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Recidiva e prescrizione: il doppio calcolo è legittimo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5805/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che contestava il calcolo della prescrizione. Il ricorrente sosteneva che la sua condizione di recidivo qualificato fosse stata erroneamente conteggiata due volte. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui la recidiva qualificata, essendo una circostanza aggravante a effetto speciale, influenza sia il termine ordinario di prescrizione sia la sua proroga massima in caso di atti interruttivi. Questa duplice valenza non viola il principio del ‘ne bis in idem’. Di conseguenza, il calcolo effettuato dalla corte territoriale è stato ritenuto corretto e il ricorso respinto.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Prescrizione: la Cassazione Conferma il Doppio Impatto sul Calcolo

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale che intreccia due istituti fondamentali del diritto penale: la recidiva e prescrizione. La Suprema Corte ha confermato la legittimità del calcolo che tiene conto della recidiva qualificata sia per la determinazione del termine ordinario di prescrizione, sia per la fissazione del termine massimo. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso nasce dal ricorso di un imputato, condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011. La condanna, divenuta oggetto di ricorso per cassazione, era di un anno e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali. Il fulcro del ricorso non riguardava la colpevolezza, ma un aspetto tecnico-giuridico di grande rilevanza: il calcolo del tempo necessario a prescrivere il reato.

Il Ricorso in Cassazione: il Calcolo della Recidiva e Prescrizione

Il difensore dell’imputato ha sollevato una questione basata sull’art. 606, comma 1, lett. b) del codice di procedura penale, lamentando un’erronea applicazione della legge penale. Nello specifico, si contestava il modo in cui la Corte d’Appello aveva calcolato i termini di prescrizione.

Secondo la tesi difensiva, la corte territoriale avrebbe errato nel considerare la recidiva qualificata (reiterata, specifica e infraquinquennale) due volte:
1. Una prima volta per determinare il termine di prescrizione ordinario, ai sensi dell’art. 157, comma 2, c.p.
2. Una seconda volta per fissare il termine massimo di prescrizione in presenza di atti interruttivi, come previsto dall’art. 161, comma 2, c.p.

Questa duplice valutazione, secondo il ricorrente, avrebbe illegittimamente aggravato la sua posizione, portando a un allungamento ingiustificato dei tempi necessari per l’estinzione del reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo la questione infondata e basata su un’errata interpretazione della normativa. I giudici hanno richiamato un principio di diritto ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità.

Il punto centrale della motivazione risiede nella natura della recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale. Questa non è una semplice aggravante, ma una ‘circostanza aggravante ad effetto speciale’, il che significa che comporta un aumento di pena superiore a un terzo. In virtù di questa sua particolare natura, la legge le assegna un doppio impatto sul decorso della prescrizione:

* Sul termine ordinario: L’art. 157, secondo comma, c.p. stabilisce che per determinare il tempo necessario a prescrivere si deve tener conto degli aumenti di pena previsti per le circostanze aggravanti ad effetto speciale.
* Sul termine massimo: L’art. 161, secondo comma, c.p. prevede che, in presenza di atti interruttivi, l’aumento dei termini di prescrizione non può superare certi limiti, ma fa eccezione proprio per i casi di recidiva qualificata, per i quali è previsto un aumento maggiore.

La Cassazione ha chiarito che questa duplice incidenza non viola il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto). Citando anche la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza Zolotoukhine c. Russia), i giudici hanno specificato che l’istituto della prescrizione non rientra nell’ambito di tutela di tale principio, che riguarda il merito dell’accusa penale e non le regole procedurali sulla sua estinzione.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un punto fermo nel rapporto tra recidiva e prescrizione. La qualifica di recidivo reiterato e specifico ha conseguenze significative e cumulative sui tempi di estinzione del reato. Per gli operatori del diritto, questa decisione conferma la necessità di un’attenta valutazione della recidiva contestata fin dalle prime fasi del procedimento, poiché le sue implicazioni si estendono ben oltre la mera commisurazione della pena. Per l’imputato, la pronuncia sottolinea come una storia criminale pregressa possa incidere in modo determinante sulla possibilità di beneficiare dell’estinzione del reato per il decorso del tempo.

Come incide la recidiva qualificata sul calcolo della prescrizione?
Secondo la Corte di Cassazione, la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale, essendo una circostanza aggravante ad effetto speciale, incide due volte: sia sul calcolo del termine ordinario di prescrizione (aumentandolo), sia sull’entità della proroga del termine massimo in presenza di atti interruttivi.

Il doppio computo della recidiva ai fini della prescrizione viola il principio del ‘ne bis in idem’?
No. La Corte ha stabilito che questa duplice valenza non viola il principio del ‘ne bis in idem’, in quanto l’istituto della prescrizione non rientra nell’ambito di applicazione di tale principio, che attiene al divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto.

Qual è stato l’esito finale del ricorso analizzato nell’ordinanza?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la Corte ha confermato la decisione della Corte d’Appello e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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