Recidiva e Prescrizione: Come la Recidiva Qualificata Allunga i Tempi
L’interazione tra recidiva e prescrizione rappresenta uno dei nodi più complessi del diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito con fermezza un principio consolidato: la recidiva qualificata non è un mero dettaglio, ma un elemento che incide profondamente sul calcolo dei termini di prescrizione di un reato. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.
Il Caso in Esame: Un Ricorso per Prescrizione Respinto
Il caso trae origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Genova. L’imputato, condannato per il reato di truffa, sosteneva che il reato fosse ormai estinto per intervenuta prescrizione. L’unico motivo del suo ricorso si basava sulla presunta violazione di legge per la mancata declaratoria di estinzione del reato. La difesa, in sostanza, chiedeva alla Suprema Corte di ricalcolare i tempi, ritenendo che fossero decorsi i termini massimi previsti dalla legge.
La Decisione della Corte sulla recidiva e prescrizione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo manifestamente infondato. La decisione si fonda su un’interpretazione consolidata degli articoli 157 e 161 del codice penale, che regolano la prescrizione e i suoi atti interruttivi. Il punto centrale della questione è la natura della cosiddetta ‘recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale’.
Il Ruolo della Recidiva come Aggravante a Effetto Speciale
Secondo la giurisprudenza costante, questa forma di recidiva qualificata agisce come una circostanza aggravante ad effetto speciale. Ciò significa che la sua presenza ha un doppio, significativo impatto sul calcolo della prescrizione:
1. Aumento del termine base: Incide sul calcolo del termine di prescrizione iniziale, quello previsto dall’articolo 157, secondo comma, del codice penale.
2. Aumento della proroga: Determina l’entità della proroga del termine in presenza di atti interruttivi (come un decreto di citazione a giudizio), ai sensi dell’articolo 161, secondo comma, del codice penale.
In pratica, la presenza di una recidiva così grave allunga notevolmente i tempi necessari perché il reato si estingua.
Le Motivazioni: Il Principio di Tassatività e la Giurisprudenza Consolidata
La Corte ha motivato la sua decisione richiamando una precedente sentenza (n. 57755 del 2018), che aveva già chiarito questi aspetti. La Cassazione sottolinea che accogliere l’interpretazione proposta dal ricorrente significherebbe rimettere al giudice la facoltà di decidere, caso per caso, se e come la recidiva qualificata debba influenzare la prescrizione.
Una simile discrezionalità si porrebbe in netto contrasto con il principio costituzionale di tassatività. Tale principio esige che la legge penale sia chiara, precisa e prevedibile, senza lasciare spazio a interpretazioni arbitrarie che potrebbero minare la certezza del diritto. La legge, quindi, stabilisce in modo automatico le conseguenze della recidiva qualificata, e il giudice non può che prenderne atto.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia
L’ordinanza ribadisce un concetto fondamentale per chiunque si trovi ad affrontare un procedimento penale: il passato criminale ha un peso concreto e misurabile sul futuro processuale. La recidiva qualificata non è un’etichetta astratta, ma un fattore giuridico che estende la ‘vita’ del reato, allontanando la possibilità di un’estinzione per il semplice decorso del tempo. Per gli imputati con precedenti specifici e ravvicinati, le speranze di beneficiare della prescrizione si riducono drasticamente, poiché i termini per la celebrazione del processo si allungano in modo significativo. Questa pronuncia conferma la linea dura della giurisprudenza nel considerare la recidiva un indice di maggiore pericolosità sociale, meritevole di un trattamento sanzionatorio e processuale più severo.
Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato, in quanto le argomentazioni proposte erano in palese contrasto con il dato normativo e la consolidata giurisprudenza di legittimità in materia di prescrizione e recidiva.
In che modo la recidiva qualificata influenza la prescrizione del reato?
La recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, in quanto circostanza aggravante ad effetto speciale, incide sia sul computo del termine base di prescrizione (art. 157 c.p.) sia sull’entità della proroga di tale termine in presenza di atti interruttivi (art. 161 c.p.).
Quale principio costituzionale viene tutelato dalla decisione della Corte?
La decisione tutela il principio costituzionale di tassatività. La Corte ha chiarito che un’interpretazione diversa rimetterebbe al giudice una scelta discrezionale sulla rilevanza da attribuire alla recidiva caso per caso, contraddicendo il principio che impone alla legge penale di essere chiara e predeterminata.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 190 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 190 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 03/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ARENZANO il 13/07/1961
avverso la sentenza del 03/06/2024 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
I.
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOMECOGNOME
considerato che l’unico motivo di ricorso, che lamenta la violazione di legge per l’omessa declaratoria di intervenuta prescrizione del reato di truffa, è manifestamente infondato poiché prospetta enunciati ermeneutici in palese contrasto con il dato normativo e la consolidata giurisprudenza di legittimità secondo cui «la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, in quanto circostanza aggravante ad effetto speciale, incide sia sul computo del terminebase di prescrizione ai sensi dell’art. 157, comma secondo, cod. pen., sia sull’entità della proroga di suddetto termine in presenza di atti interruttivi, ai sensi dell’art 161, comma secondo, cod. pen. (in motivazione, la Corte ha chiarito che una diversa interpretazione rimetterebbe al giudice la scelta della rilevanza da attribuire alla recidiva qualificata caso per caso, contraddicendo il principio costituzionale di tassatività)» (Sez. 2, n. 57755 del 12/10/2018, COGNOME, Rv. 274721 – 01);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 3 dicembre 2024.