il 05/01/2025. La sentenza del Tribunale, emessa il 09/01/2025, è quindi intervenuta quando il reato era già estinto, rendendo la decisione del giudice di primo grado pienamente corretta.

Le conclusioni della Suprema Corte sono nette: il ricorso del Procuratore è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza. La sentenza ribadisce due principi fondamentali per gli operatori del diritto: la specificità della contestazione della recidiva per ogni singolo reato e la corretta applicazione delle regole di calcolo della prescrizione, che non possono essere derogate da interpretazioni estensive. Una lezione di rigore procedurale e sostanziale che conferma la necessità di un’attenta formulazione dei capi d’imputazione.

L’aggravante della recidiva contestata per un reato si applica automaticamente anche agli altri reati dello stesso procedimento?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che la recidiva è una circostanza aggravante che deve essere oggetto di una precisa e formale contestazione con puntuale riferimento a ogni singolo reato per cui si intende applicarla. Non può essere estesa implicitamente da un capo d’imputazione all’altro.

Come si calcola il tempo di prescrizione per un reato con pena massima inferiore a sei anni se è contestata una recidiva qualificata?
L’aumento di pena per la recidiva si calcola sulla pena massima prevista per il reato. Se il risultato è inferiore a sei anni, il termine di prescrizione base è comunque di sei anni, come stabilito dall’art. 157, comma 1, cod. pen. Questo termine può poi essere aumentato in presenza di atti interruttivi, fino al massimo previsto dalla legge (solitamente di un quarto o, in casi specifici come questo, di due terzi).

Cosa succede se la recidiva non viene contestata specificamente per un reato?
Se la recidiva non è formalmente contestata in relazione a uno specifico reato, il giudice non può tenerne conto ai fini dell’aumento della pena né del calcolo del termine di prescrizione per quel reato. Il calcolo della prescrizione procederà quindi secondo le regole ordinarie, senza l’allungamento dei termini previsto per l’aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati