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Recidiva e prescrizione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 20808/2019, ha stabilito un principio fondamentale in materia di recidiva e prescrizione del reato. La Corte ha chiarito che la sola valorizzazione dei precedenti penali per negare le attenuanti generiche non comporta un automatico riconoscimento della recidiva. Di conseguenza, se non vi è un esplicito aumento di pena per la recidiva o un giudizio di bilanciamento con altre circostanze, questa non rileva ai fini del calcolo dei termini di prescrizione, i quali non subiranno l’allungamento previsto. Il caso riguardava due imputati per contrabbando i cui reati sono stati dichiarati estinti per intervenuta prescrizione.

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Pubblicato il 14 agosto 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione del Reato: le Sezioni Unite Fanno Chiarezza

La complessa relazione tra recidiva e prescrizione del reato è stata oggetto di un’importante pronuncia della Corte di Cassazione a Sezioni Unite. La sentenza n. 20808 del 2019 ha risolto un contrasto giurisprudenziale, stabilendo che la semplice valorizzazione dei precedenti penali per negare le attenuanti generiche non implica automaticamente il riconoscimento della recidiva ai fini dell’allungamento dei termini di prescrizione. Questa decisione ha profonde implicazioni pratiche per la difesa penale e per la corretta applicazione della legge.

I Fatti del Caso

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per reati legati alla detenzione e al trasporto di tabacco lavorato estero. Ad entrambi era stata contestata la circostanza aggravante della recidiva specifica, reiterata ed infraquinquennale. I giudici di merito, pur confermando le condanne, non avevano applicato l’aumento di pena previsto per la recidiva. Tuttavia, avevano negato la concessione delle attenuanti generiche proprio in ragione dei “plurimi, specifici e prossimi precedenti penali” degli imputati, ritenuti indice di una più elevata capacità criminale.

La difesa ricorreva in Cassazione, sostenendo che il reato si fosse estinto per prescrizione. L’argomento centrale era che, non avendo i giudici applicato l’aumento di pena per la recidiva, questa non poteva essere considerata “ritenuta” e, pertanto, non poteva produrre l’effetto di allungare i termini necessari a prescrivere il reato.

La Questione Giuridica: il calcolo della recidiva nella prescrizione del reato

Il cuore della questione sottoposta alle Sezioni Unite era se il riferimento ai precedenti penali, utilizzato dal giudice per motivare il diniego delle attenuanti generiche, potesse essere interpretato come un riconoscimento “implicito” della recidiva. Se così fosse stato, tale riconoscimento avrebbe avuto l’effetto di estendere il termine di prescrizione, rendendo la condanna legittima.

Si fronteggiavano due orientamenti:
1. Un primo orientamento sosteneva che, quando il giudice valorizza specificamente i precedenti penali per negare le attenuanti, sta di fatto riconoscendo la maggior pericolosità del reo, che è il fondamento della recidiva. Il mancato aumento di pena sarebbe quindi un mero errore materiale, ma la recidiva dovrebbe considerarsi riconosciuta a tutti gli effetti, compreso quello prescrizionale.
2. Un secondo orientamento, opposto, riteneva che la valutazione per le attenuanti generiche e quella per la recidiva operassero su piani diversi. La recidiva, per produrre i suoi gravi effetti, richiede un giudizio specifico e motivato che vada oltre la mera constatazione dei precedenti. L’assenza di un aumento di pena è, al contrario, un chiaro indice della volontà del giudice di non riconoscere l’aggravante.

La Decisione delle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha accolto il ricorso degli imputati, sposando il secondo orientamento e annullando la sentenza di condanna perché i reati erano estinti per prescrizione. Ha formulato il seguente, importantissimo, principio di diritto:

> “La valorizzazione dei precedenti penali dell’imputato per la negazione delle attenuanti generiche non implica il riconoscimento della recidiva in assenza di aumento della pena a tale titolo o di giudizio di comparazione tra le circostanze concorrenti eterogenee; in tal caso la recidiva non rileva ai fini del calcolo dei termini di prescrizione del reato”.

Le Motivazioni della Corte

Le Sezioni Unite hanno svolto un’analisi approfondita e sistematica dell’istituto della recidiva. La Corte ha sottolineato che, a seguito delle riforme e degli interventi della Corte Costituzionale, la recidiva non è più uno ‘status’ automatico derivante dai precedenti penali, ma una circostanza aggravante che richiede un accertamento discrezionale da parte del giudice.

Il giudice deve verificare in concreto se la reiterazione del reato sia sintomo effettivo di una “più accentuata colpevolezza” e di una “maggiore pericolosità” dell’autore. Questo giudizio è complesso e deve basarsi su una pluralità di fattori (natura dei reati, distanza temporale, livello di offensività, ecc.), non sulla sola esistenza formale di precedenti.

La valutazione ai fini delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.) è diversa. I precedenti penali sono solo uno dei tanti parametri indicati dall’art. 133 c.p. che il giudice considera. Negare le attenuanti sulla base dei precedenti significa semplicemente ritenere che non sussistano elementi positivi tali da giustificare una mitigazione della pena. Questo giudizio è qualitativamente differente dall’accertamento positivo e motivato richiesto per affermare la recidiva.

Di conseguenza, attribuire al diniego delle attenuanti il valore di un riconoscimento implicito della recidiva sarebbe un’operazione non fondata, che finirebbe per attribuire al giudice una volontà che non ha espresso. Il mancato aumento di pena non è un errore, ma la prova che la recidiva non è stata ritenuta sussistente.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha un impatto notevole. Anzitutto, rafforza le garanzie per l’imputato, richiedendo che una circostanza così afflittiva come la recidiva sia oggetto di un accertamento esplicito e rigorosamente motivato. Non sono ammesse scorciatoie o riconoscimenti impliciti.

In secondo luogo, fornisce un criterio chiaro per il calcolo della prescrizione: se il dispositivo della sentenza non riporta un aumento di pena per la recidiva, e non vi è un giudizio di equivalenza o prevalenza su altre circostanze, la recidiva si considera non riconosciuta. Pertanto, i termini di prescrizione non si allungano.

Per gli avvocati, ciò significa dover verificare con attenzione non solo le contestazioni, ma anche il modo in cui il giudice ha concretamente trattato la recidiva nella determinazione della pena. Un mancato aumento di pena può diventare un’arma decisiva per far valere l’estinzione del reato per prescrizione in sede di impugnazione.

La valorizzazione dei precedenti penali per negare le attenuanti generiche implica il riconoscimento della recidiva ai fini della prescrizione?
No. Le Sezioni Unite hanno stabilito che tale valorizzazione non implica il riconoscimento della recidiva se non vi è un aumento di pena a tale titolo o un giudizio di comparazione. In tal caso, la recidiva non rileva per allungare i termini di prescrizione del reato.

Qual è la differenza tra il giudizio sulla recidiva e quello sulle attenuanti generiche?
Il giudizio sulla recidiva richiede un accertamento specifico e motivato sulla maggiore colpevolezza e pericolosità sociale del reo, non basta la mera esistenza di precedenti. Il giudizio sulle attenuanti generiche, invece, è una valutazione più ampia in cui i precedenti sono solo uno dei tanti elementi considerati per decidere se mitigare la pena, e il loro richiamo per negare le attenuanti non equivale all’accertamento richiesto per la recidiva.

Cosa succede se il giudice non applica l’aumento di pena per la recidiva contestata?
Secondo la sentenza, il mancato aumento di pena non è un mero errore, ma un indice decisivo del fatto che la circostanza aggravante della recidiva non è stata riconosciuta dal giudice. Di conseguenza, la recidiva non può produrre i suoi effetti, incluso l’allungamento dei termini di prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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